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L’importanza delle coccole nello sviluppo biologico e psicologico del bambino

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Silvia Lucchetti - Aleteia Italia - pubblicato il 05/12/17
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La centralità del rapporto madre-figlio per il sano sviluppo della personalitàIl contatto fisico fatto di baci, carezze, abbracci, coccole è fondamentale per i bambini fin dalla loro nascita. In questo caso la famosa citazione latina calza a pennello: melius abundare quam deficere. Un articolo di Ansa Salute – che cita la ricerca della University of British Columbia e del British Columbia Children’s Hospital Research Institute, pubblicata su Development and Psychopathology – evidenzia come i bambini che hanno sofferto di un maggior stress da neonati e contemporaneamente hanno fruito di un minor contatto fisico da parte della madre, a quattro anni e mezzo presentino nelle loro cellule una dotazione molecolare inferiore rispetto all’età anagrafica. Ciò starebbe ad indicare una condizione di “ritardo” biologico.

Il rapporto fra coccole e biologia

La ricerca è stata effettuata su un campione di 94 bambini sani alla quinta settimana di vita, ai cui genitori gli studiosi hanno chiesto di tenere un diario del comportamento dei loro figli relativo alle aere del sonno, della nutrizione e del pianto, oltre che delle caratteristiche quantitative e qualitative del loro contatto fisico con essi.

All’età di 4 anni e mezzo ai bambini è stato prelevato un campione di DNA attraverso un tampone raccolto dall’interno della bocca. Il gruppo di ricercatori si è concentrato a studiare una modifica biochimica a carico del DNA denominata metilazione. Sono state riscontrate notevoli differenze tra i bambini ai due estremi del livello di contatto fisico ricevuto in cinque siti specifici del DNA, due dei quali estremamente importanti in quanto il primo svolge un ruolo nell’ambito del sistema immunitario, mentre l’altro interviene nel metabolismo. Inoltre i piccoli che avevano sofferto di un disagio più intenso e contestualmente beneficiato di uno scarso contatto fisico presentavano un’età “epigenetica” inferiore a quella attesa. I ricercatori sono ora interessanti a valutare esattamente quali implicazioni ciò comporti per la salute, ed in particolare per quanto attiene lo sviluppo psicologico.

Il rapporto fra madre e bambino

L’importanza per la salute psichica dell’individuo del rapporto che si instaura fin dall’inizio fra la figura materna – o comunque di accudimento – e il bambino, e della qualità dello stesso, è stato ampiamente dimostrato e sottolineato dal lavoro di due grandi psicologi del ‘900 Renè Spitzt e John Bowlby.


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Il bambino e la privazione materna

Lo psicoanalista austriaco René Spitz è stato uno dei primi studiosi che si è concentrato nell’osservazione prolungata del bambino, interessato in particolare agli effetti che lo stesso subisce a causa della deprivazione materna (formazionecontinuainpsicologia.it).

Egli, osservando sistematicamente la realtà dell’orfanotrofio, ha concentrato la sua ricerca sui bambini che avevano vissuto una separazione improvvisa e di lunga durata dalla madre o da chi si occupava di loro (caregiver). Propose il termine di Depressione Anaclitica per indicare i gravi riflessi psicologici della separazione: dolore, rabbia e apatia causata dalla deprivazione emotiva collegata alla perdita dell’”oggetto” amato. Evidenziò inoltre i comportamenti disfunzionali man mano messi in atto da quei bambini che vengono separati dal caregiver descrivendoli come di seguito: Primo mese: lamentele e richiami; Secondo mese: pianto e perdita di peso; Terzo mese: rifiuto del contatto fisico, insonnia, ritardo nello sviluppo motorio, assenza di mimica , perdita continua di peso; Dopo il terzo mese: cessazione del pianto, stato letargico.

Quando il piccolo riesce a ricongiungersi con la madre, o chi rappresenta per lui l’oggetto d’amore, entro un periodo di tre-cinque mesi, si assiste a un rapido recupero. Mentre se trascorrono oltre cinque mesi, il bambino presenterà dei sintomi molto più gravi fino addirittura alla morte nei casi estremi. Gli studi di questo psicanalista hanno dimostrato per la prima volta in modo inoppugnabile che per i bambini le interazioni con la madre – o altra persona che ne fa le veci – sono essenziali per il loro sano sviluppo psico-fisico. Infatti i bambini gravemente deprivati del rapporto con il caregiver evidenziavano un grave ritardo intellettivo e psico-motorio.

La teoria dell’attaccamento

L’ulteriore passo in avanti rispetto alla centralità della qualità del rapporto madre o caregiver/bambino è stato compiuto dallo psicanalista inglese John Bowlby con la sua teoria dell’ attaccamento, processo psicologico che risulta centrale per lo sviluppo della personalità dell’individuo (stateofmind.it).

John Bowlby grazie alle attente osservazioni svolte sui bambini durante i primi anni di vita intuì che l’ attaccamento ricopre un ruolo fondamentale nelle relazioni tra gli esseri umani, dalla nascita alla morte. Egli è giunto a dimostrare come lo sviluppo armonico della personalità di ciascuno di noi si basi principalmente su un buon attaccamento alla figura materna.



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L’attaccamento si organizza attraverso varie fasi dello sviluppo infantile, e quando si struttura positivamente si è di fronte alla modalità “sicura”: il bambino sente di avere dalla figura materna o di riferimento protezione, senso di sicurezza, affetto. Mentre l’attaccamento di tipo insicuro avviene quando nel rapporto fra il bambino e il caregiver prevalgono interazioni improntate ad instabilità, eccessiva prudenza e/o dipendenza, timore dell’abbandono.

Una buona relazione con la madre fornisce al bambino quella base sicura grazie alla quale egli sente la tranquillità necessaria per allontanarsi ed esplorare il mondo che lo circonda, certo di potervi fare ritorno. Se il bambino avverte nella realtà esterna qualche minaccia interrompe l’esplorazione per riavvicinarsi prontamente alla madre e così ricevere conforto e sicurezza.

La teoria dell’attaccamento fornisce un solido riferimento per lo studio e il trattamento di fenomeni legati a storie di bambini caratterizzate da gravi abusi o trascuratezza, fisici od emotivi, che esitano nello sviluppo di personalità con gravi disturbi psichici, sintomi dissociativi, ansia, depressione oltre che dipendenza da alcool e sostanze stupefacenti.

È quindi straordinariamente importante che il legame di attaccamento tra madre e bambino si instauri in maniera ottimale, poiché da ciò derivano le principali premesse per il sano sviluppo psichico della persona.
Quindi, il modello di attaccamento che si verrà a configurare influenzerà la relazione con tutte le figure di riferimento affettivo durante l’infanzia, e successivamente costituirà l’aspetto fondante dell’assetto di personalità adulto, influenzando in maniera profonda tutti i rapporti futuri, in primis quelli con il partner ed i figli.

L’individuo: inscindibile unità psico-somatica

Al termine di questo breve percorso sui più importanti studi di psicologia infantile del ‘900, e gli sviluppi delle nuove ricerche in campo biologico attualmente in corso, non possiamo non prendere consapevolezza di come ormai sia essenziale pensare all’individuo quale inscindibile unità psico-somatica. Partendo da questa considerazione, e polarizzandoci su ciò che risulta chiaramente evidente sia dagli studi psicologici che da quelli biologici esaminati, dobbiamo con forza sottolineare quanto il passato, il presente e il futuro dell’umanità sia determinato dalla natura del legame d’amore che unisce madre e figlio.

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