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E’ possibile farsi fare la catechesi da un robot?

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 03/01/18
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A Padova Don Marco Sanavio si prepara a sperimentare per la prima volta la “pastorale mediata dalla robotica”

E’ possibile fare pastorale con i robot? Nella diocesi di Padova si sta avviando un primo progetto sperimentale.

Il 27 dicembre, all’interno dell’Aula Paolo VI, in occasione dell’udienza generale del mercoledì, l’informatico Roberto Mancin dell’Università di Padova che lavora ai progetti dell’ospedale pediatrico patavino, la pediatra Beatrice Dalla Barba e don Marco, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova, hanno presentato a Papa Francesco il primo progetto di “Pastorale mediata dalla robotica“.

«Si tratta – spiega don Sanavio – di un progetto sperimentale che si focalizza sul concetto di presenza. Anche nella mediazione elettronica è possibile la telepresenza anche in momenti di didattica della religione». Papa Francesco ha accolto con simpatia il piccolo robottino presentato dal dottore Mancin in attesa di un potenziale incontro con automi più evoluti (Il Gazzettino 28 dicembre).

Dottore Mancin, Della Barba e Papa Francesco

Dottore Mancin, Della Barba e Papa Francesco

Come è nata e qual è l’obiettivo della pastorale

L’idea di fare pastorale con i robot affonda le radici nel giugno 2016 quando un gruppo di operatori del web, cristiani provenienti da vari paesi europei, hanno dato vita nella città svedese di Goteborg,  al ventunesimo convegno Ecic (European Christian internet conference) che ha trattato proprio di robotica, concetto di presenza ed educazione alla fede.

Una delle relazioni più interessanti del meeting, al quale era presente anche don Marco Sanavio, è stata quella tenuta da Peter Ljungstrand e Magnus Eriksson di “The Interactive Institute” di Goteborg un ente che testa novità tecnologiche mirate ad innalzare la qualità di vita.



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Il robot nelle case di riposo luterane

Ad esempio si stanno sperimentando forme di telepresenza con gruppi di anziani residenti in istituti di riposo gestiti dalle Chiese luterane del Nord Europa, così da consentire loro di visitare musei e mostre tramite un agile automa attrezzato di connessione audio/video.

Che differenza c’è tra questa modalità e un filmato che illustri le opere d’arte? L’interazione in tempo reale, il robottino inviato all’esposizione di opere artistiche si può muovere secondo i desideri degli anziani, può soffermarsi a lungo, osservare più da vicino e fare la fila qualora ci sia qualcuno che sta osservando le opere d’arte davanti a lui. In pratica realizza una vera e propria presenza a distanza, con tutti i pro e i contro dell’ingombro di un corpo di cortesia.

Incontri di preghiera

Analogamente questi robot possono prendere parte ad incontri di preghiera, occupando un posto ben preciso nella sala e trasmettendo immagini e suoni alle persone collegate in diretta tramite questi “corpi di cortesia”.



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Rubella e il “Buon samaritano”

Un altro esperimento proposto dall’Interactive Institute ha riguardato un piccolo robottino zoomorffo, un cagnolino al quale erano stati inseriti sotto il pelo sintetico alcuni led rossi per simulare una malattia.  L’hanno chiamato “Rubella” (rosolia) per evidenziare lo stato patologico dell’automa. Gli utenti che venivano a contatto con questo robottino si preoccupavano subito di comprendere il senso dei puntini rossi che comparivamo sotto il pelo.

I ricercatori hanno esposto l’automa all’ingresso di alcune chiese e hanno notato che i piccoli utenti che si avvicinavano al cagnolino attivavano spontaneamente una forte dimensione di cura. All’uscita, dopo aver ascoltato la parabola del “Buon samaritano” proclamata in chiesa, chi era entrato in contatto con l’automa si dimostrava nell’interazione con i ricercatori più  predisposto all’accudimento di altri esseri umani.

L’esperimento dell’ospedale di Padova

Questo singolare esperimento dimostra che l’educazione alla fede comunicativa oggi può avere a che fare anche con una complessa interazione con la presenza mediata dalla robotica.

E’ quello che sperimentano ogni giorno alcuni operatori che interagiscono con bambini ospiti dell’Ospedale pediatrico di Padova e cercano di coinvolgere i piccoli e spiegare loro le procedure mediche attraverso i “corpi di cortesia” o tentano di metterli in connessione con l’esterno attraversi di essi (il robottino che si usa in ospedale è stato chiamato “Pepper“).

App bibliche e telepresenza

I primi esperimenti di integrazione con app bibliche e ipotesi di telepresenza sono stati teorizzati da don Marco Sanavio nel progetto sperimentale consegnato a papa Francesco ii 27 dicembre. Il percorso è stato costruito sulla tesi di Elisa Baldo, recentemente laureatasi come educatrice professionale sulla Robot Therapy e dal dottore Mancin, che da tempo si occupa di robotica all’interno dell’Ospedale pediatrico di Padova.



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Perché i robot sono utili alla fede

«Le mediazioni tecnologiche – spiega Sanavio – estendono il concetto di presenza e anche se il corpo in carne ed ossa rimane il veicolo principale per la trasmissione della fede, i “corpi di cortesia” (robot) possono favorire alcune condizioni per sostenerla. Basti pensare alle mediazioni televisive o alle radio devozionali».

Don Marco Sanavio tra Mancin e Della Barba

Non una semplice lezione di religione

Il direttore dell’Ufficio Comunicazione della diocesi di Padova sta portando a termine una tesi di licenza in teologia sul concetto di presenza nella pastorale mediata dall’elettronica e dalla robotica. «Si tratta di comprendere quanto il concetto di presenza sia reso reale dalle mediazioni tecnologiche di vario genere. Non si tratta di assistere ad un momento di didattica della religione o di celebrazione guardandolo passivamente da uno schermo digitale ma di un vero e proprio ingombro di “corpi di cortesia” che si muovono su indicazione del loro proprietario, parlano con la sua voce, prolungano la sua vista e ne replicano alcuni gesti di base».



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Oltre il corpo fisico

Sanavio fa un esempio pratico: «Un ragazzo gravemente malato e costretto a letto può partecipare e interagire realmente all’interno di un gruppo di catechesi? Al momento non ho una risposta chiara e definitiva ma preferisco rimanere nella sospensione della domanda che richiede ancora approfondimenti seri. La Chiesa da sempre sperimenta forme di presenza che non sono solo quelle del corpo fisico, e penso possa interrogarsi seriamente anche da queste nuove forme di telepresenza».

 

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