I dati affermano che viviamo nel momento migliore della nostra storia collettivaViviamo nel momento migliore della nostra storia collettiva, e tuttavia c’è una convinzione diffusa che il mondo stia andando drammaticamente a rotoli. È la tesi principale del libro Progress: 10 Reasons to Look Forward to the Future, di Johan Norberg. Il testo, che mira ad aprire gli occhi della società e a promuovere il valore del progresso, è stato pubblicato nel 2017 in inglese ed è in corso di pubblicazione in altre lingue.
Secondo Juan Ramón Rallo, che ha scritto il prologo della versione spagnola, Norberg mostra con dati concreti – contraddicendo l’opinione popolare e molte previsioni – che “il nostro pianeta sta compiendo passi da gigante riguardo a tutti gli indicatori di base che usiamo per misurare il progresso sociale”. L’autore analizza dati, aneddoti ed eventi storici di grande rilevanza e la loro evoluzione e i loro effetti nel presente e nel futuro, per ricordarci che il passato non è sempre stato migliore.
Il testo inizia infatti con una citazione di Franklin Pierce Adams: “Nulla è più responsabile dei bei vecchi giorni che una cattiva memoria”. Partendo da questa tesi, Norberg sviluppa le sue argomentazioni, che si concentrano su 10 punti-chiave:
- Alimentazione: Norberg ricorda ai lettori le innumerevoli carestie avvenute per varie ragioni, come i cattivi raccolti, e sottolinea che la situazione in Asia è stata ancor peggiore che in Occidente, aggiungendo che in passato la mancanza di un’alimentazione adeguata ha frenato lo sviluppo intellettuale della società. Ad ogni modo, sottolinea che secondo la FAO la malnutrizione a livello mondiale è passata dal 50% del 1945 all’11% del 2015. Consapevole del fatto che gli indicatori peggiori su questa scala sono quelli relativi all’Africa, l’autore dedica anche parte della sua analisi ai cambiamenti positivi che hanno avuto luogo in Paesi come l’Angola, il Camerun e il Mozambico.
- Igiene: L’esistenza della rete fognaria, di fonti di acqua potabile e di una corretta gestione degli scarti aiuta a evitare le malattie che possono abbreviare l’aspettativa di vita. Norberg sottolinea il progresso globale in questo campo, pur criticando i fenomeni di inquinamento dell’acqua e la cattiva gestione idrica che porta agli sprechi. L’autore studia anche il progresso a questo riguardo nel continente africano.
- Aspettativa di vita media: Dal 1770 al 2010, l’aspettative di vita media alla nascita è aumentata dai 29 ai 70 anni. A questo proposito, Norberg ricorda ai suoi lettori che “per una buona parte della storia umana, la vita è stata un’esperienza breve e difficile. Non solo c’erano molti meno comfort, ma l’incidenza di malattie, carestie e mancanza d’igiene era così acuta che l’aspettativa di vita media dei cittadini veniva significativamente ridotta”. Attualmente, malgrado i problemi che continuano ad affliggere l’umanità, come la mortalità infantile o certe malattie, le statistiche stanno migliorando.
- Povertà: Nel XVIII secolo la maggior parte della popolazione viveva in grande povertà. Con dati come questo, Norberg mostra che la povertà è “il punto di partenza di chiunque” e rivede l’evoluzione storica della povertà su scala globale. Le statistiche sono chiare: secondo la Banca Mondiale, dal 1820 al 2015 la percentuale di popolazione globale che guadagna meno di un dollaro al giorno è passata dall’85% al 23%. La globalizzazione e il capitalismo sono analizzati in modo approfondito.
- Violenza: Norberg indica che i media contribuiscono alla convinzione per cui viviamo in un mondo violento. Guerra e violenza erano tuttavia molto più presenti nelle epoche passate della storia umana. A questo riguardo, l’autore cita l’esperto di scienza cognitiva Steven Pinker per affermare che “la drammatica riduzione della violenza potrebbe essere l’evento più importante nella storia umana”.
- Ambiente: “Se la nostra fame di energia ha creato un problema di cambiamenti climatici, sarà sempre la nostra fame di energia a risolverlo”. È questo l’approccio di Norberg alla questione ambientale provocata dal progresso. A suo avviso, lo sviluppo sociale ed economico guida anche allo sviluppo di un talento più umano per affrontare i problemi; in questo modo, più occhi sono allenati a guardare il problema, “più cervelli saranno impegnati a risolverlo”.
- Alfabetizzazione: Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), 200 anni fa solo il 12% della popolazione sapeva leggere e scrivere. “L’alfabetizzazione era limitata alle autorità politiche, ai membri delle istituzioni religiosi e alla classe mercantile”, spiega Norberg. Il motivo era il fatto che molti membri delle élites pensavano che se i poveri avessero avuto accesso all’istruzione si sarebbero sentiti insoddisfatti della propria condizione, e questo avrebbe portato a maggiori agitazioni sociali. Ad ogni modo, l’autore spiega come e perché le società hanno capito a poco a poco che l’alfabetizzazione universale era necessaria. Nel 2015, il tasso di alfabetizzazione dei giovani a livello mondiale ha infatti raggiunto il 91%.
- Libertà: Nel 1800 c’erano ancora 60 Paesi con leggi che permettevano la schiavitù. A questo proposito, l’autore ripercorre la storia delle libertà individuali e delle gerarchie create nel mondo nel corso dei secoli nel contesto di vari sistemi politici, ricordando le parole pronunciate da Milton Friedman nel 1991: “Siamo ancora lontani dall’ideale di un mondo completamente libero, ma in termini storici il progresso nella nostra vita è stato incredibile: è stato raggiunto di più negli ultimi due secoli che nei duemila anni precedenti”.
- Uguaglianza: Anche le minoranze sono un argomento importante. A questo proposito, Norberg spiega che “in quasi ogni angolo del mondo ci sono ancora pregiudizi, ostilità o crimini d’odio, ma ci sono sempre più luoghi in cui i Governi sono impegnati a proteggere l’uguaglianza davanti alla legge, combattendo la discriminazione nei confronti delle minoranze”. Nonostante la disuguaglianza evidente di vari gruppi, Norberg invita quindi ad apprezzare i passi compiuti in questo campo.
- Le generazioni future: L’umanità ha raggiunto grandi cose quando solo una parte della popolazione aveva accesso alla conoscenza. Oggi le opportunità di accedere a quella conoscenza e di svilupparla sono molto superiori al passato, e quindi l’autore dice che “è facile predire che ci stiamo dirigendo verso un mondo con meno limitazioni, che sprigionerà un’enorme creatività al servizio del nostro benessere”.
Malgrado la prospettiva innegabilmente positiva dell’autore, questi ammette saggiamente che sarebbe un errore assumere che il progresso sia garantito. “Continuiamo a soffrire per molti problemi, e ci sono vari movimenti e correnti sociali e politiche che aspirano a distruggere i pilastri del progresso: libertà individuale, apertura economica e avanzamento tecnologico”.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]