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Cosa fai per cambiare l’ambiente che ti circonda?

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Carlos Padilla - pubblicato il 19/12/17
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È Natale. Sono Natale. Posso avvicinare il cielo alla terra. O rendere l’inferno più presenteSo che è possibile cambiare alcune cose. Non molte, in realtà, ma qualcuna sì. So che posso creare qualcosa di diverso con il mio atteggiamento, con le mie parole, con il mio esempio. Posso farlo bene o male. Posso creare intorno a me un’atmosfera che eleva e guarisce. O essere responsabile di un’atmosfera da pantano che ferisce e fa sprofondare.

Sembra semplice fare le cose bene, ma non lo è sempre. Ci provo e fallisco. Lo faccio male. Una parola mal detta. O forse l’orgoglio. O quasi senza rendermene conto la mia ferita sanguina. L’ira mi esce dalla bocca. Non mi capisco. Vorrei fare tutto bene e poi rovino le cose.

So che le persone ferite feriscono. Io sono ferito, e ferisco. Vorrei contribuire con le mie parole a portare il cielo sulla terra. Abbracciare anziché allontanare. Essere casa anziché deserto.

Voglio creare un pezzo di Paradiso intorno a me. Quanto mi costa farlo! Ho sicuramente bisogno di avere Dio più dentro di me perché ciò che desidero diventi realtà. Alla fin fine una persona dà ciò che ha dentro. E se ho dentro l’amore di Dio darò amore.

Madre Teresa di Calcutta diceva a un giovane sacerdote: “Credi che potrei vivere la carità se non chiedessi ogni giorno a Gesù di riempire il mio cuore con il suo amore? Senza Dio siamo troppo poveri per aiutare i poveri”.

Ho bisogno di avere dentro Dio per dare amore. Ho bisogno di trascorrere più ore davanti a Dio in silenzio per portare il Paradiso sulla Terra. Vorrei vedere Maria che agisce nella mia anima. Voglio che la sua presenza materna cambi i miei pensieri e le mie parole, vinca il mio orgoglio e mi renda più mite e umile di cuore.

Padre Kentenich diceva che Maria ha il carisma di diffondere intorno a sé un’atmosfera soprannaturale purificata, ideale, per mantenerci eternamente giovani e freschi, malleabili e aperti, per darci un olfatto fine per tutto ciò che è autentico, per tutte le cose grandi secondo la visione di Dio, per conservare gli ideali, rafforzarli e farli agire in noi.

Ella può farlo in me. Può farlo nella mia famiglia, nel mio lavoro, nel mio ambiente. Se glielo permetto. So che ci sono luoghi in cui mi sento triste. Le critiche, la mancanza di speranza, il modo di vedere la vita, i commenti sugli assenti, lo sminuire le persone, gli scherzi, gli scandali.

Non ci sono temi di conversazione che elevano. Non c’è un’atmosfera di cielo. E mi lascio portare dal fetore del pantano. Tutto questo non mi aiuta a elevare l’anima. Non tira fuori il meglio di me. Quelle atmosfere di pantano non fanno crescere la vita.

Ci sono anche altri luoghi, lo so, luoghi in cui l’atmosfera è più vicina al cielo. In loro Maria rende possibile un pezzo di Paradiso. Ci sono persone che portano il cielo dipinto nell’anima e lo contagiano. Quando parlano e quando tacciono. Quando servono e quando amano.

Vorrei cambiare il mio sguardo e le mie parole per essere un seminatore di famiglie in cui ci sia più luce. Spazi familiari in cui una persona vuole donarsi e crescere. In cui i commenti elevano. E le risate sollevano l’anima. Mi piace pensare che posso renderlo possibile.

È Natale. Sono Natale. Posso avvicinare il cielo alla terra. O rendere l’inferno più presente.

Quando padre Kentenich è arrivato al campo di concentramento di Dachau, una guardia gli ha detto che non aveva visto Dio lì. Lui ha risposto: “Sicuramente hai visto il demonio”.

Posso rendere visibile Dio o il demonio. Per questo decido di guardare Maria in Avvento. Le chiedo di riempirmi di pace, per poter dare pace.

Mi sorprende che una grotta per animali possa diventare un palazzo alla presenza di Maria, di Giuseppe, di Gesù. Una mangiatoia sporca, l’ultimo luogo in cui sarebbe bene deporre un bambino, l’unico alloggio libero, avvicina il cielo agli uomini.

Commenta Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “Maria è colei che sa trasformare una grotta. per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza”.

Voorrei avere una bacchetta magica tra le mani per cambiare gli ambienti. Vorrei essere capace di trasformare i luoghi che calpesto, in cui abito. Trasformare una grotta in un luogo santo. Fare di un luogo pieno di tenebre un luogo pieno di luce.

Diceva padre Kentenich che bisogna porre fine al pessimismo, all’idea che non si possa costruire una società umana pienamente redenta. Dobbiamo generare un’oasi, e possiamo farlo tutti. Oasi, piccole isole, cellule vive a mo’ di anticipazione del mondo nuovo.

Posso generare oasi. Isole in cui Gesù nasca e porti una luce di speranza. Posso farlo lì dove sono. Posso cambiare le conversazioni. Far sì che siano più profonde, più elevate. Voglio credere che sia possibile.

Posso cambiare l’atmosfera della mia famiglia, del mio lavoro, dei miei amici. Con gesti d’amore generosi. Dando senza aspettarmi di ricevere nulla in cambio. Servendo, anche se non me lo chiedono né mi spetta.

Posso fare tutto con le mie parole e il mio modo di agire.

Ciò che resta alla fine del cammino sono solo le azioni d’amore. Ciò che resta è la mia dedizione generosa e piena di silenzi. Si sotterra il seme perché muoia e porti frutto. Quando muoio al mio orgoglio sboccia intorno a me una nuova pianta piena di vita.

A volte arrivo in luoghi che non hanno pace. Arrivo con il cuore ferito. Pieno di rancori e di rabbia. Esco più ferito, più triste. Arrivo inquieto e senza luce. Me ne vado pieno di nostalgia. Non ho allegria.

Cerco di cambiare tutto, ma non posso cambiare l’atmosfera intorno a me. I miei commenti non aiutano. Giudico quello che dicono gli altri. Mi lascio toccare dallo scoraggiamento. Mi contagio con i giudizi. Non apporto né la mia tenerezza, né la mia allegria, né la mia speranza.

Taccio, e il mio silenzio non aiuta. Non contribuisco a migliorare quello che regna intorno a me, e mi giustifico dicendo che è impossibile cambiarlo. La grotta continua ad essere una grotta di animali. E l’atmosfera è più di pantano che di cielo.

E non sono io ad apportare un po’ di luce o di speranza. E non è la mia mano quella che regala misericordia, né le mie parole portano pace. Mi fa male non essere causa di allegria.

Voglio cambiare. Credo di avere una vocazione di fuoco, di luce. Ho tra le mani una chiamata a fare cose grandi, a seminare pace. E so che Dio nasce nella mia anima per rendersi presente tra gli uomini. È facile. Glielo chiedo.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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