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Alfie, il giudice, l’insulto e la “grazia”

Alfie Evans protesto pais
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Giovanni Marcotullio - Aleteia Italia - pubblicato il 24/04/18
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Si tiene in questo momento la sentenza che pare destinata a dire la parola fine (forse) sulla surreale vicenda del piccolo disabile inglese (e italiano) reo soprattutto di essere molto amato dai suoi genitori. Il giudice ha dato mostra di una tempra da manuale lombrosiano, e pare che reciti una parte con l’Ospedale per continuare a far soffrire questa giovane famiglia pur lavandosene – finalmente – le mani.dal nostro inviato a Liverpool

È difficile dire una parola misurata e saggia su quello che pare essere stato il verdetto (l’ennesimo) del giudice Hayden, pronunciato in un’interminabile udienza tenuta a porte chiuse mentre il folto popolo di Alfie si struggeva e lo stesso piccolo guerriero si logorava qui in ospedale senza le carezze dei genitori.

A parte che si dovrebbe aprire una considerazione sull’ordinamento giuridico che permetta a un medesimo giudice di pronunciarsi così tante volte su medesimo caso (così contestato!): che le sentenze vengano emesse a porte chiuse, a questo punto, è  perfino marginale, a confronto dell’autoreferenzialità autocratica di questo sistema. È da stato di polizia, non da stato di diritto. Farebbero bene a riflettervi, i sudditi di Sua Maestà, come pure i molti che alla leggera sognano di trovare l’America qui (l’America, fra l’altro, fu fatta proprio da quelli che fuggivano da qui – ci sarà un motivo).

In realtà non si sa ancora molto, sulla sentenza: sono corse alcune indiscrezioni, e qualcuno ha anche approfittato del silenzio per fare il pieno di clic su attività collaterale. Pazienza, sembra che la dittatura dello share ci faccia ripagare la relativa gratuità dell’informazione con questo stillicidio di piccoli inganni.

C’è di peggio. Ad esempio è peggio il trattamento riservato a Thomas Evans e a Kate James da questo figuro sinistro, triste e maligno come un uomo incallito in molti vizi. Poiché non disponiamo del testo della sentenza, dicevamo, ricostruiamo alcune parole della stessa dai tweet di Josh Halliday, corrispondente del Guardian per il North-England. Era a Manchester e ha prodotto un live tweeting da cui apprendiamo:

C’era un bizzarro livello di sicurezza all’udienza per Alfie Evans. Stampa e pubblico perquisiti alle porte dell’aula, come già all’ingresso dell’edificio. Cinque guardie di sicurezza alla porta. Sei ufficiali di polizia nei pressi. Telefoni requisiti a chiunque non fosse in possesso di un press pass.

Poi

L’avvocato dei genitori Evans ha chiesto al giudice di rimuovere l’ordinanza che impedisce che il bimbo sia prelevato dall’Alder Hey: «È semplicemente una dimostrazione di umanità e di buonsenso».

In tutta risposta

Mr. Justice Hayden ha ripetutamente schernito Paul Diamond, l’avvocato dei genitori di Alfie, per il linguaggio enfatico che il giudice definisce “ridicolo nonsenso emotivo”.

Non pago di ciò,

Il giudice è intervenuto dopo che Diamond ha detto che la corrente situazione legale è «contraria alle norme civili». Il giudice dice di «non volere che la corte sia utilizzata come vetrina per banalità e chiacchiericcio, ma per una presentazione corretta» a nome della famiglia di Alfie.

A quel punto

L’avvocato dell’Alder Hey ha detto che i dottori avrebbero detto ai genitori di Alfie, ieri pomeriggio, che sarebbe potuto sopravvivere minuti, ore o anche giorni dopo la rimozione del supporto di ventilazione.

Chissà se glie l’hanno detto davvero… Di sicuro se Thomas Evans non avesse alzato la voce per impedire la somministrazione del Fentalyn il piccolo Alfie sarebbe stato ucciso per overdose di narcotici. «L’eutanasia – avvisò il prudente ventunenne – è illegale in questo Paese».

E chissà perché allora, sic stantibus rebus, stamattina Mr. Justice si sarebbe affrettato a far rimuovere dalla rete le dichiarazioni di Tom alla stampa, nelle quali il giovane confidava di aver parlato a cuore aperto con i dottori, e che questi avrebbero ammesso che lui «aveva ragione: aveva sempre avuto ragione». Misteri.

Un punto di novità sembrò esserci quando

[…] Il Giudice sembra aver escluso di permettere il trasferimento di Alfie a Roma o Monaco per essere trattato, ma chiede all’Alder Hey di considerare la possibilità di permettere ai genitori di portarlo a casa.

Questo è probabilmente il cuore della sentenza (se si può dire che una cosa simile abbia un cuore), ma

Ci sono state anche critiche da Alder Hey e dal Giudice ad alcune persone attorno ai genitori di Alfie, ritenute responsabili di alimentare false speranze. «È “profondamente deprimente”, per usare un eufemismo». Il giudice ha definito uno [di costoro] «un giovanotto fanatico e illuso».

Frattanto l’ospedale pensava al da farsi, e così

Un medico dell’Alder Hey, parte del team che ha “trattato” [virgolette d.R.] Alfie stanotte comunica alla Corte che al più presto potrebbero rimandarlo a casa tra 3-5 giorni, ma che l’“ostilità” ai medici rende la cosa attualmente impossibile.

Il tizio si sarebbe spiegato meglio:

Il medico dell’Alder Hey parla alla Corte di “autentica paura”, tra i colleghi medici, in quell’atmosfera ostile. Afferma che sia «da spezzare il cuore che stiamo ancora a doverci giustificare di volere il meglio per la famiglia di Alfie».

Insomma, possiamo tirare qualche linea di sintesi:

  • Il giudice avverte la pressione politico-diplomatica internazionale e schiuma rabbia, ma al contempo vuole uscirne (possibilmente pulito): quindi insulta e sbeffeggia i due ragazzi, rei di avere un figlio disabile e di amarlo;
  • L’ospedale spera di poter reggere la parte al giudice ma di riuscire a trattenere il bambino in ospedale giusto il tempo necessario per farlo morire: so da fonte certa che a pulire il catarro del bambino erano gli stessi genitori, e che dovevano farlo mentre gli infermieri erano voltati.

Scrivo e dietro di me gli zii e i nonni di Alfie cercano di ammazzare l’ansia tenendosi compagnia e sforzandosi di sorridere. È gente semplice e buona. Troppo per piacere a Mr. Justice.

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