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Prima meccanico, poi medico e “angelo del fango”. Ma il Signore aveva immaginato per lui un’altra strada

Card. Gualtiero Bassetti
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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 23/01/18
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Che storia dietro la vocazione del cardinale Gualteri Bassetti! Ha lavorato in officina, ed era pronto a studiare per intraprendere la carriera di dottore. Ma alla fine qualcosa è cambiato. Ed è diventato un “pastore con l’odore delle pecore”

Da angelo del fango a cardinale degli ultimi. Gualtiero Bassetti, da qualche mese presidente della Conferenza Episcopale Italiana, è uno dei porporati creati da Papa Francesco. E che ne rispecchiano il suo stile pastorale.

Fabio Marchese Ragona traccia il profilo di Bassetti in “Tutti gli uomini di Francesco” (edizioni San Paolo).

Il salvataggio di Nonna Rosa

Don Gualtiero, racconta Marchese Ragona, sapeva perfettamente cosa significa “porgere la mano”. Lo aveva fatto già da ragazzo: era stato, infatti, un angelo del fango, nel 1966, durante la terribile alluvione di Firenze. Aveva 24 anni, era un prete novello e, grazie all’aiuto di alcuni ragazzini, aveva salvato anche delle vite umane. In particolare, aveva salvato Nonna Rosa, un’anziana bloccata in casa che non voleva saperne di andare via.



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Compagni orfani

La sua vocazione però era nata già durante gli anni della scuola e tra la gente semplice e povera di Fantino, una minuscola frazione del Comune di Marradi sull’Appennino tosco-romagnolo. Gente duramente ferita dalla guerra. Ho fatto le scuole elementari in una classe dove quasi tutti gli alunni erano orfani: molti dei padri di quei ragazzi, infatti, erano stati uccisi da una rappresaglia tedesca.

Il meccanico di biciclette

«Lì capii, immediatamente e senza troppe spiegazioni, il valore della vita e dove può arrivare in guerra la crudeltà degli uomini – ricorda il cardinale – Alla fine delle scuole elementari mio padre aveva pensato di mandarmi a lavorare nell’officina del meccanico di biciclette del paese. Ma il Signore aveva immaginato per me un’altra strada».



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Da medico a sacerdote

Il parroco, don Giovanni Cavini, convinse, infatti, suo padre a farlo studiare: prima le scuole medie e poi il liceo. «Entrai in seminario con l’intento di diventare un medico. Ma poi a un certo punto, vedendo che i miei compagni che stimavo di più sceglievano di fare il prete, feci a me stesso il discorso di Sant’Agostino nelle Confessioni: “E veramente questi e queste ne sono capaci per virtù propria o non piuttosto grazie al Signore Dio loro?”».

La cura dell’anima

«Anche io, dunque, potevo fare questa scelta. Una scelta – prosegue Bassetti – che non si fondava sulle mie sole forze ma sull’aiuto gratuito di Dio. Mi sarebbe piaciuto fare il medico, ma in fondo ora comprendo che avevo lo stesso interesse antropologico: da medico avrei curato il corpo, da sacerdote mi sono preso cura dell’anima dell’uomo».

“Sempre sotto il piedistallo”

Lo ha fatto per anni a Perugia, dove la gente lo ama e lo considera ancora un punto di riferimento, nonostante gli impegni da Presidente della CEI. «Dire che il lavoro è raddoppiato è forse una bugia – ammette il cardinale – Perché in alcuni giorni ho la sensazione che sia addirittura quadruplicato. Ma vale la stessa riflessione che feci da giovane: senza l’aiuto di Dio non potrei far nulla. Ogni giorno ripeto a me stesso: sono solo un servo della Vigna del Signore e niente di più. Un servo chiamato per l’appunto a servire e non a salire su un trono. Anzi, casomai, come diceva don Divo Barsotti, sono chiamato “a stare sotto il piedistallo” e a portare il peso della responsabilità».


GUALTIERO BASSETTI
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“Fedeli allo spirito del Vangelo”

Don Gualtiero quindi non può esimersi da alcuni suggerimenti per i colleghi vescovi. «Oggi il bisogno principale dei vescovi consiste nel mettere sempre al primo posto la propria vocazione: quella di essere padri e pastori della Chiesa, rifuggendo da ogni forma di gratificazione superflua. Non ci sono, dunque, particolari strategie pastorali da adottare, ma c’è la necessità inderogabile di essere fedeli allo spirito del Vangelo. Essere “pastori con l’odore delle pecore” senza farsi risucchiare dalla mondanità è molto più che una bella citazione di Papa Francesco imparata a memoria. È un dovere spirituale, è una missione da mettere in pratica ogni giorno».

“Coraggio Rosina…”

Lui un “pastore con l’odore delle pecore” lo è. L’autore racconta di un pranzo a Perugia con i bisognosi, con gli ultimi in cui Don Gualtiero passa tutto il tempo a girare tra un tavolo e l’altro a dare parole di conforto. Il suo pranzo lo passa ad alcuni poveri

«Coraggio Rosina, fai una scorpacciata di brodo che questo ti scalda lo stomaco», aveva detto sorridendo il cardinale alla scheletrica vecchina. Non aveva toccato nemmeno la frutta don Gualtiero. E il panettone lo aveva distribuito ai giovani immigrati seduti accanto a lui. Senza mangiarlo. Era impegnato in cose più importanti: a stringere le ultime mani e a consolare chi cercava un po’ di conforto in quella giornata fatta di speranza. Dopo i saluti e la benedizione finale al microfono, il Presidente della CEI aveva indossato il cappotto e stava per andare via. Doveva raggiungere alcuni volontari a Città della Pieve per una tombola benefica.

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