Il caso di Castelnaso, in provincia di Bologna scatena polemiche. Il miglior esempio da seguire è quello che fece Papa Francesco nel 2016. Senza stravolgere la rappresentazione sacra
Gesù, la Madonna, San Giuseppe, il bue e l’asinello. Questo il presepe della tradizione cristiana.
A Castenaso, in provincia di Bologna, però, il sindaco ha voluto fare una modifica e la Sacra Famiglia è stata collocata sopra un gommone. La scelta del sindaco, Stefano Sermenghi, voleva porre l’attenzione sul tema dell’accoglienza ai migranti.
Il vescovo lo boccia
L’immagine è stata scelta anche come sfondo per le cartoline natalizie del paese. Sul caso, scrive Tgcom (5 dicembre), è intervenuta anche la diocesi.
«Il nucleo centrale di un presepe prevede il bambino in fasce deposto in una mangiatoia e dev’essere rispettato alla lettera» ha commentato monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna al Resto del Carlino (5 dicembre). «La parte più importante di un presepe – ha sottolineato Vecchi – non può essere rappresentata da un barcone: non ho niente da ridire sul fatto che possa essere inserito nella rappresentazione, ma si sarebbe dovuto collocarlo in un’altra parte e non avrebbe dovuto ospitare il Bambinello e la Madonna».
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Il sindaco lo giustifica
Il primo cittadino di Castenaso, ai microfoni di Trc Bologna (5 dicembre), ha spiegato che quel gommone rappresenta «un segnale di apertura ma, allo stesso tempo, una richiesta di rispetto delle nostre tradizioni anche per chi arriva». L’insolita Natività s’inserisce a gamba tesa nel dibattito bollente sull’accoglienza diffusa, quella che in molti comuni italiani è sinonimo di insofferenze e barricate. ù
Ma assicura Sermenghi: «Noi qui facciamo accoglienza da anni e nessuno dei cittadini se ne è mai accorto, perché l’accoglienza si può fare, si può fare integrazione e si può chiedere a chi arriva qui di rispettare le leggi».
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La gente è perplessa
La versione del sindaco viene però sconfessata da alcuni dei castenasesi intervistati da SkyTg24 (5 novembre): «Io non sono un razzista – afferma un signore – però vedo che danno sempre la preferenza ai forestieri e i nostri qui si lamentano».
I precedenti e il caso Don Vitaliano
Don Vitaliano Della Sala, il sacerdote no global avellinese, nel 2015 postò su Facebook la foto del presepe della sua parrocchia di Mercogliano, in provincia di Avellino. Quest’anno, scriveva in un post, “Gesù nasce sul gommone“. Ne mise uno giallo davanti all’altare, al posto della mangiatoia, simile a quelli usati dai migranti per attraversare il Mediterraneo e arrivare in Europa e ci mise dentro Gesù. Dietro una scritta: “Ora sono profugo, perché non mi accogli?”. E davanti al gonfiabile un’immagine che nel 2015 è stata il simbolo delle tragedie in mare: è la foto di Aylan Kurdi, bimbo di tre anni morto in un naufragio mentre fuggiva con la famiglia dalla Siria (Il Fatto Quotidiano.it, 25 dicembre).
La denuncia di Don Vitaliano, così come di altre località dove si scelse il gommone al posto della mangiatoia, fece molto discutere (Aleteia, 29 dicembre 2015).
La “soluzione” di Papa Francesco
La soluzione al dibattito è nella “mediazione” di Piazza San Pietro. Non c’è bisogna di stravolgere l’identità del presepe: il barcone simbolico dei migranti, per accendere i riflettori sulle “tragedie del mare”, lo si può collocare nel contesto della rappresentazione senza tuttavia trasformare la mangiatoia di Gesù. Nel 2016 è avvenuto proprio questo in Vaticano.
«Il presepe collocato in Piazza San Pietro, opera dell’artista di Gozo Manwel Grech, riproduce il paesaggio maltese, ed è completato dalla tradizionale croce di Malta e dal “luzzu” – sottolineava Papa Francesco – tipica imbarcazione maltese, che richiama anche la triste e tragica realtà dei migranti sui barconi diretti verso l’Italia. Nell’esperienza dolorosa di questi fratelli e sorelle, rivediamo quella del bambino Gesù, che al momento della nascita non trovò alloggio e venne alla luce nella grotta di Betlemme; e poi fu portato in Egitto per sfuggire alla minaccia di Erode«.
«Quanti visiteranno questo presepio – evidenziava ancora il Papa – saranno invitati a riscoprirne il valore simbolico, che è un messaggio di fraternità, di condivisione, di accoglienza e di solidarietà. Anche i presepi allestiti nelle chiese, nelle case e in tanti luoghi pubblici sono un invito a far posto nella nostra vita e nella società a Dio, nascosto nel volto di tante persone che sono in condizioni di disagio, di povertà e di tribolazione» (Aleteia, 9 dicembre 2016).
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