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Andare a convivere prima del matrimonio: cosa ne pensa la Chiesa

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Claire de Campeau - pubblicato il 22/01/18
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In un’epoca in cui la convivenza prima del matrimonio è sempre più frequente, qual è il parere della Chiesa sull’argomento, e per quali ragioni? Che cosa pensare di un “periodo di prova” prima di impegnarsi per la vita?

Poiché la società s’è evoluta tanto rapidamente quanto i costumi, sono numerose le giovani coppie che vanno a convivere prima di impegnarsi – o no… – per la vita. Studi protratti, affitti elevati, paura della solitudine, moltiplicazione delle conquiste amorose e dunque complicazione della scelta da porre… I fattori sono numerosi, per spiegare queste coabitazioni prima del matrimonio. Ma che cosa ne pensa la Chiesa? Che cosa consiglia a riguardo?

Ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica

La situazione di concubinato, anche nota come “unione libera”, viene evocata molto chiaramente nel Catechismo della Chiesa Cattolica:

Si dà unione libera quando l’uomo e la donna rifiutano di dare una forma giuridica e pubblica a un legame che implica intimità sessuale.

Ne consegue una definizione precisa dell’espressione “unione libera”, giudicata “fallace”, e delle sue implicazioni:

Che cosa può significare un’unione nella quale le persone non s’impegnano l’una verso l’altra e testimoniano così una mancanza di fiducia – verso l’altro, verso sé stessi o verso l’avvenire? L’espressione copre situazioni differenti: concubinato, rifiuto del matrimonio in quanto tale, incapacità di legarsi con impegni a lunga durata.

Dopo aver definito i termini, il catechismo richiama il punto di vista della Chiesa a questo riguardo, e lo giustifica:

Tutte queste situazioni offendono la dignità del matrimonio; esse distruggono l’idea stessa di famiglia; affievoliscono il senso della fedeltà. Sono contrarie alla legge morale: l’atto sessuale deve aver luogo esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di quest’ultimo, esso costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla comunione sacramentale.

Segue una risposta all’obiezione frequente del “diritto a” provare, come la formulano dei cattolici innamorati e che hanno il desiderio, ovvero l’intenzione, di sposarsi più in là:

Quali che siano la fermezza del proposito di quanti s’impegnano in rapporti sessuali prematuri, questi non permettono di assicurare nella sincerità e nella fedeltà la relazione interpersonale di un uomo e di una donna, e specialmente di proteggerli dalle fantasie e dai capricci.

Congregazione per la Dottrina della Fede, Persona humana 7

L’unione carnale non è moralmente legittima se non quando s’è instaurata una comunità di vita definitiva tra l’uomo e la donna. L’amore umano non tollera “la prova”. Esso esige un dono totale e definitivo delle persone tra di loro (cf. Familiaris Consortio 80). L’unione libera viene quindi qualificata «di offesa grave alla dignità del matrimonio».

L’invito di Papa Francesco

Nella sua esortazione apostolica Amoris Lætitia, pubblicata l’8 aprile 2016, Papa Francesco propone una nuova pedagogia destinata alle famiglie. Egli desidera farsi carico delle fragilità umane e non negare la realtà delle nostre essitenze. Il Santo Padre vi ricorda che la Bibbia «abbonda di famiglie, generazioni, storie d’amore e crisi famigliari», e considera che la Parola di Dio non deve rivelarsi

come una sequenza di tesi astratte, ma come una compagna di viaggio, anche per le famiglie che sono in crisi o si sono confrontate con una sofferenza o l’altra, e mostra loro la destinazione del cammino.

Amoris lætitia 22

In seguito alla pubblicazione di questa esortazione apostolica, alcuni media hanno visto in Papa Francesco il Papa progressista che avrebbe fatto «evolvere le disposizioni della Chiesa» e mutare d’avviso a proposito di un grande numero di questioni sociali.

