Dall’opera contemporanea di un artista americano la riflessione sulla potenza, poco esplorata, forse, della luce negli spazi sacriIlluminare artificialmente un ambiente nel modo adatto predispone alla preghiera. L’uso della luce nell’arte lo dimostra.
Ho scoperto una chiesa straordinaria in un quartiere periferico di Milano. Si chiama Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa e ospita l’ultima opera di Dan Flavin.
Questo artista americano, su invito di un illuminato – è proprio il caso di dirlo – monsignore, ha piazzato decine di tubi a fluorescenza di diversi colori in punti significativi dell’edificio, trasformando il suo interno in un ambiente surreale, ma decisamente adatto alla preghiera. Entrando, la navata riverbera un bagliore azzurrino che segna lo stacco dal mondo di fuori; in fondo si stagliano, caldi e desiderabili, l’abside e l’altare.
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Immersi nel colore artificiale, viene da pensare a quanto spesso trascuriamo il linguaggio della luce nei nostri luoghi di preghiera, ci accontentiamo di neon adatti a un grande magazzino; sottovalutiamo che non solo il silenzio, ma anche l’atmosfera favorisce la preghiera.
Le celebrazioni che ricordo con maggiore commozione sfruttavano l’illuminazione con sapienza: le tenebre che il venerdì santo spengono le pareti gialle della mia chiesa parrocchiale; l’accensione cadenzata dei faretti, la notte di Pasqua; l’incedere della liturgia delle ore che, nei monasteri, sembra adeguarsi al diverso bagliore del contesto naturale.
Quando i mistici stanno di fronte al mistero, si dice che abbiano una «visione», ossia un’esperienza che ha a che fare in primo luogo coi loro bulbi oculari. Anche Dante Alighieri, nell’ultimo canto della Commedia, giunto al cospetto del Creatore, resta senza parole, ma prova a descriverlo con un gioco di luce.
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Propongo che l’arte spirituale da oggi annoveri tra i suoi strumenti pure le lampadine. I presupposti di questo interesse sono evidenti nei chiaroscuri di Caravaggio, nelle sciabolate di sole che tagliano il rosone delle cattedrali. Con le nuove tecnologie, l’avvento del led, i videoproiettori, l’arte della luce è un universo gravido ancora tutto da inventare… cosa, meglio della fede, può trattare un flebile riverbero come se fosse un materiale?