La chiacchierata nel salotto di Verissimo è piacevole e commovente. Ma la verità di un matrimonio distrutto? E la sofferenza dei figli e della moglie? L’ospite si racconta con garbo, equilibrio e molta dolcezza. Sembra felice…eppure qualcosa non tornaIl salotto pomeridiano di Canale 5, Verissimo, gestito con calore dalla ormai professionale Silvia Toffanin (non si può continuamente rinfacciarle di essere stata una “letterina”) ha visto ospite tra gli altri, sabato scorso 17 febbraio 2018, Rocìo Munoz Morales.
Scende le scale un po’ incerta, gli occhi grandi spalancati dalla tensione. Si vede che è intimidita. La padrona di casa è in un abito corallo, leggero e ampio. L’ospite è in bianco, credo avorio. Non sono cose sostanziali, come nulla di questi programmi di intrattenimento di fatto è, ma il gioco dei colori, insieme con le musiche, le pause dosate, i toni bassi al momento giusto, tutto studiatamente concorre ad offrire al pubblico un’esperienza leggera ed emotivamente succosa.
Non sono di solito molto attenta al gossip e quasi non ricordavo che Raoul Bova avesse divorziato; non siamo tutti tristemente avvezzi a queste eventualità? Eppure mi dispiace, davvero. Ricchi o meno, famosi da anni o fugaci meteore, per tutti il fallimento di un matrimonio, il crollo della propria famiglia resta una vera catastrofe esistenziale.
E non sapevo nemmeno che la nuova “donna della sua vita” fosse la bella spagnola. Fatto sta che dal nostro divano di caso veniamo ci pare di vedere uno slide show preparato dall’Iphonoe con i migliori ricordi della vita di questa coppia di bellissimi: la musica è quella giusta, quale immagine ha il filtro seppiato, qualche altra colori accesi. Quando l’inquadratura torna su Rocìo la si vede lottare contro l’imminente caduta di due lacrimoni oltre il ciglio inferiore dei suoi occhioni scuri.
In questo habitat di stati d’animi condivisi ora si procede con le domande, quelle classiche; semplici cartelli stradali per permettere all’interlocutore di compiere in tutta sicurezza il tragitto che il pubblico si attende: i passaggi clou di una bella e un poco tormentata storia d’amore.
La ventura di trovarsi per lavoro (durante le riprese del film Gli Immaturi – Il viaggio, del 2011, per la regia di Paolo Genovese), il nuovo incontro a distanza di un anno per caso – dice Rocìo; e poi “il matrimonio spirituale”. La resistenza di lei perché ancora sofferente a causa degli esiti di una relazione finita male. Il timore a prendere anche solo in considerazione un nuovo amore. Anche questo un copione notissimo: chi non ha avuto una storia che lo abbia deluso?
“La storia d’amore con Raoul è maturata nel tempo. Sono molto timida forse non sembro. C’è voluto del tempo, parecchio tempo. Ci è voluto il rincontrarci per caso (…). Forse dopo più di un anno.
(…) Eravamo due persone con delle proprie ferite, almeno …io ti posso parlare per me. Non ero neanche pronta a provare altre cose. Avevo troppo dolore. Ero parecchio chiusa. Venivo da una relazione che mi aveva fatto male, stavo guarendo. Volevo stare da sola. Non avevo neanche la curiosità. Non avevo lo stimolo di riprovare amore”.
Segue raffica di interrogativi alla ricerca quasi ossessiva del “momento magico”. La conduttrice lo vuole proprio sapere quando-dove-come si sono innamorati.
L’intervistata, sempre un po’ sulla graticola, risponde però con uno slancio che sembra autentico, commossa e riconoscente per quello che ha vissuto:
“a noi ci ha legato molto la parte spirituale. Conosci le persone parlandoci, ma anche con quello che c’è al di là delle parole, con quello che c’è negli occhi, con quello che c’è tra i due cuori. A noi ci ha legato subito molto la fede ad esempio, la beneficenza, l’amore per la natura. Cose che forse che non va di moda parlarne, che lì per lì non sono argomenti che escono fuori spesso. Invece tra noi uscivano argomenti molto molto profondi”.
