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Eleonora Cecere, ex di Non è la Rai, racconta la malattia e il bisogno di affidarsi a Padre Pio

ELEONORA CECERE
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Annalisa Teggi - Aleteia - pubblicato il 13/03/18
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Tutti siamo a nudo quando il dolore ci fa alzare lo sguardo dal nostro limite feritoPuò essere un tema obliterato, in realtà è la verità nuda e cruda: la malattia ci mutila e perciò ci rende bisognosi. Può insinuarsi l’idea che pregare, in momenti simili, sia pure ipocrita, biecamente utilitaristico; soprattutto se giudichiamo gli altri, magari commentando a denti stretti: «Pensa un po’, anche quello lì s’è messo a pregare adesso che sta male!».

Sia quel che sia, resta vero che l’uomo ferito che prega è un’immagine di autentica verità; anche se abbiamo motivazioni zoppicanti, la posizione è di per sé giusta: staccarsi dalla prospettiva egocentrica e affidarsi. Non abbiamo il potere di leggere nei cuori altrui, ma possiamo sempre apprezzare un gesto nel suo valore esemplare per tutti.



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Fa parte delle regole che la vita di un personaggio pubblico abbia una risonanza elevata, anche quando si tratta di mettere a tema percorsi complessi, difficili e molto poco vip. Nadia Toffa ha raccontato che in occasione del malore avuto a Trieste lo scorso dicembre le fu vicino un collega delle Iene molto religioso che fu insistente nel suggerirle di pregare; e lei lo fece di tutto cuore, ha dichiarato. È proprio tutto qui, non c’è altra notizia se non condividere a reti unificate che il dolore ci rende umili e a fuoco sul bisogno di un bene di cui da soli non siamo capaci; che, forse, è pure più complessivo del guarire.

Anche Eleonora Cecere, ex ragazza di Non è la Rai e ora attrice teatrale affermata, ha condiviso attraverso un’intervista al settimanale Nuovo la sofferenza cominciata lo scorso ottobre con forti dolori ed emorragie. Questa brutta spia la porta a scoprire di avere un’endometriosi e un fibroma. Eleonora è mamma di due bimbe, su Instagram dichiara l’amore per la sua famiglia con foto spontanee e quotidiane; non è però meno doloroso accettare che la strada per guarire sia l’asportazione dell’utero e delle tube. Il suo compagno Luigi la sostiene e decidono per l’isterectomia. Lei accenna con chiarezza alla ferita che è per una donna essere privata dell’ipotesi di diventare nuovamente madre, poi conclude sintetica:  «Mi sono avvicinata a Padre Pio perché ho sempre amato la sua figura e la sua storia. E lui mi ha aiutato».



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Non c’è bisogno d’altro, non occorrono dettagli pruriginosi. Basta questo: una persona che alza lo sguardo dal proprio limite ferito.

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