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Che sarà di Vincent Lambert? La moglie lo vuole morto, i genitori sono abbandonati dallo Stato, 70 medici lo difendono. Oggi la sentenza

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La Croce - Quotidiano - Davide Vairani - pubblicato il 20/04/18
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Un caso a metà tra Eluana Englaro e Therry Schiavo: la vita normale, l’incidente, lo stato iporelazionale. Stavolta però la volontà di vivere è estremamente manifesta. La madre ha scritto a Macron, al suo appello è seguito quello di 70 medici. Ieri un ricorso, oggi la sentenza.

Due ore e trenta minuti. L’ennesima udienza per l’affaire Vincent Lambert – fissata ieri presso il tribunale amministrativo di Châlons en Champagne – si è consumata rapidamente. Le parti hanno esposto le proprie tesi, il giudice ha ascoltato ed entro la fine di questa giornata (venerdì 20 aprile 2018) molto probabilmente si esprimerà. Fine delle trasmissioni.

Triste. Fuori dall’aula di tribunale non ci sono manifestanti e neppure dentro. In un anonimo salone in tutto forse dieci o quindici persone in tutto. Non ci sono giornalisti. I media francesi non lanciano dirette web, non leggi alcun lancio di agenzia. Il silenzio. Un solo giornale, l’“Union”, un quotidiano locale, passa una stringata rassegna di tweet dell’unico giornalista che dal social network invia brevi cinguettii di cronaca dell’udienza e accende la telecamera per filmare quanto avviene: G. Amir-Tahmasseb (@AmirTahmasseb).

Triste vedere in quel perimetro sedersi da un lato Viviane e Pierre Lambert – i genitori di Vincent – vicino ai loro tre avvocati e nell’angolo opposto Rachel, la moglie di Vincent, con il suo avvocato. Evitano accuratamente di sfiorarsi e di incrociare anche per sbaglio i loro sguardi. Vincent ovviamente non c’è, ma è forse la presenza che più si respira: una presenza che provoca e che urta. Basta guardare i visi tirati di tutti i familiari del giovane 42enne ex infermiere in stato di semi-coscienza a causa dei postumi di un incidente stradale nel lontano 2008. Dieci anni di incomprensioni, di lotte e di battaglie legali per decidere se Vincent debba morire oppure vivere. Il resto è solo misera e triste cronaca di una mattina che si consuma in schermaglie, accuse, attacchi.

processo Vincent Lambert 19 aprile

L’udienza inizia puntuale: ore 09:30. Per primi gli avvocati richiedenti. Gli interventi dei tre avvocati di Vivianne e Pierre Lambert durano quasi due ore. La linea è chiara. Il primo accusa l’ospedale di Reims – dove Vincent è ricoverato – di «violare il diritto fondamentale di tutela del miglior interesse delle persone adulte in situazioni protette» che non possono esprimere la propria volontà. La decisione del 09 aprile 2018 presa dalla quinta riunione collegiale dell’ospedale di Reims di sospendere i trattamenti a Vincent non è stata presa nel suo vero interesse. Per sostenere questa tesi, l’avvocato mette anzitutto in discussione la neutralità di Rachel Lambert, sua moglie e tutore, nonché la competenza del dott. Sanchez, primario del dipartimento dell’ospedale di Reims, nel valutare sul piano medico la condizione di Vincent. Rachel è l’unica persona autorizzata legalmente ad esprimere e proporre soluzioni per Vincent.

Da sempre si è schierata a favore della sospensione a Vincent dell’alimentazione e dell’idratazione, non può essere imparziale, non può quindi essere in grado di prendere la decisione giusta per il bene di suo marito.

Il secondo avvocato prosegue lungo la linea tracciata dal proprio collega. Deve dimostrare che il primario dell’ospedale di Reims non è nelle condizioni di esprimere un giudizio clinico adeguato. «Ci sono 24 specialisti del settore pronti a prendersi cura di Vincent Lambert», attacca. E aggiunge

Questa è la prima volta che un ospedale sta cercando in tutti i modi di provocare la morte di un proprio paziente e si rifiuta di accettare elementi medici e valutazioni portati da altri esperti.

I video prodotti e consegnati al giudice durante l’udienza provano che Vincent può deglutire,

ma l’ospedale e il dott. Sanchez si rifiutano di prenderli in considerazione. […] Tutti gli specialisti – aggiunge – constatano che Vincent ha fatto enormi progressi in questi anni [e che] non si trova in una condizione di stato vegetativo, ma di coscienza minimale. […] Le menzogne e la scandalosa manipolazione della realtà da parte del Dr. Sanchez – conclude l’esposizione – hanno impedito di vedere il fatto che Vincent non è un corpo che soffre, ma un uomo sereno.

Per questi motivi, Vincent Lambert non è tutelato nei suoi diritti e libertà fondamentali.

È il turno del terzo avvocato di Viviane e Pierre Lambert.

Vincent Lambert non ha niente a che fare con una unità di cure palliative. Vincent non è in una situazione di “fine vita”. […] Chiediamo pertanto che venga trasferito in una struttura specializzata in grado di prendersi cura davvero di una persona che ha bisogno di un piano di recupero delle autonomie di vita, [oppure che venga almeno] allontanato dalla diretta gestione del Dr. Sanchez: [magari] scendendo di due piani al reparto di fisiologia e riabilitazione. Chiedo, Vostro Onore, di restituire Vincent a coloro che sanno come prendersene cura, non a un reparto di geriatria. Se così avverrà, non esisterà più un “caso” Vincent Lambert.

Dopo due ore di audizione, il resto si consuma in poche decine di minuti. Prima il turno dell’avvocato dell’ospedale universitario di Reims, Demarais. Denuncia «una strumentalizzazione della giustizia, della legge e dell’opinione pubblica» da parte dei genitori di Vincent Lambert e dei loro avvocati. Ricorda le pressioni subite dall’ospedale e dai medici (addirittura denunce penali). Pochi minuti. Arriva il turno dell’avvocato di Rachel Lambert, verso mezzogiorno. Denuncia la pressione indebita che i genitori di Vincent stanno conducendo da anni:

Vincent Lambert è tenuto in ostaggio. Volete capire che è in stato vegetativo da dieci anni e che da almeno cinque di questi assistiamo ad una irragionevole ostinazione a tenerlo in vita?

Arriva di corsa l’avvocato di François Lambert, il nipote, da sempre vicino alla moglie Rachel. Quattro minuti d’orologio di intervento. «Quando è presente la passione, solo il Diritto può troncare la cosa». In questa situazione, «si cerca di sviare il dibattito giuridico». Il punto è uno e uno solo: sapere se la decisione del Dr. Sanchez rispetti o meno la legge Lionetti (la legge francese in materia di “fine vita”). «E qui si dà il caso. La decisione è motivata, rispetta la giurisprudenza». Fine dell’udienza.

Viene voglia di uscire. E andare via, lontano. Lontano dalle aule giudiziarie chiamate a decidere la sorte terrena di una persona che non può parlare e né scrivere. Lontano. Forse lo vorresti anche tu Vincent: andare lontano e finalmente in pace. Alzarti ed andare. Uscire da quell’ospedale. Ricominciare a vivere.



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