Condivide col pubblico la sua storia personale per far conoscere questo disturbo molto presente e poco conosciuto, la cui cura spesso è delegata alle sole risorse familiari
«Ho vissuto, e vivo, la condizione di genitore di un bimbo autistico» lo ha dichiarato Stefano Belisari che quasi nessuno conosce con questo nome, ma che tutti riconosciamo come Elio, il frontman della storica band Elio e le storie tese. Il personaggio pubblico Elio, così divertente, eclettico ed esuberante nelle performance canore sembra su un altro pianeta rispetto alla vita vera della persona Stefano. Probabilmente il pudore è una sua virtù, lo si presagiva a dire il vero.
Perché nonostante la demenzialità allegra di certi tormentoni, nonostante i camuffamenti sanremesi così strambi, Elio è sempre stato accompagnato da un sorriso amaro, da una serietà non del tutto taciuta e una sensibilità evidente. Da giudice di X Factor ha mostrato in modo più evidente questo suo animo attento e profondo, manifestando una sensibilità umana nei confronti dei suoi concorrenti mirata a qualcosa di più complessivo della visione «commerciale».
Lo scorso 5 aprile Elio ha ceduto la parola a se stesso, a papà Stefano: è intervenuto alla Fondazione Sacra famiglia di Varese in occasione della giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo. Ha condiviso la sua storia familiare con la sintesi azzeccata di chi vuole lanciare un messaggio e non fare gossip:
«Ricordo quando cercavamo, io e mia moglie, qualcuno che ci dicesse se nostro figlio era autistico o no: avere una diagnosi è pressoché impossibile, ti viene fatta quasi sotto banco, ma in realtà si tratta di un passaggio fondamentale, perché la diagnosi precoce va fatta. […] Voglio dire chiaramente che su questo tema siamo all’età della pietra, specialmente sotto il profilo della percezione». (da Corriere.it)
Il professor Lucio Moderato, che affiancava il cantante nella tavola rotonda, ha chiarito la situazione attuale con questi dati: «Pensate che a metà degli anni Settanta l’incidenza dell’autismo era uno a 70 mila, oggi il rapporto ha tre zeri di meno: una persona ogni 70 è autistica, con diversi livelli di funzionamento intellettivo, diverse capacità e disabilità. Non dobbiamo curare, perché non è una malattia, ma prenderci cura attraverso interventi educativi e abilitativi».
Oltre alla discussione, lo scopo dell’evento è stato anche occasione per lanciare una petizione su change.org a cui ha aderito anche Enzo Iacchetti, che in un video parla del suo nipotino autistico; nella motivazione si legge: «Le persone con autismo, se diagnosticate precocemente e trattate con appropriati approcci terapeutici, possono migliorare sensibilmente le proprie capacità e abilità sociali nell’arco della vita. Purtroppo, anche nella avanzatissima e ricca Regione Lombardia, fiore all’occhiello del Servizio Sanitario, queste persone sono abbandonate totalmente alle famiglie, le quali devono affrontare con i propri mezzi le ingenti spese per i trattamenti privati, i viaggi della speranza, la mancanza di inclusione, l’assenza di prospettive per il futuro dei figli, il durante e dopo di loro».
A Varese esiste Blu Lab, un servizio dedicato ai disturbi dello spettro autistico, nato lo scorso anno. Il progetto prevede percorsi abilitativi ad alta, media e bassa intensità, con il coinvolgimento della famiglia, della scuola e del territorio, indispensabili risorse per la qualità di vita della persona con autismo e della famiglia. Da un’indagine svolta su questo servizio sono emersi dati più che confortanti: «su un campione di 48 utenti, l’89% ha incrementato le proprie competenze nelle aree cognitive (di base, lettura, scrittura, matematiche, deduttive), nell’area dell’autoaccudimento, nell’area della comunicazione e nell’area della socializzazione. Favorevole anche la valutazione delle famiglie: il 92% delle famiglie ha evidenziato che il percorso intrapreso ha giovato al benessere del figlio e il 77% afferma che il percorso ha avuto benefici anche sul benessere della famiglia». (da Vita.it)
Tutta questa concretezza positiva ha bisogno di un altoparlante che dia quel tocco di semiseria impertinenza per svegliarci. Perciò la battuta finale spetta a Elio: «Se oggi si raccolgono online 250 mila firme per salvare un cane, non possiamo fermarci a 25 mila per chiedere l’applicazione di una legge regionale sull’autismo che non lascerebbe più sole le 100 mila famiglie lombarde che ogni giorno devono affrontare questa difficoltà». (da Corriere.it)
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