Sposarsi è per lo stupore di un incontro che vorresti eterno e che bastava un attimo perché non accadesse. Ma ci vuole molta ironia per stare assieme tutti i giorni«Ma dove sei?» è questa la frase più frequente, pronunciata con tono perentorio e urlante, che mio marito si sente rivolgere al telefono. Ed è ovviamente colpa sua, perché fa tardi, perché non c’è quando serve, perché non avvisa, perché sono sola a casa coi bambini. Perché.
Sono lontani i tempi del fidanzamento in cui, con gli occhi languidi, gli chiedevo: «Chissà dov’eri tu il giorno in cui ho mollato quello là ed ero convinta, disperata, di non trovare più nessuno?».
Rovesciamo la prospettiva. «Guarda che so che ci sei, anche se non parli in continuazione» è questa la frase più frequente, pronunciata con tono perentorio e sardonico, che mi sento rivolgere da mio marito, visto che appena oltrepassa la soglia di casa gli rovescio addosso ogni sillaba del mio flusso di coscienza. Sono lontani i tempi del fidanzamento in cui, con occhi brillanti, mi diceva: «Pensa se non ci fossimo trovati per caso a quella mostra! Non saremmo qui adesso».
Il matrimonio si fonda sullo stupore di un incontro che vorresti eterno, e si fonda sull’ironia di sbattere addosso a quell’incontro per i corridoi di casa tutti i giorni della vita. È fare i conti con la cosa più bella, sbuffando perché è così persistente, vincolante, indissolubile.
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Ho la vaga impressione che da lassù Dio si diverta come un matto e provi per noi una tenerezza indicibile, vedendoci spersi per le strade del mondo, quasi biglie finite fuori dalla pista di sabbia, e poi applauda quando riconosciamo la compagnia che Lui ha cercato in tutti i modi di intrufolare dentro i percorsi sghembi delle nostre giornate. Mi piacciono tantissimo le notizie curiose e ininfluenti per la politica e l’economia mondiale. Influentissime per le sorti umane del mondo.
Ieri mi sono imbattuta in un tweet poco cliccato e passato quasi inosservato, una bazzecola fondamentale per il buonumore giornaliero di coppia. In Cina una coppia ha scoperto di essersi trovata insieme, nello stesso posto alla stessa ora sulla stessa foto, quando ancora non si conoscevano, 11 anni prima di sposarsi.
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Si vede sullo sfondo questo strano (chiedo scusa alla cultura cinese per la mia ignoranza) monumento rosso e lei, miss Xue, sorridente al centro della foto; in un cantuccio a destra c’è un ragazzo, anche lui in posa per un’altra foto, ed è mister Ye, futuro marito di Xue. Stesso posto, stessa ora, stesso gesto; erano lì assieme, senza ancora conoscersi, ciascuno in posa per un obiettivo diverso, senza essersi visti, senza sapere che poi sarebbe accaduto l’incontro della vita, in un tempo e in un luogo a venire. Ritrovando la foto tra i ricordi, scoprendo questa casualità fantastica, chissà che risate e che stupore.
Non voglio attribuire ai cinesi l’esuberanza sgraziata e viscerale di noi italiani, perciò lascio libero sfogo all’immaginazione e catapulto la scena della bella scoperta in una qualsiasi casa, diciamo della Romagna (ogni riferimento a fatti e persone non è puramente casuale). Immagino la moglie esultare, dicendo: «Oddio, che romantico!Eravamo già insieme senza conoscerci! Pensa se tu mi avessi guardata, pensa se io ti avessi sorriso, pensa se …»; immagino lui rispondere: «Sì, cara» e intanto rimuginare tra sé: «Oddio, com’ero rilassato e sorridente da single».
Da ultimo li penso nel letto, ciascuno coi suoi pensieri quell’attimo prima di darla vinta al sonno; li sfiora, entrambi, un ringraziamento sincero al Destino, rendendosi conto che sarebbe stato così facile e terribile non incrociarsi mai, perché potevano essere mille altre le occasioni in cui stare nello stesso posto e alla stessa ora senza incontrarsi. È un evento così clamoroso (potrebbe essere cos’ sfuggente!), e perciò desta gratitudine, che in un giorno particolare, in un minuto particolare due vite non si siano ignorate a vicenda, e abbiamo fatto di quel momento un’ipotesi eterna. Con alti, bassi, sbuffi, risate, urli, abbracci quotidiani.