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I consigli del Papa ai sacerdoti per una buona confessione

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/03/18
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Dalla mediazione alla delicatezza. Ogni prete dovrebbe avere delle attenzioni nei confronti della persona che vuole riconciliarsi con Dio

Ispirarsi a Papa Francesco per fare una buona confessione! Padre Diego Fares, pubblica in “Dieci cose che papa Francesco propone ai sacerdoti” (Fares, Ancora editrice), i consigli che Bergoglio consegna ad ogni sacerdote per un buona riconciliazione.

«Soltanto la misericordia incondizionata e instancabile del Padre permette di separare il grano dalla zizzania, senza far danno al primo. Questa misericordia è il criterio ultimo di discernimento. Il Papa rafforza questa positività assoluta della misericordia», premette Fares.



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Il decalogo

Bergoglio, innanzitutto, stila una sorta di decalogo per i preti. E cioè:

– accoglienti con tutti;

– testimoni della tenerezza paterna nonostante la gravità del peccato;

– solleciti nell’aiutare a riflettere sul male commesso;

– chiari nel presentare i principi morali;

– disponibili ad accompagnare i fedeli nel percorso pe- nitenziale,

– mantenendo il loro passo con pazienza;

– lungimiranti nel discernimento di ogni singolo caso;

– generosi nel dispensare il perdono di Dio.

– Come Gesù davanti alla donna adultera scelse di ri- manere in silenzio per salvarla dalla condanna a morte, così anche il sacerdote nel confessionale sia magnanimo di cuore,

– ricordando che ogni penitente lo richiama alla sua stessa condizione personale: peccatore, ma ministro di misericordia (MM 10).

Il “trattatello”

Con i suoi esempi di buon confessore, Francesco ci ha regalato un vero e proprio «trattatello sulla confessione»: modo di accogliere il peccatore, valutazione del suo pentimento, della materia della confessione e del proposito di emendarsi.



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1) Buon mediatore

Un bravo confessore è un buon mediatore è colui che facilita le cose e non pone impedimenti. La gente non si avvicina quando vede il suo pastore molto, molto occupato, sempre impegnato.

2) I gesti

È importante capire il linguaggio dei gesti; non chiedere cose che sono evidenti per i gesti. Se uno si avvicina al confessionale è perché è pentito, c’è già pentimento. E se si avvicina è perché ha il desiderio di cambiare.



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3) Delicatezza

I buoni confessori hanno delicatezza con i peccatori e basta mezza parola per capire tutto, come Gesù con l’emorroissa, e proprio in quel momento esce da loro la forza del perdono.

A volte la vergogna si nasconde più davanti al numero che davanti al peccato stesso. Ma per questo bisogna lasciarsi commuovere dinanzi alla situazione della gente, che a volte è un miscuglio di cose, di malattia, di peccato, di condizionamenti impossibili da superare

4) La penitenza

Ancora, i bravi confessori sanno fare in modo che il penitente senta la correzione facendo un piccolo passo avanti, come Gesù, che dava una penitenza che bastava, e sapeva apprezzare chi ritornava a ringraziare, chi poteva ancora migliorare.

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