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Post voto: valanga a 5 Stelle, crollo PD. Salvini batte Berlusconi. E adesso?

ITALY ELECTIONS
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Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 05/03/18
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Difficile dire chi formerà il prossimo governo, certamente il peso dei grillini condizionerà la legislatura che si apre, cosa sappiamo e cosa no su: spesa pubblica, diritti lgbt e antivaccinistiCi si sveglia al mattino del 5 marzo con più o meno la certezza che i dati delle prime proiezioni di mezzanotte e mezza fossero sostanzialmente già esaustivi nella loro sentenza: il PD ha perso (sotto il 20%), il Movimento 5 Stelle (sopra il 31%) ha vinto e l’affluenza non è stata bassa (74% circa). L’altra cosa importante è che il 23 marzo le nuove camere si riuniranno per la prima seduta, quindi è in questo lasso di tempo tutti gli scenari in campo saranno abbastanza fluidi. Queste sono le uniche informazioni certe che possiamo darvi noi (e non solo noi).

Questa mattina ascoltando le radio locali o i grandi network si ipotizzavano diversi scenari, ma la verità è che con qualsiasi legge elettorale (tranne quelle a doppio turno) il risultato sarebbe più o meno lo stesso: nessuno ha una maggioranza autonoma per governare da domani, e toccherà al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e alle consultazioni dei partiti trovare una qualche forma di accordo. Non sarà un inciucio, sarà la politica, soprattutto se tutto verrà fatto alla luce del sole e con accordi chiari. Questa la situazione – con più dettaglio – per il Senato e la Camera:

Mentre si attendono le parole del Segretario del PD, Matteo Renzi, dallo stato maggiore del partito è arrivata l’ammissione della sconfitta:

Quello che è certo è che gli italiani, hanno dato – con il loro voto – delle risposte abbastanza precise ad una serie di domande e temi scottanti della politica del Bel Paese. Vediamone alcune:

  • Spesa pubblica: i programmi di 5 Stelle e Centrodestra sono tutti basati su aumenti di spesa e di deficit, gli italiani sono stanchi del rigore che è apparso come un regalo ai pochi e non come una garanzia per tutti. Il Sud (che ha votato in media per il 47% i 5 Stelle) non ha creduto alla retorica del Governo circa la ripresa, i mali di quella terra (sottosviluppo industriale e infrastrutturale) sono rimasti gli stessi e indicatori come le risorse economiche e umane per le università del meridione (sotto attacco sin dal Governo di Monti) non fanno che dimostrare che non c’è stata una vera volontà di emancipare il Sud che ha protestato nel modo più legittimo: votando il cambiamento.
  • Immigrazione: al netto dei numeri reali, che dicono che non esiste una invasione, la percezione di una competizione per le poche risorse pubbliche tra gli esclusi italiani e gli esclusi extracomunitari ha fatto prevalere una logica di diffidenza, ma anche una comprensibile ansia per il futuro dei territori, della loro identità: anche il tema demografico, la scarsa natalità degli italiani, è stato usato per indicare nell’ingresso degli stranieri un problema e non una soluzione. Si facciano più figli, non più ingressi.
  • Lavoro: se è vero che un po’ di ripresa c’è stata i dati sull’occupazione continuano a dire che sono in troppi senza lavoro e soprattutto sono in troppi i giovani senza prospettive. Questo dato al Sud diventa endemico, ma anche nel resto d’Italia, i nuovi posti sono spesso precarizzati e dopo la fine degli incentivi del Jobs Act, sono ricominciati a crescere i contratti a termine che – nelle promesse di Renzi – dovevano diventare l’eccezione. Non è stato così.
  • Europa: in un certo senso la sintesi degli argomenti precedenti è il rapporto tra le forze politiche italiane e la tecnocrazia di Bruxelles che impone da un lato tagli e regole di bilancio incomprensibili e dall’altro dimostra l’impossibilità per la UE di governare i flussi migratori e di distribuire questa emergenza tra tutti i paesi membri. Così come con la crisi del debito greco, la UE assomiglia più ad una matrigna che non ad una madre che ha figli (Germania e paesi del nord Europa) e figliastri (i famosi Piigs). I partiti più vicini all’Europa (come Forza Italia, PD e +Europa che nell’idea di molti dovevano formare il prossimo Governo) sono stati severamente puniti nelle urne.