Riguardo all’“unione libera”, Papa Francesco non rimette in discussione la dimensione fondamentale del matrimonio. Del resto, sull’argomento del progresso e dell’evoluzione dei costumi il Papa ribatte, senza appello:

In quanto cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio per non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda o per complesso d’inferiorità davanti alla dissoluzione morale e umana.

Papa Francesco non annacqua l’insegnamento della Chiesa. Semplicemente, egli rifiuta di imporre «norme per principio d’autorità», e desidera spiegare la bellezza e l’importanza del sacramento del matrimonio, «presentando le ragioni e le motivazioni» per far comprendere a tutti la sua necessità… e la vacuità dell’“unione libera”. Così facendo egli spera di far sì che «le persone siano meglio disposte a rispondere alla grazia che Dio offre loro».

Egli non esita a ricordare che il matrimonio

non è una convenzione sociale […] né il semplice segno esteriore di un impegno,

ma bensì

un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi.

Ecco la ragione per cui la preparazione al matrimonio deve essere presa molto sul serio dai preti. Infine, egli insiste sul fatto che il matrimonio non è che un principio di percorso, e non un compimento. Il matrimonio

lancia in avanti, con la decisione ferma e realista di attraversare insieme tutte le prove e i momenti difficili.

Alcuni non mancano di richiamare la famosa frase pronunciata dal Papa il 16 giugno 2017 nella Basilica Lateranense durante il Congresso ecclesiale della diocesi di Roma:

Eppure, dico veramente che ho visto tanta fedeltà in alcune convivenze, tanta fedeltà; e sono sicuro che questi sono dei veri matrimonio, che hanno la grazia del matrimonio proprio per la fedeltà che si portano.

In questo passaggio il Papa giustificherebbe l’unione libera? Piuttosto la prende in considerazione per meglio spiegare l’importanza di preparare i giovani, ma veramente, al sacramento del matrimonio. Spiegarne le condizioni, gli scopi, la bellezza delle sue grazie. Evitare i matrimoni troppo rapidi come quelli mai pronunciati «per paura di perdere la nostra libertà», come dicono molti. Se il Papa paragona alcune unioni libere a dei matrimoni, lo fa certamente per spiegare che il matrimonio non costringe, non condanna alcuno ma al contrario, non è che un punto di partenza, un inizio, un ritrovarsi in due – come in una unione libera ma con molto più di questo: tale principio di vita a due è deposto davanti al Signore e si affida alla Provvidenza.

In Amoris lætitia si spiega pure che

Altre forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale [quello del matrimonio cristiano, N.d.R.], ma alcune lo realizzano almeno in parte e per analogia. I Padri sinodali hanno affermato che la Chiesa non cessa di valorizzare gli elementi costruttivi in queste situazioni che non corrispondono ancora, o che non corrispondono più, al suo insegnamento sul matrimonio.

Che pensare di questo punto di vista, a prima vista perlomeno sorprendente, da parte del nostro Papa?

Papa Francesco sembra andare a cercare la società lì dove essa si trova attualmente (ci sono sempre meno persone che si impegnano nel matrimonio), per proporle questo ideale di matrimonio cattolico e spiegargliene la forza e la bellezza. Chi potrebbe pretendere che certe unioni libere non assomiglino, nella loro forma e nel profondo, a un matrimonio? Ma stiamo qui parlando di casi eccezionali, e il Papa vorrebbe proporre una soluzione di impegno affidabile, vocazionale e perenne, accessibile a tutte le persone impegnate di buona volontà e di buone intenzioni, nel loro amore condiviso.

Malgrado i propositi di Papa Francesco, che parlano alla nostra epoca e tentano di andarla a cercare nelle sue debolezze e nella sua mancanza di punti di riferimento, la Chiesa non potrebbe comunque incoraggiare la convivenza prima del matrimonio. La quale è comunque un’abitudine sempre più frequente, malgrado il fatto che abbia abbondantemente mostrato i suoi limiti: separazioni sempre più rapide, un impegno che non si pronuncia, bambini che nascono da due persone che non sono “una cosa sola”, un amore offerto ma senza il dono fedele di sé all’altro, per la vita, nella buona e nella cattiva sorte…

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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