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Il catechismo ci aiuta a essere padri e madri migliori?

GROUP, PRAY, HANDS
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Fraternità San Carlo Borromeo - pubblicato il 05/04/18
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In Cile un gruppo di famiglie ha trovato un luogo in cui essere abbracciati ed educati a guardare il Bene da cui sgorga la vita veradi Diego Garcia (viceparroco della parrocchia Beato Pietro Bonilli a Santiago del Cile)

«Mi scusi, Padre, vedo che mio figlio è attirato da questo gruppo di ragazzi e non vede l’ora di venire tutti i sabati da voi. Sono contento che abbia deciso di frequentare la parrocchia, magari cambierà un po’ quel suo brutto carattere. A volte, guardo lui e anche tutti voi e mi chiedo: come sto educando mio figlio? Chi mi aiuta a guardare più a fondo ciò che accade in lui? Vorrei capire meglio qual è il mio posto come papà e che cosa mi chiede Dio. Possiamo vederci la settimana prossima?».

Sono le parole del padre di uno dei ragazzi che hanno fatto con noi il campeggio delle medie, una delle tante storie che accadono nella vita della parrocchia e della scuola in cui insegno a Santiago. Sono adulti che cercano un posto in cui poter abbracciare la fede, spesso ridotta ad un gesto rituale, quasi magico, senza legami con ciò che accade nella vita di tutti i giorni.

Da più di tre anni seguo la catechesi per adulti in parrocchia: un gruppetto di quindici persone, nato dal bisogno di proseguire un rapporto con la Chiesa per capire meglio come essere “padri” attraverso la fede. Ho proposto loro di leggere insieme il catechismo per approfondire ciò che la Chiesa insegna, come si può vivere alla luce della fede.

Ho incontrato un gruppo di mamme i cui bambini si preparano per la prima comunione. Mi hanno fatto un sacco di domande riguardo alla fede e alle indicazioni della Chiesa: ad esempio, non capivano perché una persona divorziata e risposata o che usa regolarmente metodi di contraccezione non potesse accedere alla comunione. Pensando alla bontà di Gesù, consideravano ingiusta la posizione di chi come noi amministra i sacramenti. Mentre parlavano, ho visto una ferita profonda nella loro vita, il bisogno di qualcosa di grande che potesse riempire il vuoto. Così, ho iniziato a raccontare la storia del peccato originale, della ferita e del profondo desiderio che abbiamo dentro. E mentre cercavo di spiegare, ho visto lacrime cadere dagli occhi di una di loro, come se non ci fosse più niente da difendere, come se la risposta fosse sentirsi guardata e abbracciata.

Molte delle famiglie che incontriamo sono cattoliche ma la loro conoscenza della fede è ambigua, non conoscono il significato dell’eucarestia o del battesimo. Hanno soltanto l’idea di qualcosa di sacro da rispettare. A volte mi chiedo che senso abbia proporre loro il catechismo. Poi però vedo che hanno un profondo bisogno di una verità, che possa aiutarli a guardare la vita non come una battaglia da affrontare ma come una sfida da scoprire insieme. Infatti, tanti hanno continuato a venire anche se i figli avevano fatto già la prima comunione. Li spinge il bisogno di qualcuno con cui confrontare le domande e i desideri. Chiedono di avere accanto una persona che li aiuti a rimettere gli occhi su un punto dal quale scaturisca la vita vera.

Anche per me, la bellezza di questa catechesi è l’opportunità di un rapporto personale, la possibilità di accompagnarli su un sentiero dove la vita di tutti i giorni è qualcosa più della vita.

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