La mostra mondiale sulla saga è attualmente a BarcellonaLa più grande esposizione realizzata finora su Il Trono di Spade (Game of Thrones) si può visitare in questi giorni al Museo Marittimo di Barcellona. La serie di successo della HBO permette ai fans di visitare in prima persona Westeros ed Essos, e vi si possono vedere lussuosi capi di vestiario e vari altri oggetti.
I visitatori possono arrivare alle Isole di Ferro, davanti alle quali i nobili e il popolo lottano per la loro sopravvivenza, e possono esplorare il Castello Nero, che ospita i Guardiani della Notte. Ma c’è un’esperienza che non si può fare: capire se ci sia o meno una relazione tra Il Trono di Spade e la spiritualità, e in concreto se c’è qualche legame con il cristianesimo.
Le religioni appaiono in modo esplicito ne Il Trono di Spade. Dèi di ogni tipo, spiritualità legate alla natura, ma anche divinità del manicheismo. E persino un’allusione a Cristo. Lo suggerisce Luisa Calderón, psicoterapeuta e ingegnere industriale che si dedica all’azione sociale, offrendo terapia in varie istituzioni governative messicane. Le abbiamo chiesto se ci sia un rapporto tra la saga de Il Trono di Spade e il cristianesimo.
C’è qualche relazione?
Ovviamente no! Questo è il punto. Nei regni de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, quello che decide il destino è il gioco dei troni, in cui se non vinci muori. E il Regno di Dio non è di quel mondo. Né di questo. Paradossalmente, l’universo de Il Trono di Spade è pieno di diverse religioni, il che lo rende attraente per lo spettatore attuale visto che è un riflesso del nostro mondo multiculturale.
Il cristianesimo de Il Trono di Spade ha tinte medievali…
C’è la religione dello Stato: la religione dei Sette, con sacerdoti, cattedrali, rituali, castità, monaci guerrieri e monache acide; con la sua teologia per cui c’è un solo dio in sette persone. Ovviamente un riferimento al cattolicesimo medievale.
Ci sono anche riferimenti al manicheismo, vero?
C’è la religione di R’hllor, un unico dio al quale vengono dedicati sacrifici umani e che è capace di riportare in vita i defunti. La sua teologia è manichea: la luce e l’oscurità sono in guerra continua. “Perché la notte è oscura e piena di pericoli”.
E il Dio del mare?
C’è la religione del dio annegato. Il dio annegato ha dato la propria vita per salvare gli uomini, e questi ora si offrono in un rituale in cui sono immersi in mare fino ad annegare, per essere poi rianimati. “Ciò che è morto non può morire”.
Ci sono anche echi di panteismo…
C’è la religione degli antichi dèi. Non hanno forma e si radicano nella natura. Il culto si svolge davanti ai grandi alberi secolari, con volti intagliati nel tronco. È la religione più antica di Westeros. C’è anche la religione del dio dai molti volti, il cui nome è Morte e al quale diciamo “Oggi no”. Il motto di questi devoti è “Valar Morghulis, valar dohaeris”, che significa “Tutti gli uomini devono morire, tutti gli uomini devono servire”.
E tuttavia sembra che Dio non ci sia, in un mondo di vendetta e violenza estrema.
Anche tutte queste religioni fanno il gioco dei troni, e in suo nome i loro devoti si uccidono allegremente. È molto simile al mondo che vediamo. L’universo de Il Trono di Spade è terribilmente violento, ingiusto, spietato. A chi non ha visto la serie, o soprattutto non ha letto i libri, sembrerà una storia senz’anima. Chi vorrebbe una storia così? Ed è lì il paradosso: in qualche modo “l’anima” è nell’autore che ha scritto questi orrori e nel lettore che li legge. Gli orrori sono presentati per suscitare una sollevazione e dire “Così no”. L’autore ritrae costantemente bambini maltrattati, donne picchiate e stuprate, poveri depredati, eroi vinti. Non perché debba essere così, ma perché è così quando Dio non è presente.
Pensa che nella nuova stagione compaiano dei riferimenti al cristianesimo?
Non sappiamo ancora come finirà la storia. Può succedere come in Harry Potter, dove dopo 6 libri “pagani” nel settimo l’autrice svela una metafora profondamente cristiana. Qui non sappiamo ancora quale sarà lo sviluppo di tutta la saga e se GRR Martin vuole proporre qualche metafora o significato al di là di una storia di fantasia, ma oso dire che l’autore ha già proposto il suo messaggio, almeno in due libri.
Suggerisce che c’è già una presenza cristica ne Il Trono di Spade…
C’è un personaggio, che non appare sullo schermo anche se è un vero peccato, in cui credo risieda l’idea più profonda di quello che è il Regno di Dio per George RR Martin. I capitoli in cui appare si trovano a metà del libro Il Banchetto dei Corvi, che a sua volta è a metà dei sette volumi progettati. Si potrebbe dire che sia il cuore della serie.
I capitoli trattano di “Septon Meribald”, un sacerdote, o piuttosto un fratello laico, che si dedica a percorrere le regioni più povere portando cibo, medicine e consolazione ai più poveri dei poveri. Va scalzo e lo accompagna un cane chiamato semplicemente così. Qualche ricco gli dà fondi per la sua missione, ma a tutti dà e da tutti accetta una carità simbolica.
Sono i capitoli più belli di tutta la serie. Qui sì che c’è Cristo. Quando si danno le spalle al gioco, può essere che non ci siano ricchezza o fama, ma c’è la natura, c’è la pace, ci sono il contatto umano e la comunità, anche in mezzo alla guerra e alla miseria. L’autore George RR Martin è stato allevato nel cattolicesimo, e si nota.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]