Una occasione di riflessione collettiva sulle colpe cristiane nella Shoah ma anche sui fulgidi segnali di amicizia e aiuto agli ebrei perseguitatiLa Giornata della Memoria interroga anche i cristiani, sulle loro responsabilità nei confronti delle comunità ebraiche e il loro tragico sterminio, il cosiddetto “Olocausto” o Shoah.
“Cerchiamo di usarla bene, questa memoria. E se la giornata del 27 gennaio non ha raggiunto l’effetto sperato vuol dire che non abbiamo lavorato bene”, diceva la storica Anna Foa, studiosa di storia degli ebrei, intervistata a proposito della Giornata della Memoria nel 2014 da Repubblica. Ma cosa non ha funzionato in questo tentativo di educazione al riconoscimento innanzi tutto di un torto, e poi delle drammatiche condizioni in cui quel torto si potesse compiere? Vale la pena per il cristiano riflettere sui residui di antisemitismo che purtroppo abbiamo ereditato dal passato ma di cui la Chiesa anche grazie al Concilio Vaticano II ha saputo non solo chiedere scusa, ma superare e costruire saldi rapporti con “i nostri fratelli maggiori” come amava definirli San Giovanni Paolo II. E non è insolito se sia il Papa polacco che quello argentino – Francesco – abbiano sviluppato solide amicizie con importanti rabbini e trovato il rispetto nelle comunità ebraiche. L’amore per la Bibbia e nella Bibbia ci unisce.
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Tuttavia ci sono anche figure splendide di coerenza con il meglio della dottrina cattolica e della fedeltà al Vangelo e alla legge morale che si sono opposti a tutti i livelli all’ideologia pagana che era il nazismo e la “religione del sangue” che vedeva nella purezza della razza ariana il proprio scopo, da perseguire ad ogni costo. La Chiesa cattolica è il nemico da abbattere per il regime di Hitler e viene solo dopo gli ebrei nel suo piano di ricostruzione della Germania ad immagine e somiglianza della sua perversa ideologia.
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Un esempio, nel cuore della barbarie nazista, viene dal “Leone di Munster“, il vescovo Clemens Von Galen, che stigmatizzava l’insegnamento amorale della Germania nazista e invita i genitori cattolici a vigilare per il benessere spirituale dei figli.
“Chi in questo tempo viene battuta tra martello ed incudine è la nostra gioventù, quella in crescita, non ancora matura, che è ancora malleabile, tenera. Noi non la possiamo sottrarre ai colpi del martello del paganesimo, dell’ostilità al cristianesimo, ai falsi insegnamenti e costumi.
Cosa viene loro insegnato ed imposto nelle riunioni serali e nelle ore di servizio presso quelle associazioni giovanili, alle quali, come si dice, hanno aderito spontaneamente con il consenso dei loro genitori? Che cosa vengono ad apprendere nelle scuole, che oggi i bambini, senza tener conto della volontà dei genitori, sono costretti a frequentare? Che cosa leggono nei nuovi libri di scuola? Fatevi mostrare, genitori cristiani, i libri, specialmente quelli di storia delle scuole superiori! Sarete atterriti con quale noncuranza della verità storica in essi si cerca di inculcare nei bambini inesperti la diffidenza verso il Cristianesimo e la Chiesa, si cerca di riempirli di odio contro la fede cristiana.
[…] Genitori cristiani, voi dovete occuparvi di tutto ciò, altrimenti trascurate i vostri sacri doveri, altrimenti non potrete reggere dinanzi alla vostra coscienza ed a Colui che vi ha affidato i bambini, affinché li guidiate verso il cielo. Noi siamo l’incudine, non il martello. Voi non potete sottrarre i vostri figli ai colpi martellanti dell’ostilità alla fede e alla Chiesa. Ma anche l’incudine partecipa alla forma. Fate che la vostra casa paterna, il vostro amore e la vostra fedeltà di genitori, la vostra esemplare vita cristiana siano l’incudine forte, resistente, solida ed incrollabile, che accoglie la veemenza dei colpi nemici, che rinvigorisce e consolida sempre di più le forze ancora deboli della gioventù nella santa volontà di non farsi sviare dal cammino verso Dio. Chi in questo tempo è battuto, siamo, quasi senza eccezioni, tutti noi”.
Cardinale Clemens August Von Galen, Vescovo di Munster nel 1941, riferendosi al sistema educativo nazista.
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Ma anche e soprattutto il grande ruolo, segreto e perfino misconosciuto, di Papa Pio XII che fece molto per la comunità ebraica romana e non solo, una posizione che riguarda, assieme al Vicario di Cristo, un po’ tutto il mondo cattolico. Una posizione che si sta chiarendo. Dal canto suo papa Francesco, in un’intervista rilasciata al giornale argentino La Vanguardia ha difeso la memoria del suo predecessore:
«Al povero Pio XII è stato buttato addosso di tutto. Ma bisogna ricordare che prima era visto come il grande difensore degli ebrei. Ne nascose molti nei conventi di Roma e di altre città italiane, e anche nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Lì, nella stanza del Papa, sul suo stesso letto, nacquero 42 bambini, figli di ebrei e di altri perseguitati rifugiatisi lì. Non voglio dire che Pio XII non abbia commesso errori – anche io ne commetto molti – ma il suo ruolo va letto nel contesto dell’epoca. Era meglio, per esempio, che non parlasse perché non uccidessero più ebrei, o che lo facesse? Voglio anche dire che a volte mi viene un po’ di orticaria esistenziale quando vedo che tutti se la prendono con la Chiesa e con Pio XII e si dimenticano delle grandi potenze. Lo sa che conoscevano perfettamente la rete ferroviaria dei nazisti per portare gli ebrei ai campi di concentramento? Avevano le foto. Ma non bombardarono quei binari. Perché? Sarebbe bene che parlassimo un po’ di tutto» (Aleteia, 23 gennaio 2017).
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