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Il miracolo che ha reso santo Paolo VI

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Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 09/03/18
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Amanda, la bimba che non poteva nascereVanna e Alberto da Villa Bartolomea, in provincia di Verona, si rivolgono al Beato Paolo VI nel 2014 quando la piccola Amanda, ancora nel grembo materno, non aveva più nessuna speranza di vita: alla 13esima settimana si erano rotte le membrane che avvolgevano il liquido amniotico e la sopravvivenza della bimba era ormai solo una questione di fede. E così è stato. A raccogliere questa testimonianza ci pensa La Nuova Bussola Quotidiana:

E’ il suo il caso che la Congregazione per le Cause dei Santi ha studiato per affermare di fronte all’orbe cattolica che Papa Paolo VI, il papa che chiuse il Concilio Vaticano II, il Papa della contestata enciclica Humanae Vitae, è santo. Scherzi del destino? A condurre Giovanni Battista Montini sugli altari sarà un miracolo legato ad una vita che non doveva nascere, una vita che riscatta le tante esistenze che oggi vengono buttate via con l’aborto volontario e impedite con la contraccezione. Proprio lui che con Humanae Vitae affermò la sacralità della vita fin dal concepimento (9 marzo).

Fino ad ora aveva prevalso il riserbo sulla questione, così come la Chiesa aveva richiesto fino a che non fossero stati sciolti gli ultimi dubbi e gli ultimi passaggi di questo importante riconoscimento, da poco firmato a Papa Francesco.

La storia ora ha fatto il giro del mondo: la rottura delle membrane, la diagnosi infausta di morte certa, nonostante sul vostro cammino abbiate incontrato medici disposti a utilizzare tutte le tecniche oggi a disposizione. E poi il prosieguo della gravidanza fino al parto. Ma questa storia quando inizia? 
Inizia con l’acquisto di una culla usata.

Una culla?
Una culla. Avevo risposto ad un annuncio per l’acquisto di una culla usata, la mia seconda gravidanza era appena iniziata. Una volta accordatami con la proprietaria andai a casa sua, concludemmo l’“affare” e caricai la culla in auto. Vidi che era completamente nuova e le chiesi il motivo.

E lei?
Mi rispose che la sua bimba non ci dormì mai. Ingenuamente, pensai a quei casi in cui i neonati non ne vogliono sapere di dormire da soli e restano nel letto dei genitori. Ma la sua risposta mi gelò il sangue.

Perché?
Perché mi disse che la sua bimba morì pochi mesi dopo la nascita. Aveva la Trisomia del 13. Mi mostrò le foto e rimasi molto colpita. Quella notizia mi spaventò.

Tornò a casa?
Mi interrogai molto e rimasi sconvolta, iniziai a pensare che io non sarei mai riuscita a portare avanti una gravidanza in quelle condizioni e la paura che la mia bimba non fosse sana mi fece prendere la decisione drastica di effettuare dopo pochi giorni un’indagine prenatale invasiva. Ma la villocentesi andò male.

Le diagnosticarono una malformazione?
No. Dopo due giorni ebbi la rottura delle membrane con perdita di liquido amniotico.

Dopo questo evento iniziò il calvario: cure antibiotiche, pellegrinaggio da un ospedale all’altro fino alla diagnosi definitiva: non ci sono speranze e dalle strutture sanitarie suggeriscono un aborto terapeutico “specificando che non ci sarebbero stati problemi perché comunque il suo cuore ad un certo punto avrebbe smesso di battere. Ma così non è stato: il suo cuore pulsava”. Anche per Vanna la frustrazione è grande, l’idea di abortire si fa strada, ma lei tentenna, ci spera ancora, fino a quando arriva al termine per l’aborto legale, fino a che scatta qualcosa nel cuore e nella mente di questa madre in ansia per la vita della figlioletta:

Improvvisamente mi sentii serena, impotente, ma serena. Continuavo a ripetere ad Amanda: adesso il tuo destino non dipende più da me, non potevo più scegliere niente per lei. In questo stato di abbandono scoprimmo la preghiera che è stata il conforto decisivo di tutta la restante parte della gravidanza.

E qui entra in campo Papa Montini.
Non sapevo neanche lontanamente chi fosse. Ma ci stava già aspettando.

Dove?
Al santuario delle Grazie di Brescia dove io e Alberto ci recammo in pellegrinaggio senza neppure sapere il perché, senza capire il bisogno di chiedere una grazia.

Se non lo conoscevate come avete fatto a scoprirlo?
Sono infermiera a Legnago, un mio collega medico ginecologo, il dottor Paolo Martinelli mi disse: “Perché non andate a pregare nel santuario di Paolo VI? E’ stato proclamato beato per un miracolo su un bambino non ancora nato”.

E voi andaste?
Era il 29 ottobre 2014 e non sapevamo neanche che si potesse chiedere una grazia. Non sapevo neanche che faccia avesse Paolo VI, non feci neppure una ricerca su internet. Quando mi ritrovai davanti alla sua statua di bronzo rimasi stupita: “Sei tu allora quello di cui ci hanno parlato?”.

Che cosa faceste?
Ci inginocchiammo in lacrime e poco distante su un banco del santuario trovammo un santino con la sua immagine e sul retro una preghiera di intercessione. La recitammo e quando arrivammo allo spazio lasciato vuoto per inserire il nome della persona per cui chiedere la grazia, pregammo per lei, per Amanda.

Il calvario di Vanna e Amanda è finito alla 26esima settimana, all’alba del Natale 2014, alle 6 di mattina quando la piccolina è venuta alla luce pesando poco più di 800 grammi, ma senza presentare alcun tipo di problema tipiche di chi ha questo tipo di nascite premature. Niente problemi per i polmoni, il cuore, gli occhi, lo sviluppo neurologico. Amanda era sana come un pesce. Adesso Amanda vive, ha poco più di tre anni e vive, secondo la Chiesa, grazie all’intercessione di quel Papa, anzi di quel santo Papa, che scrisse in anni difficili una Enciclica sulla vita nascente…

 

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