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In un certo senso questo tweet di Salvini è esplicativo di quanto dicevamo:

In effetti, contro ogni pronostico, la Lega di Salvini ha raggiunto percentuali importanti (18%, attestandosi come terzo partito del Paese), quadruplicando i voti del 2013 e imponendosi come capo della coalizione del centrodestra. Se Berlusconi ingoierà o meno questo rospo è da vedere ma i numeri questa mattina sono questi, anche se molti seggi sono ancora da attribuire. Tuttavia qualche responso è arrivato, almeno dai mercati che aprono in sofferenza:

In questo quadro cosa possono sperare i cattolici italiani? Certamente è difficile fare previsioni, le forze che hanno vinto hanno dato finora segnali abbastanza univoci circa le questioni riguardanti temi come le unioni civili e le adozioni per gli omosessuali (Lega apertamente contraria, 5 Stelle mai appassionati al tema), più possibilità -invece – che nella prossima legislatura si prosegua sul cammino dell’eutanasia (i 5 Stelle sono favorevoli, così come tutta l’area della sinistra di PD e Liberi e Uguali), tema su cui Salvini è nettamente contrario (Termometro Politco):

Oltre all’euroscetticismo (tema centrale di questa campagna) e all’opposizione al Governo uscente, quello che avvicina molto la Lega ai 5 Stelle è il rapporto con il movimento No Vax, gli antivaccinisti. Da oggi iniziano gli “annusamenti” reciproci, ma il baricentro politico dell’Italia si è spostato fortemente in mano a nuovi attori, resteremo a vedere cosa accadrà.



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Nel frattempo però c’è stata la conferenza stampa di Matteo Salvini che ha ribadito che per lui i patti con il centrodestra saranno rispettati e che dunque si ritiene il mandatario non solo dei voti della Lega, ma anche di rappresentare la coalizione, chiederà a Mattarella l’incarico per formare un governo aperto alle forze che vorranno sostenerne il programma: “L’ho detto in campagna elettorale che avrei ascoltato tutti, parlato con tutti ma la squadra è quella del centrodestra”. Salvini ci ha tenuto che il Rosario che ha sventolato qualche giorno fa lo accompagna sempre e lo tiene in tasca “Mi porto ben in tasca il rosario che qualcuno aveva frainteso e che invece ci ha accompagnato e ci accompagnerà”, e ha ribadito che per lui l’Europa va cambiata – e fortemente ridimensionata nelle competenze – e che l’area dell’Euro è nelle cose che verrà superata almeno per come è così pensata oggi. In capo alle preoccupazioni del leader della Lega c’è l’abbassamento delle tasse (è per la Flat Tax) e l’abolizione della Legge Fornero (Repubblica).

Ore 12:07  – E’ notizia di pochi minuti fa un waltzer di notizie e smentite circa le dimissioni di Matteo Renzi da Segretario del PD. E’ previsto che parli verso le 17, non sappiamo se sarà lui a guidare l’esigua pattuglia democratica nel prossimo giro di consultazioni al Quirinale.

Ore 12:47 – Luigi Di Maio in conferenza stampa ha detto che il Movimento è pronto ad assumersi la responsabilità del governo e ci ha tenuto a rassicurare i mercati e i governi internazionali che non ci sarà instabilità. Di Maio ha ribadito la centralità della proposta del Movimento che – a suo dire – è stato premiato dagli italiani per la sua attenzione a: lavoro, lotta agli sprechi, povertà, ritardo infrastrutturale. Di Maio ha anche detto quello che in molti pensano, con il voto che di ieri è finita la cosiddetta “Seconda Repubblica” ed è nata la “Terza” a suo dire “questa sarà la Repubblica dei cittadini” e ha fatto capire che proporrà personaggi di garanzia per la guida di Camera e Senato. Questo infatti sarà il primo vero test di questa 18esima legislatura in quanto sarà necessario costruire delle alleanze più larghe di quelle dei tre poli attualmente in Parlamento.

Ore 18:21 – Matteo Renzi a fine giornata ha convocato una conferenza stampa presso la sede nazionale del PD dove, come era prevedibile, ha rassegnato le sue dimissioni da Segretario, ha posto anche che il PD per questa legislatura si metterà all’opposizione, invitando Salvini e Di Maio a fare un governo insieme visto che “per voi noi siamo impresentabili, mafiosi e con il sangue sulle mani” ricordando alcune degli attacchi ricevuti dal PD da parte di Lega  5 Stelle. Renzi resta segretario fino all’insediamento delle camere e poi saranno convocate le primarie per scegliere una nuova leadership per i democratici.

“Come previsto dallo statuto – aggiunge – ho chiesto al presidente del Pd Matteo Orfini di convocare l’assemblea nazionale per aprire la fase congressuale che si aprirà al termine dell’insediamento del parlamento e della formazione del governo”. L’ex premier prosegue: “Per il Pd non ci sarà un reggente scelto da un caminetto ma un segretario eletto dalle primarie” (HuffPost)

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