Il commento al Vangelo di oggi di don Luigi Maria EpicocoIn quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte». (Marco 7, 1-13)
“Perché i tuoi discepoli non seguono la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”. Delle volte, per il bene del vangelo dovremmo imparare a non schierarci troppo velocemente dalla parte di quelli che ci sembrano “i buoni”. Questo tipo di fretta ci fa perdere le ragioni di quelli che consideriamo “i cattivi”. Ma il vangelo non vuole innanzitutto dividere i buoni dai cattivi, ma farci rendere conto dell’umanità che c’è dietro a tutti, anche dietro a coloro che agiscono in maniera contraria alla mentalità inaugurata dalla predicazione di Cristo. Il Vangelo di oggi ne è un esempio perfetto. La rimostranza presentata a Gesù da alcuni farisei e scribi è la rimostranza di chi non si riesce a capacitare che i discepoli di Gesù agiscano troppo spesso fuori dalle righe. Può sembrare che Cristo fomenti questo tipo di atteggiamento. Ma la verità più vera di questa impressione sta in un capovolgimento di prospettive. Gesù non invita i suoi discepoli a trasgredire, ma invita chi è osservante ad esserlo veramente. E per essere veramente osservanti non bisogna salvare la forma, ma il cuore. Il rischio di un osservante sta proprio nel fatto che la sua attenzione è tutta rivolta alla forma, a salvare la forma, l’apparenza, ma in realtà può escogitare modi che permettano di lasciare intatta la forma e trasgredire nella sostanza. Ciò però non significa che Gesù invece sia un contestatore delle regole. Al massimo Egli contesta l’ipocrisia che ci prende nell’osservarle, ma non di certo dice bisogna vivere le cose senza nessuna regola. Ecco perché la discussione che ne nasce nel vangelo di oggi non è la giustificazione dell’atteggiamento dei suoi discepoli ma l’esame di coscienza che Gesù costringe a fare a coloro che innescano la polemica e muovono critiche. Un po’ come a voler dire: “E’ peggio uno che non si lava le mani prima di mangiare o uno che manca di amore nei confronti del proprio padre o della propria madre?”. Viene da sé la risposta, fermo restando che non sarebbe male lavarsi le mani prima di mangiare.
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