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La conversione di sant’Angela da Foligno, un modello per tutti

Saint Angela of Foligno

Angela da Foligno: «Quale che sia la virtù che desiderate, pregate. E pregate leggendo nel libro della vita, cioè nella vita dell'uomo-Dio Gesù. Se volete vincere, pregate».

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Isabelle Cousturie - pubblicato il 05/01/18
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Conoscere le imperfezioni della sua vita in 18 passi… la prima fase indispensabile di fronte al pericolo che corriamo tutti – quello di vivere come se Dio non esistesse.

Niente lasciava supporre che Angela (1248-1309) diventasse una delle prime grandi mistiche della Chiesa cattolica. Eppure… Dopo una vita mondana e frivola, lontano da Dio, la non-più-giovanissima umbra si convertì, all’età di 37 anni. Fare memoria della successione delle esperienze di quella che la Chiesa considera come «una delle più belle incarnazioni dell’ideale francescano» – in effetti la sua conversione è cominciata sui passi di san Francesco d’Assisi – non può che aiutarci a renderci più attenti ai segni coi quali il Signore «tocca la nostra anima» e «insegna la via verso Dio e con Dio, nella comunione col Cristo crocifisso» – sottolineava Benedetto XVI nel 2010, in un’udienza generale.

È vero, Angela si era convertita ma il suo cammino spirituale per arrivare a riconoscere le imperfezioni della sua vita – una fase indispensabile – fu lungo: 18 tappe, o “mutazioni”, come le chiama lei, vale a dire poco più della metà del percorso (30 tappe in tutto) per arrivare al traguardo, cioè entrare in comunione perfetta con Dio e vedere la propria vita trasformata in amore e gioia, in «unione totale con la Trinità», come Dio non ha cessato di prometterle attraverso le di lei preghiere costanti.

E fin dal principio, Dio le offrì un magnifico compagno di strada: san Francesco, morto due secoli prima della sua nascita. Angela lo vedeva “realmente”, seguiva i suoi consigli. Sotto le sue direttive, ella moltiplica le meditazioni e gli atti di spoliazione – fino a cadere ella stessa nella povertà –, gli atti di penitenza e le austerità.

Il primo passo, una fase di instabilità

Ma più Angela avanzava nella conversione e imparava a riconoscere le imperfezioni della sua vita, più sentiva salire dentro di sé il sentimento di essere ancora più “indegna” di Dio e di meritare l’inferno. Ci avrebbe messo del tempo per liberarsene. Come dice Benedetto XVI, è la fase dell’«equilibrio instabile tra l’amore e il dolore». Le prime tappe della sua “mutazione”, come avrebbe tentato di parlarne al suo confessore. Fase che possiamo riassumere in tappe-cerniera e utilizzare come strumento per “sentire”, come Angela, i segni della presenza di Dio nelle nostre vite, quali che siano i modi in cui Egli li esprima in ogni uomo.

Il riconoscimento dei peccati

Come Angela, guardare i propri peccati e acquisirne la conoscenza. Un primo passaggio che ha fatto “tremare” la beata e l’ha fatta molto piangere – in quel momento si credeva “dannata” per l’eternità.

Confessione e penitenza

Questo riconoscimento dei peccati fa male: si ha vergogna e il disvelamento ci sbalza all’indietro. «Arrossii per la prima volta», dichiara Angela: «La mia coscienza non cessa di grondare». Bisogna cercare il confessore che possa comprendere, uno col quale si possa parlare e che ci aiuti a far passare la vergogna. Angela ebbe la visione di san Francesco ad aiutarla, ma è sufficiente pregare con fervore. Però – avverte la beata – anche dopo un’accurata confessione, l’assoluzione non scaccerà subito l’amarezza e il dolore. E neanche la penitenza.



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Considerazione della misericordia

Angela soffriva e piangeva come se non ci fosse stato un domani, ma all’improvviso apparve un bagliore. La donna veniva rischiarata dalla divina misericordia ed esperiva ciò che l’ha «strappata dall’inferno».

Conoscenza profonda dei propri difetti

La misericordia di Dio è cosi “rischiarante” che si diventa capaci di vedere tutti i propri difetti. Il sentimento di colpa prende allora il sopravvento e, come avvenne in Angela, può crescere la certezza di meritare l’inferno.

Riconoscersi colpevoli

Angela prese coscienza dei suoi peccati e si sentì colpevole:

Offendendo il creatore avevo offeso tutte le creature… Tutti i miei peccati mi tornavano profondamente alla memoria, e nella confessione che ne facevo a Dio li soppesavo profondamente.

Poi, tutt’a un tratto, Angela sentì su di sé la pietà di tutte le creature e di tutti i santi. Ricevette in dono come «un grande fuoco d’amore» e «la forza di pregare» come non aveva mai pregato.

La vista della croce

Angela conobbe la grazia speciale dello «sguardo sulla croce». Ma la visione, benché dolorosa, era ancora confusa, «insipida» – disse lei.

Conoscenza di Gesù Cristo

A questo stadio il neo-convertito, come Angela, prende coscienza più profondamente del modo in cui Gesù Cristo è morto per i peccati degli uomini, ma come lei dubita ancora dei suoi benefici. La profondità dell’intelletto arriva più tardi. Questa è l’ora della spoliazione, dello strattonamento tra le promesse che si vogliono fare e la paura di farle, di darsi tutti interi. Fino a quando non si spezza ogni resistenza.

La via della croce

Così spogliata e rischiarata, la via spinosa della croce, con le tribolazioni della vita, si appiana. Il convertito comincia a sentirsi più leggero, più libero. La sua volontà è entrata nel cuore di Dio e la volontà di Dio nel suo cuore.

Lacrime e Passione

Dio mostra allora le sue piaghe. Alcune visioni di Cristo crocifisso avrebbero portato Angela a toccare le vette della vita mistica, in crisi violente che sarebbero giunte a spaventare gli amici. Angela visse totalmente la passione di Cristo – e questa la rimandava ai propri peccati.

Il cuore di Cristo si rivela

Cristo si mostrò ad Angela e le diede una conoscenza più profonda di sé. «Ecco il luogo senza menzogna, il luogo in cui tutto è verità», le dice mentre lei sta pregando. Angela sentì per la prima volta una grande consolazione, si sentì lavata. La sequela, la fede e la preghiera sostenevano ormai il suo cammino. La dolcezza di Dio la penetrava «dentro nel cuore, fuori nel corpo» – rivelò la beata.

La speranza

Al diciassettesimo stadio della sua conversione, Angela non disperava più: sperava. Soffrendo e amando. Nel suo “Libro delle visioni e istruzioni” parla di «umiltà», di «luce e silenzio» di fronte agli «avversari della verità». Da consumarsi generosamente, come il cibo, per riempire il «nulla» interiore che ormai ha tanta sete «d’immensità divina».

La conversione di Angela era cresciuta. Il perdono divino le appariva ora come dono gratuito dell’amore del Padre.

Se tu vedessi il mio cuore, saresti assolutamente costretto a fare tutto ciò che Dio vuole, perché il mio cuore è quello di Dio e il cuore di Dio è il mio,

scrisse a un confidente spiegandole la sua conversione.

Per gustare le esperienze per le quali Angela da Foligno è passata prima di conoscere le imperfezioni della sua vita, strutturate in 18 “passi” ben definiti, leggere il Libro delle visioni e delle istruzioni della Beata Angela da Foligno.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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