Padre Peter Mussett porta il suo codino e il suo atteggiamento cool nelle strade di una delle città più secolari degli Stati UnitiLa città di Boulder, in Colorado (Stati Uniti), gode di uno splendido panorama naturale e di un clima temperato, ed è stata inserita tra le Dieci Città Più Felici dal CBS Moneywatch e nella Top 10 delle Città Più Sane in cui vivere dall’AARP.
Per le persone di fede e di sensibilità tradizionale, tuttavia, vivere a Boulder può essere una sfida. Nel 2013 Gallup l’ha ritenuta una delle aree metropolitane meno religiose, con appena il 17% dei residenti classificati com “molto religiosi”.
“Boulder è nota come una sorta di vacuum spirituale”, ha affermato Paul Spotts, fondatore del ministero Catholic Young Adult Sports, con base in Colorado. Cose come New Age, spiritualità buddiste, stregoneria e uso di droghe sembrano aver riempito il vuoto. “È molto aperta a qualsiasi cosa, ma è super-liberale”, ha dichiarato Spotts. “È aperta a tutto ciò che non sia conservatore. È un grande calderone”.
Nel campus dell’Università del Colorado a Boulder si tiene ogni anno il “420 Festival”, in cui i partecipanti si riuniscono il 20 aprile e iniziano a fumare marijuana alle 4.20 p.m. (le 16.20).
La città ha anche una delle cliniche del Paese specializzate in aborti tardivi, ha aggiunto Spotts.
Sembrerebbe quindi che un sacerdote cattolico che cerca di diffondere la fede non possa trovare grande spazio in una città del genere, e in un’epoca in cui sempre più persone non sono semplicemente interessate alla religione organizzata c’è un linguaggio comune con cui le persone di fede possono parlare a quelle radicalmente secolarizzate?
Padre Peter Mussett pensa di sì. Il parroco 40enne della parrocchia di San Tommaso d’Aquino di Boulder non si accontenta di accudire in silenzio il suo gregge e di pregare per quelli che potrebbero essere considerati “perduti”.
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Padre Peter, che si descrive come uno “spirito libero”, cerca semplicemente di essere “se stesso” per aprire le porte alle persone “diverse”. A Boulder è stato soprannominato “il prete hipster” per via dei suoi modi sciolti e del portare barba e codino. Ha talmente tanti hobby e interessi – dal judo a collezionare sale proveniente da tutto il mondo – che è destinato ad andare d’accordo con tutti.
Il territorio della sua parrocchia include l’Università del Colorado, e il sacerdote è coinvolto attivamente nel ministero del campus, lavorando a stretto contatto con la Fellowship of Catholic University Students (FOCUS).
“Non ha paura di essere se stesso e di avere hobby e interessi davvero unici, e fa sì che questo diventi un ponte per connettersi agli altri”, ha affermato Hilary Draftz, che supervisiona una serie di attività della FOCUS negli Stati Uniti occidentali e ha conosciuto padre Mussett quando era una studentessa a Boulder. “Si emoziona per tutto ciò per cui si emozionano gli altri, e adora condividere quello che lo appassiona, in primo luogo nostro Signore e la fede, ma anche tutti i suoi hobby”.
“Quando ero a Denver, aveva un amico che lo ha aiutato a modificare una jeep e la usava come fuoristrada il weekend o anche durante la settimana, ogni volta che poteva”, ha detto Spotts, che ha frequentato il seminario con Mussett.
Luke Hicks concorda sul fatto che quando padre Peter ha un hobby “ci si getta con tutto se stesso”. Hicks, originario di El Paso, ricorda quando è arrivato in parrocchia.
“La prima settimana è venuto da me dopo la Messa, mi ha dato una pacca sulla spalla e ha detto: ‘Ehi, vieni con me’. Ho detto ‘Okay’”, ha ricordato Hicks, che ora è un missionario FOCUS all’Università del Colorado. “Ho iniziato a camminare con lui, eravamo all’esterno e mi ha detto: ‘Lo senti?’. Gli ho risposto: ‘Cosa intende?’, e lui: ‘Il vento. Senti il vento?’ Ho detto di sì, e lui: ‘Faremo volare un po’ di aquiloni’. Mi ha portato al parco, aveva l’aquilone più bello che avessi mai visto e lo abbiamo fatto volare per un paio d’ore ed è stato fantastico. Non avevo mai fatto niente del genere. Gli aquiloni li costruisce lui stesso”.
Padre Mussett è tuttavia molto serio quando si parla di salvezza.
“Il mio desiderio più grande è conoscere, amare e servire Gesù Cristo in questa vita e nella prossima”, ha dichiarato in un’intervista.
Il suo aspetto e il suo comportamento sono spesso il mezzo per avviare una conversazione che spera porterà proprio a questo.
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Ovviamente non tutti i sacerdoti assegnati a un campo di missione come Boulder devono farsi crescere un codino. Tutti concordano nel dire che padre Peter non sta cercando di essere una persona che non è solo per adattarsi agli abitanti della città. È semplicemente se stesso.
“La cosa divertente è che quando ero in seminario tutti pensavano che fossi di Boulder per il mio spirito libero”, ha dichiarato. “Mi piacciono tante cose, e penso che la gente riconosca la libertà in me. E quando le persone pensano a Boulder pensano alla libertà”.
Interpellato su un articolo recente che lo ha soprannominato “il prete hipster”, ha confessato: “Non mi importa se mi chiamano così, se è per la salvezza delle anime… È divertente”.
