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Aprire al mondo la bellezza del cinema: una idea di Giovanni Paolo II

Immagine da "Hannah" di Andrea Pallaoro

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Lucandrea Massaro - Aleteia Italia - pubblicato il 15/12/17
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Intervista con Marina Sanna, direttore artistico del Tertio Millennio Film FestMentre si avvia alla sua conclusione la XXI edizione del Tertio Millennio Film Fest, cogliamo l’occasione per cercare di capire più da vicino come nasca e si sviluppi questo importante e longevo appuntamento con il cinema d’autore in un ambito come il dialogo interculturale e interreligioso.

“La rassegna cinematografica – si può leggere sul sito stesso del Festival – è nata nel 1997 su indicazione di papa Giovanni Paolo II, con la volontà di scandagliare l’anima, perché l’uomo è l’evento unico ed irripetibile della creazione, inserito in un progetto di salvezza. Un progetto costellato da ostacoli e trappole che ogni persona sperimenta nella propria vita e che il cinema può rilanciare, documentando, illuminando, provocando”.

Se il 2016 è stato l’anno dedicato alle donne, questo che si conclude è dedicato a migrazione, identità e relazione umana

Aleteia ne parla con Marina Sanna, direttore artistico del Festival Tertio Millennio Film Fest nonché caporedattore presso il Cinematografo.it, magazine online della Fondazione Ente dello Spettacolo che è anche promotore della kermesse. Marina Sanna guida il gruppo che seleziona per il Festival i film da proiettare e dunque valorizzare.

Che cosa vuol dire curare un festival di questo tipo?

Diciamo che normalmente vedo molti film inediti provenienti da tutto il mondo, un po’ naturalmente per il lavoro che faccio da diversi anni un po’ per i miei contatti con registi e produttori: questo mi permette di capire in pochi mesi quali sono le tendenze di quell’anno, quali sono le tematiche prevalenti, e questo aiuta a scegliere i film, come è successo qualche anno fa dove un tema ricorrente poteva essere quello dei bambini maltrattati e così via. Il cinema è un’arte molto legata alla realtà, è facile capire dove va il cinema ogni anno perché tende a parlare delle difficoltà del tempo che viviamo: la crisi della democrazia, l’automazione, le migrazioni.



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Il tema di quest’anno – per l’appunto la migrazione – era certamente dovuto, avete avuto difficoltà a trovare titolo adatti?

Quest’anno quasi ogni film aveva un nodo se non l’intero soggetto dedicato a questo che è diventato – e come poteva essere diversamente? – un problema di enorme portata. Come nel La Villa di Robert Guédiguian che ha nella sua trama il tema dei rifugiati e dell’infanzia in pericolo.  L’altro criterio di selezione è dare visibilità a film non ancora distribuiti o che non hanno trovato la distribuzione in precedenza per permetterne la diffusione.

E’ difficile far passare film d’autore?

In Italia è un fatto complesso che dipende da molti fattori a cominciare dalla distribuzione e non solo. In Francia, invece, non è così e il pubblico è abituato ad essere “spettatore” è abituato ad andare al cinema ed è tendenzialmente più curioso.



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