Negli Usa le dichiarazioni di padre Gregory Greiten hanno suscitato un ampio dibattito
Un coming out che fa ancora discutere. Padre Gregory Greiten, sacerdote nel Wisconsin, 52 anni, lo scorso 17 dicembre si è presentato davanti ai suoi parrocchiani della Saint Bernadette Catholic Parish di Milwaukee per dichiarare la propria omosessualità. «Sono gay e sono un prete cattolico romano», ha detto spiegando di non avere intenzione di lasciare il sacerdozio. La notizia è stata riportata dal Journal Sentinel (18 dicembre), e ripresa su molti media americani e internazionali.
Le parole del vescovo su Padre Gregory
Il giorno dopo in un articolo pubblicato sul National Catholic Reporter (18 dicembre) si legge che la scelta del sacerdote ha ricevuto non soltanto, per quanto si sa, il plauso dei parrocchiani ma anche una tiepida approvazione dell’arcivescovo di Milwaukee, monsignor Jerome Listecki, almeno per il coraggio di aprirsi e fare outing. «Noi sosteniamo padre Greiten nel suo percorso – ha detto il vescovo – e raccontiamo la sua storia per comprendere e vivere con lui il suo orientamento sessuale».
“Comprensione e compassione”
«Come insegna la Chiesa – ha voluto comunque ribadire il presule, citando il Catechismo – chi ha un’attrazione per persone dello stesso sesso deve essere trattato con comprensione e compassione. Come preti che hanno fatto una promessa al celibato, sappiamo che ogni settimana ci sono persone nei nostri banchi che lottano con la questione dell’omosessualità» (New Ways Ministry, 20 dicembre).
Il precedente di Chicago
Quello di Padre Gregory è un caso che ne segue altri negli Usa. Uno dei coming out più clamorosi è avvenuto nel 2016 quando Padre Michael Shanahan, un noto sacerdote dell’Arcidiocesi di Chicago, disse apertamente ai fedeli di essere omosessuale (Washington Post, 31 gennaio 2016).
Anche in quell’occasione il cardinale di Chicago Blase Cupich ha mostrato sensibilità per la confessione del sacerdote, ribadendo, al contempo, attraverso un portavoce, che la diocesi sostiene «tutti i nostri sacerdoti mente vivono le promesse che hanno fatto il giorno della loro ordinazione» (Cbs Chicago, 1 febbraio 2016).
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La confessione del prete
Padre Gregory, dal canto suo, ha dichiarato che «fin dai giorni del seminario negli anni 80, mi è stato insegnato che l’omosessualità è qualcosa di disordinato, indicibile, qualcosa da punire. Gli amici con ‘amicizie particolari’ sono stati immediatamente rimossi dalla scuola a causa di ‘problemi familiari’. Durante il mio ultimo anno, un frate condusse un’indagine per cercare di identificare e punire gli studenti sessualmente attivi».
“Mi volevano mettere al tappeto”
Dopo essere stato interrogato, prosegue, «mi è stato detto direttamente che se fossi stato sorpreso a parlare di questo con altri, sarei stato congedato immediatamente dalla scuola. A causa della cultura della vergogna e della segretezza intorno alle questioni sessuali in seminario, gli studenti vivevano nella paura e si sentivano costretti a rimanere in silenzio. Era evidente che la dirigenza voleva che tutto fosse messo sotto il tappeto. È stato in questo ambiente segreto che sono cresciuto».
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Le parole del papa sui gay
Sul modo in cui la Chiesa debba rapportarsi con le persone con tendenza omosessuale, Papa Francesco era intervenuto confermando quanto già ribadito chiaramente dai suoi predecessori: «Le persone – esorta infatti il pontefice – si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona con questa condizione è davanti a Gesù, Gesù non la manda via perché è omosessuale».
https://www.youtube.com/watch?v=8wIARSW1-1s
Il documento ufficiale
Per quanto riguarda il vescovo Listecki, la sua citazione del Catechismo è corretta: certo vale per tutti i fedeli, ma per quanto riguarda i preti bisogna ricordare quanto indica l’Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri.
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“Accolte con delicatezza”
«Per quanto concerne le tendenze omosessuali profondamente radicate – si legge – che si riscontrano in un certo numero di uomini e donne, sono anch’esse oggettivamente disordinate e sovente costituiscono, anche per loro, una prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e delicatezza; a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare».
“Non ammesse al Seminario”
«Alla luce di tale insegnamento – recita il documento – questo Dicastero, d’intesa con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay».
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“Cammini per ripartire dalle proprie ferite”
Insomma, come scrive Costanza Miriano sul suo blog (29 dicembre), «la Chiesa non dice che è qualcosa di indicibile ma anzi incoraggia il guardare con verità alla propria storia, e propone dei cammini per partire con onestà dalle proprie ferite, che sono sempre delle chiamate: per tutti, perché tutti siamo feriti, e la Verità ci fa liberi. E’ dalla nostra particolare e unica ferita che passa Cristo, da quel punto in cui ci scopriamo particolarmente non autosufficienti. Solo nella Chiesa ci sono persone veramente libere e veramente felici, perché solo Cristo ti dice chi sei davvero, ma ti ama lo stesso».
I 5 obiettivi di Courage
Tra i cammini citati dalla Miriano, c’è ad esempio, Courage, un apostolato della Chiesa Cattolica, che offre «accompagnamento spirituale alle persone con attrazione per lo stesso sesso ed ai loro cari».
Cinque gli obiettivi di Courage per i suoi membri:
1. Vivere una vita casta secondo l’insegnamento della Chiesa Cattolica sull’omosessualità (Castità)
2. Dedicare integralmente la propria vita a Cristo attraverso il servizio agli altri, la lettura spirituale, la preghiera, la meditazione, la direzione spirituale individuale, la partecipazione frequente alla Messa e la ricezione frequente dei sacramenti della Riconciliazione e della Santa Eucaristia (Servizio)
3. Promuovere uno spirito di comunione in cui tutti possano condividere pensieri ed esperienze, e così garantire che nessuno debba affrontare i problemi dell’omosessualità da solo (Fratellanza)
4. Essere consapevoli della verità che le amicizie caste sono non solo possibili ma necessarie in una vita cristianamente casta e in questo modo aiutarsi reciprocamente per instaurarle e sostenerle (Amicizia)
5. Vivere una vita che possa servire da buon esempio per gli altri (Testimonianza).
Courage, si legge sul portale ufficiale, gode dell’approvazione della Santa Sede, oggi conta più di 125 succursali e punti di contatto in tutto il mondo, sono più di 1500 le persone che partecipano ai suoi Listservs, e centinaia di persone alla settimana ricevono assistenza dalla sede principale e attraverso il sito web.
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