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E continua con altre considerazioni da buon senso che è bello sentire proporre anche in tv: “L’amore è faticoso, ci sono momenti di difficoltà. Raoul è un buono, la persona con il cuore più limpido che abbia conosciuto”.
Questa frase viene anche proposta allo schermo, come fosse la citazione di un poeta. Ma tant’è.
Rocìo si commuove, di nuovo. E chi non lo farebbe a raccontare delle cose più intime, personali, cariche di sentimento e anche di sofferenza?
“È una brava persona. È il mio compagno, è il padre di mia figlia ed è una cosa bella. Il mondo è pieno di cose brutte!”
“Tu hai passato tanto per poter amare il tuo uomo. Sei stata molto molto attaccata” le ricorda Silvia Toffanin. “Mi sembrava tanto ingiusto. Non ho avuto la possibilità di spiegare; ero giudicata a prescindere...però, posso capire sai?” Ancora si vede la sua intensità, la sua sincerità Seguono considerazioni spezzate, frasi a metà su quanto sia stato difficile subire attacchi da molte parti. E sappiamo bene che ora, al tempo dei social, la ferocia conosce vette vertiginose.
Ma ecco che tira fuori l’argomento forte: “Certo non bisogna fare del male agli altri però come si fanno a gestire le emozioni? Non posso chiederti di non essere Silvia, giusto?”
La quadratura del cerchio dei buoni sentimenti si compie con il dolce rimprovero della stessa Toffanin che le ordina di non temere più il giudizio altrui. Che non ha alcunché da rimproverarsi amando il proprio uomo, padre di sua figlia.
L’applauso scrosciante sancisce la pacificazione di tutti i cuori in studio e a casa.
Eccetto, forse due o tre?
Quello di Rocìo stessa (davvero è il giudizio altrui che teme tanto o a e lei stessa che non tornano i conti?), di Raoul Bova e di sua moglie. Nessun giudizio per carità non conoscendo intenzioni, fatti e responsabilità. Ma l’amara ulteriore conferma che sono pochi gli adulti che ricordano quanto infide siano emozioni e passioni e quanto sia invece da uomini e donne vere restare fedeli alla persona alla quale si è deciso di vincolare, liberamente, la propria vita. Anche e soprattutto quando le cose vanno storte, quando l’attrazione porterebbe altrove. Care Rocìo e Silvia, le vostre emozioni non siete voi! Nessuno dal pubblico che sussulti? Qua, da casa, di sicuro sì.
Certo, forse a passione esplosa, conclamata è davvero arduo opporsi. Per questo motivo principiis obsta, stare attenti agli inizi di qualsiasi male. E resistervi. Così bisogna fare in ogni battaglia, dentro e fuori di noi.
Si può addirittura correre incontro, consegnarsi ad una passione magnifica, tradendo il proprio marito o la propria moglie. Ma sempre amaramente sapendo che, appunto, si tradisce. E non che è giusto e coraggioso assecondare questi irresistibili richiami. Dice il saggio che se resistiamo ad una passione è perché non era abbastanza forte…quindi nessuna presunzione di essere al riparo da rischi e pericoli (non senza la Grazia!).
Ora c’è anche una bimba di tre anni, Luna, nata dall’unione di Raoul e Rocìo (davvero originale, festoso il suo brevissimo racconto del parto: “è stato fichissimo! Truuuuuum e avevo in braccio la mia Luna!”). Senza colpa alcuna, naturalmente.
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Sono segno di una certa prudenza e di rispetto le fugaci considerazioni che l’attrice rilascia senza indugiare su alcun dettaglio circa i figli già adolescenti del compagno, avuti dalla moglie Chiara Giordano (lei pure deve aver sofferto tanto. Non si distruggono a cuor leggero matrimoni altrui, dice: «Ho invece un rispetto profondo per l’istituzione della famiglia che andrebbe onorata e difesa fino alla morte, così come si giura di farlo quando ci si sposa. Vale per la mia famiglia, così come per tutte le altre», diceva a Vanity Fair nell’agosto del 2015). Ma chi considera che a questi due ragazzi la loro unica famiglia è stata distrutta per sempre? Ma dove prevale il sentimento del più forte purtroppo è così. Si diventa ciechi.