A proposito del mistero della Santissima Trinità mi viene una domanda che vi pongo: quando Dio ha creato il mondo Gesù, non ancora fatto Uomo, era comunque presente? Spero di essere chiara. Grazie.
Maria Borriero
Risponde don Angelo Pellegrini, docente di Teologia sistematica alla facoltà Teologica dell’Italia Centrale
Tecnicamente non possiamo dire che Gesù fosse presente al momento della creazione; è, invece, corretto affermare che il Verbo eterno, il Figlio di Dio e lo Spirito Santo fossero presenti al momento della creazione. Addirittura, come lascia intendere il Vangelo di S. Giovanni (Gv 1,1-3), sul fondamento del libro della Genesi (Gn 1-2), essi hanno collaborato all’opera della creazione. Di Gesù possiamo parlare soltanto dal momento dell’annunzio dell’Angelo alla Vergine, in quanto egli non è solo il Verbo eterno, ma è il Verbo fatto uomo e fatto carne; il Credo di Costantinopoli tradotto in maniera più letterale direbbe: si è incarnato dallo Spirito Santo e da Maria la Vergine e si è fatto uomo. La differenza con il Figlio eterno di Dio è qui radicale: poiché Gesù è al contempo pienamente divino, ma altrettanto dobbiamo dire che è pienamente umano. Dall’incarnazione in poi e con la glorificazione del Signore risorto l’umanità glorificata di Gesù è assunta totalmente nella gloria trinitaria.
Sarebbero molte le piste di approfondimento di quanto soggiacente alla nostra domanda. Mi limito a seguirne una che ritengo più direttamente pertinente. Dovremmo concepire la creazione alla stregua di teologi illustri come S. Tommaso d’Aquino e S. Bonaventura da Bagnoregio, i quali elaborarono un pensiero teologico sulla creazione che evidenziasse nella realizzazione di tale opera la collaborazione dell’intera Trinità: Alessandro di Hales (che la attribuisce a S. Bernardo) e S. Tommaso arrivarono a concepire l’idea di una Trinitas creatrix/creans, analogamente S. Bonaventura argomentò in merito ad una Trinitas fabricatrix. Questi teologi avevano alle loro spalle il grande pensiero dei Padri della Chiesa. Con queste due famiglie di espressioni variamente articolate, essi volevano farci capire che l’intero creato vede all’opera la Trinità quale sua causa: perciò il Verbo, sapienza divina, deve essere considerato un soggetto altamente collaborante a tale opera (Gv 1,3: senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste) e, al contempo, lo Spirito, potenza vivificante di Dio doveva essere còlto come quel principio vitale capace di animare ciò che altrimenti sarebbe restato una inerte statua d’argilla (Gn 2,7). In tal modo la Trinità intera può essere detta creatrice o anche costruttrice. In tempi molto più recenti Alexandre Ganoczy ha ripreso il concetto sintentizzandolo poi dell’efficacissimo titolo della sua opera: Il creatore trinitario (letteralmente in tedesco dreieinige, cioè «Tri-uno»).
Riguardo al Verbo, dunque, possiamo confermare che, come Parola efficace, produttiva di Dio (tecnicamente la definiremmo «performativa»: cfr. ad es. Gn 1,3: Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu) egli ha collaborato concretamente all’opera della creazione lasciando, ad esempio secondo il pensiero patristico ripreso da San Bonaventura un’impronta concreta nel creato al punto che questo avrebbe trovato la sua pienezza e la sua maturità solo al momento dell’incarnazione (B. Giovanni Duns Scoto). Ma è soltanto da quel momento in poi che entra in scena Gesù, concreto salvatore e redentore, proprio perché Dio/uomo (tecnicamente potremmo anche dirlo «teandrico») che ci ha consegnato all’opera santificante e glorificante del suo Spirito, perché la sua Pasqua possa diventare via alla nostra risurrezione. Seguire il Risorto è allora imparare dallo Spirito a camminare sulla strada della risurrezione da subito, come – a mio avvisò – intuì perfettamente in quattro versi dedicati a Gesù Risorto la grande poetessa mugellana Margherita Guidacci:
Affranti dalle nostre vie di morte
a Te giungiamo, nostro Salvatore.
Tu che morendo hai distrutto la morte,
insegnaci la Tua resurrezione.