La serie Black Mirror, che dipinge il futuro da un punto di vista drammatico e nel quale le nuove tecnologie modificano radicalmente il quotidiano, potrebbe presto diventare una realtà. In Cina, le persone in possesso di un “voto sociale” troppo basso potrebbero non poter prendere l’aereo o il treno…
La tecnologia è al servizio della nostra felicità o la nostra felicità potrebbe essere sacrificata sull’altare del progresso tecnologico? Questa domanda, senza risposta, sta al cuore della serie britannica Black Mirror, una distopia, una fiction che descrive un mondo utopico sinistro, che immagina un futuro in cui le nuove tecnologie e il digitale hanno stravolto il nostro quotidiano. Classificata nella categoria “science-fiction e fantasy”, la serie diffusa da Netflix interpella lo spettatore sul mondo di oggi e sulla maniera con cui potrebbe (molto) rapidamente scivolare verso gli scenari descritti.
L’attualità sembra in effetti confermare: il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato che a partire dal 1mo maggio 2018, la Cina comincerà a utilizzare un Social Credit System (SCS). I cittadini che disporranno di un punteggio troppo debole non potranno accedere a treni e aerei.
La misura concerne in particolare le persone che hanno facilitato la propagazione di fake news legate al terrorismo, quelle che hanno creato “problemi” in un aereo in passato, utilizzato biglietti scaduti o che hanno già fumato nei treni.
Le persone che non hanno pagato le loro fatture e gli impiegati che hanno ordito frodi ai danni dell’assicurazione medica dovranno ugualmente essere bandite. Non avete una sensazione di déjà vu? I fan della serie Black Mirror certamente sì: si tratta dello scenario del primo episodio della terza stagione.
«Non sappiamo chi gestirà il sistema»
Quelli che hanno punteggio basso saranno ostacolati in tutto, dall’ottenimento di posti d’impiego fino ai posti per i loro figli nelle scuole desiderate. Non sappiamo esattamente chi controllerà il sistema, come potremo contestare i punteggi e neanche se il sistema sia legale.
Con queste parole di denuncia si esprimeva nello scorso dicembre Maya Wang, ricercatrice dell’Ong Human Rights Watch.
Anticipando scientemente l’onnipresenza – o magari l’onnipotenza? – degli schermi e dei social network nella nostra società, Black Mirror ha conosciuto un successo internazionale. Al contempo sconvolgente e seducente, questa serie interroga lo spettatore sulle conseguenze che le nuove tecnologie potrebbero avere se non si presta attenzione alle potenziali derive che possono generare, e così pure sulla maniera in cui esse influenzano la natura umana dei suoi utilizzatori. E viceversa.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]