… nonostante le sensazioni contrarie. (don Luigi Maria Epicoco)In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato. (Marco 7, 24-30)
Vale davvero la pena sostare per un istante sul dettaglio con cui inizia la narrazione del Vangelo di oggi: “Poi Gesù partì di là e se ne andò verso la regione di Tiro. Entrò in una casa e non voleva farlo sapere a nessuno; ma non poté restare nascosto(…)”. Ci fa molto bene leggere il Vangelo e recuperare nel suo racconto tutto ciò che è l’umanità di Cristo. Non perché ne vogliamo occultare la divinità, ma perché l’evento cristiano sussiste esattamente in questo paradosso: tutto ciò che di divino c’è in Cristo lo troviamo nell’umanità di Gesù. E l’umanità è fatta anche di desiderio di starsene un po’ da soli. Gesù è veramente uomo, e ci si accorge di questo dall’umanissimo desiderio che a volte ha di recuperare le forze, di starsene con i suoi migliori amici, di cercarsi spazi e tempi di preghiera. È sbagliata l’idea del supereroe. Gesù non è un “super uomo”, è “veramente uomo”, e proprio per questo è “veramente Dio”. Ma la protagonista principale di questo Vangelo in realtà è una donna che mette subito in discussione il desiderio di Gesù di starsene nascosto: “ma non poté restare nascosto, anzi subito, una donna la cui bambina aveva uno spirito immondo, avendo udito parlare di lui, venne e gli si gettò ai piedi”. La precisazione sulle sue origini giustifica in un certo senso la durezza con cui Gesù si rapporta a lei. Non correva buon sangue tra queste due etnie, e Gesù partendo proprio da questa difficoltà ci costruisce un miracolo. Per potersi relazionare c’è bisogno che ognuno rinunci a una chiusura. Questa donna parla per prima, e si umilia nel domandare. Gesù, dopo aver rincarato la dose sulla non opportunità di questa richiesta, in realtà spinge questa donna a fare una professione di fede sui generis. Non vuole non ascoltarla, sta solo purificando le intenzioni. L’ostinazione di questa donna è l’immagine più bella di uno che crede. Credere è non fidarsi della sensazione di sentirsi dei cani davanti a Lui, ma saper restare e domandare con fiducia nonostante le sensazioni contrarie.
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