Ecco le ragioni profonde di questo importante periodo liturgicoÈ stato l’evento più importante della Storia: il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Si è degnato di assumere la nostra umanità, senza smettere di essere Dio. Siamo invitati ad aspettare Gesù che viene a Natale e alla fine dei tempi.
Il Natale di Gesù si avvicina, e allora dobbiamo attendere il Salvatore con la stessa aspettativa con cui lo hanno aspettato i patriarchi, i profeti, la Vergine Maria, San Giuseppe, i re magi e il vecchio Simeone: “Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parolaperché i miei occhi hanno visto la tua salvezza” (Luca 2, 29-30).
I profeti hanno annunciato la venuta del Signore con ricchezza di dettagli: sarebbe nato dalla tribù di Giuda, a Betlemme, la città di Davide. Il suo Regno non avrebbe avuto fine. Maria lo ha aspettato con zelo materno e lo ha preparato per la sua missione terrena.
“E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele” (Michea 5, 1).
Isaia ha indicato il suo segno: “Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Isaia 7, 14).
Sofonia fa rallegrare il popolo: “Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te… Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore” (Sofonia 3, 14-18).
Malachia indica il precursore che avrebbe preparato il suo popolo per il suo arrivo: “Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore… Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore” (Malachia 3, 1-4.23-24).
Isaia parla della sua grandezza e della bellezza del Regno messianico:
“Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La vacca e l’orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare. In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sarà gloriosa” (Isaia 11, 1-10).
Isaia ha esortato il suo popolo ad avere forza perché Egli sta per arrivare:
“Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa” (Isaia 35, 4-6).
“Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (Isaia 9, 5).
E allora la Chiesa ci aiuta a preparare il cuore per il suo arrivo. Nelle prime due settimane d’Avvento, la liturgia ci invita a vigilare e ad aspettare la venuta gloriosa del Salvatore. Nelle ultime due settimane, ricordando l’attesa dei profeti e di Maria, ci prepariamo in modo particolare per celebrare la nascita di Gesù a Betlemme.
Ogni domenica si accende una delle candele, che rappresentano le varie tappe della salvezza. Le candele accese simboleggiano la nostra fede, la nostra allegria. Vengono accese in onore di Gesù che viene a noi. Aspettiamo Dio, la grande Luce, “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Giovanni 1, 9), con delle luci, perché lo amiamo e vogliamo essere come Lui, Luce. Le candele simboleggiano le grandi tappe della salvezza in Cristo: quella rossa simboleggia il perdono di Adamo ed Eva e la nostra fede, quella verde la speranza dei patriarchi, quella rosa la gioia del re Davide, il re che simboleggia il Messia, quella bianca i profeti, che hanno annunciato il regno di pace e giustizia che il Messia avrebbe portato.
È il momento favorevole per pentirci dei nostri peccati e preparare il cuore all’incontro con il Signore. La celebrazione dell’Avvento esige un cambio di mentalità, una correzione di tutto ciò che è contrario al Vangelo in vista della ricerca della santificazione personale.
È un’opportunità per meditare sulla nostra fede, sulla nostra opzione religiosa per Gesù Cristo, sul nostro amore e sul nostro impegno con la Santa Chiesa cattolica.
Due aspetti caratterizzano il periodo dell’Avvento: la preparazione al Natale e il ricordo vivo del ritorno glorioso di Cristo. Gesù ha avvertito: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Matteo 24, 36). Pellegrina su questa terra, la Chiesa attende la venuta trionfale del “Giorno del Signore” (1 Corinzi 1, 8; 5,5).
Papa Benedetto XVI ha detto che l’Avvento “ci invita (…) ad avvicinarci, quasi in punta di piedi, alla grotta di Betlemme, dove si è compiuto l’evento straordinario, che ha cambiato il corso della storia: la nascita del Redentore”. “Ma la domanda è: l’umanità del nostro tempo attende ancora un Salvatore? Si ha la sensazione che molti considerino Dio come estraneo ai propri interessi. Apparentemente non hanno bisogno di Lui; vivono come se non esistesse e, peggio, come se fosse un ‘ostacolo’ da rimuovere per realizzare se stessi. Anche fra i credenti – siamo certi – alcuni si lasciano attrarre da allettanti chimere e distrarre da fuorvianti dottrine che propongono illusorie scorciatoie per ottenere la felicità”. “Certo, falsi profeti continuano a proporre una salvezza a ‘basso prezzo’, che finisce sempre per generare cocenti delusioni”.
Celebrando ogni anno questo mistero, la Chiesa ci esorta a rinnovare continuamente il ricordo di questo grande amore di Dio per noi. La venuta di Cristo non è stata proficua solo per i suoi contemporanei, perché la sua efficacia è comunicata a tutti noi per orientare, mediante la fede e i sacramenti, la nostra vita in base ai suoi insegnamenti.
La Chiesa desidera ardentemente farci comprendere che Cristo, come è venuto una volta in questo mondo, rivestito della nostra carne, è anche disposto a tornare in qualsiasi momento per abitare spiritualmente nei nostri cuori con profusione di grazie, se non opponiamo resistenza.
Sant’Ireneo (†200) ha detto che “con la venuta di Cristo Dio diventa visibile agli uomini”. San Massimo, vescovo di Torino, diceva: “Mentre stiamo per accogliere il Natale del Signore, rivestiamoci con vesti candide, senza macchia. Parlo della veste dell’anima, non del corpo. Vestiamoci non con abiti di seta, ma con opere sante! Le vesti vistose possono coprire le membra, ma non abbelliscono la coscienza”.
Nascendo tra noi, il Bambino Gesù non ci trovi distratti o impegnati semplicemente ad abbellire di luci le nostre case. Prepariamo invece nella nostra anima e nelle nostre famiglie un’abitazione degna in cui Egli si senta accolto con fede e amore.
[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]