Prima di venire in Europa e lavorare in strada per sdebitarsi dai loro aguzzini, sono costrette a partecipare a violenti riti di iniziazione: una sorta di maleficio che si toglierebbe dopo aver saldato il debito
Il grande ‘Oba’ (‘re’) Ewuare II dell’Edo State, in Nigeria, ha ufficialmente vietato i riti voodoo che vincolano le donne vittime della tratta a pagare il debito contratto con i trafficanti di esseri umani o con le madame che gestiscono il mercato delle ragazze sulle strade italiane (tra i 20 e i 40mila euro). Le ha liberate da un incubo (Avvenire, 23 marzo).
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L’editto del re
L’Oba (“re”) Ewuare II, è la massima autorità religiosa del popolo Edo (che vive in Nigeria e nella zona del delta del Niger), ha convocato il 9 marzo tutti i sacerdoti-stregoni della religione tradizionale juju. In una cerimonia solenne ha formulato un editto in cui revoca tutti i riti di giuramento che vincolano con maledizioni terribili le ragazze trafficate, obbligando i preti juju a non praticarne più.
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L’inganno
Le ragazze più povere cadono infatti nella rete dei trafficanti o delle madame con l’inganno: promettono loro un lavoro di babysitter o parrucchiera in Europa e si offrono di pagare il costoso viaggio verso l’Europa. Le ragazze sono spesso analfabete o con scarsa istruzione e non capiscono che la cifra è in euro e non in naira, la moneta locale, quindi pensano sia abbordabile.
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La cerimonia
Quando accettano vengono condotte davanti ad un sacerdote juju che celebra il rito, a pagamento. È una sorta di maleficio realizzato con tagli sulla pelle che vengono ricoperti di cenere e un sacchetto con capelli, peli, unghie e indumenti intimi della vittima, che sarà poi conservato dal prete. Il rito termina con l’uccisione di un gallo di cui le ragazze sono costrette a ingerire il cuore insieme ad una bevanda alcolica (Agensir, 23 marzo).
Il viaggio
Dopo il rito la maggioranza delle ragazze sono costrette a fare il viaggio attraverso il deserto, la Libia e il mare, con tutti i soprusi e violenze che ne derivano. Se riescono ad arrivare vive in Italia, anziché il lavoro promesso trovano la strada.
Una speranza per aumentare le denunce
«Questa cerimonia è un fatto di portata storica, che può avere implicazioni enormi. Potrebbe incrementare il numero di denunce contro i trafficanti ed aiutarle a liberarsi» spiega ad Agensir da Benin city Francesca De Massi, responsabile di una casa-rifugio della cooperativa Befree contro la tratta, la violenza e la discriminazione.
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De Massi era presente alla cerimonia convocata da Oba Ewuare II e descrive tutta l’emozione provata in quell’occasione. «Tutto si è svolto in un clima molto serio e solenne – racconta – L’Oba parlava in lingua benin. Ha revocato tutti i giuramenti posti in essere e ha detto ai preti juju che se lo rifaranno la punizione degli dei ricadrà contro di loro».