“In un certo senso, il modo in cui mi ritraggo è una cosa che voglio poter utilizzare di modo che chi forse non si sente a suo agio ad approcciare la Chiesa possa veder rimuovere un ostacolo perché assomiglio un po’ a qualcuno che conosce”.
Ciò che conta è quello che viene dopo l’incontro iniziale – come tratta le persone che conosce. Il sacerdote ha detto di essere stato fortemente influenzato da un filosofo del XX secolo, Dietrich von Hildebrand, di cui ha letto il libro L’Arte di Vivere su consiglio di suo fratello, professore di Etica.
“Il primo capitolo del libro si intitola ‘Reverenza’. Dietrich von Hildebrand definisce la reverenza come permettere uno stato per far sì che l’essere si riveli”, ha detto padre Mussett. “Io sono un artista. Mi piace disegnare, mi piace scolpire, amo fotografare. Ho anche studiato fotografia. Una delle cose che si imparano come fotografo è non vedere solo ciò che si vuole vedere, ma cosa c’è davvero. E ho imparato che nella mia anima c’era molta irriverenza nel modo in cui approcciavo il mondo”.
Quando era giovane, ha spiegato, pensava di dover essere in un modo particolare, che Dio dovesse essere in modo particolare e che la gente della sua vita dovesse fare lo stesso.
“E Dio ha fatto irruzione nella mia vita e mi ha quasi forzato la mano perché vedessi ciò che c’era davvero, non solo attraverso la mia formazione come fotografo, ma anche con la mia esperienza religiosa”.
Il sacerdote ha confessato di essere “felicissimo” quando riesce a “conoscere qualcuno nella verità di ciò che è. È il principio personalistico. Una persona non è mai semplicemente un mezzo per uno scopo, ma sempre uno scopo in sé. E allora essendo reverente nei confronti delle persone, permettendo all’essere di rivelarsi e non presumendo di sapere chi siano gli altri riesco a conoscere molte persone splendide”.
Josh Ivie può attestare l’efficacia di questo approccio. Quando era uno studente dell’Università del Colorado e pensava di diventare cattolico, padre Mussett era “incredibilmente diverso da quello che mi aspettavo”. Il tipo di persona e di sacerdote che era ha influenzato fortemente la decisione di Ivie e della moglie di entrare nell’RCIA, o Rito di Iniziazione Cristiana per Adulti, un programma di formazione per chi vuole diventare cattolico.
Ivie ricorda la prima volta che ha parlato con padre Mussett: “Ascoltava totalmente. Non stava preparando la prossima cosa da dire – era del tutto attento a quello che volevo dirgli. Passare da un mondo in cui ogni persona con cui interagisci vuole qualcosa da te a qualcuno che ascoltava completamente mi ha stupito”.
La Draftz ha la propria idea sull’approccio di padre Peter: “Devi amare le persone. Non puoi semplicemente entrare in quella cultura [di Boulder] e giudicarla e pensare al fatto che questi hippie amano solo l’ambiente e trascurano Dio”, ha affermato. “Se si assume un atteggiamento di giudizio non si raggiunge nessuno. Ma padre Peter ci riesce. È davvero un missionario nel senso che diventa uno di loro, e fa entrare la luce”.
Una volta stabilito un rapporto, tuttavia, come si fa a parlare di fede a chi non crede neanche a Dio? Il primo passo è non presumere di sapere cosa sta succedendo a una persona, insiste il sacerdote.
“La gente spesso dice ‘Sono spirituale ma non religioso’. In un certo senso bisogna abituarsi a non giudicare, alzare la bandiera rossa e dire: ‘Ecco un’altra stupidaggine’, ma permettere a una persona di essere davvero spirituale ma non religiosa. O non presumere che sia solo un modo per bloccare la conversazione. Ok, a volte è così; a volte le persone vogliono solo farla finita e smettere di chiacchierare. Ma molta gente dirà: ‘La mia cattedrale sono i boschi’. Una delle cose più difficili da fare è capire come permettere che sia un invito a intavolare una vera conversazione”.
A suo avviso, gli studenti coinvolti nella FOCUS e nel ministero di campus sono buoni esempi. Per via del rapporto che hanno intessuto, sono stati in grado di coinvolgere cinque atei in un ritiro tenuto di recente dalla parrocchia.
“Cinque persone che non credevano in Dio, che hanno un rapporto sufficientemente stretto con una persona e abbastanza interesse in quello che si stava muovendo nel loro cuore da essere disposti a offrire un intero weekend per partecipare a un ritiro con adorazione, confessione, Messa, interventi sulla necessità di Dio nella propria vita…”, si è meravigliato padre Peter. “Come si incontra qualcuno in modo tale da permettergli di essere se stesso senza doverlo far entrare in un progetto?”
È importante, ha aggiunto, avere la pazienza di permettere alle persone di essere quello che sono “ e allo stesso tempo avere il coraggio di condividere ciò che io sono realmente, e non cercando di offrire solo quello che penso risulterà loro attraente, ma condividere con loro la verità della mia vita… Penso davvero che sia fondamentale: non stiamo facendo proseliti, stiamo evangelizzando, che è la differenza tra pensare di poter offrire semplicemente una risposta a qualcuno nella sua vita e camminare con lui in quella vita, condividerla”.
Padre Mussett dice di sentirsi “davvero privilegiato” a trovarsi a Boulder “per portare la luce di Cristo ovunque Egli mi voglia condurre. Penso che Boulder, cosa piuttosto strana perché per molti versi è lontanissima dal Signora, sia un luogo in cui le persone possono accoglierlo al meglio”.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]