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In che modo i medici accertano una guarigione straordinaria?

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 01/12/17
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Per essere definito miracolo, la commissione di esperti si avvale di 6 step. Un caso di particolare rilievo è quello della regressione dei tumori maligni

Come avviene la constatazione medica di una guarigione straordinaria? Come si muovono le commissioni mediche per sostenere che è scientificamente non spiegabile la scomparsa di un cancro o di una malattia rara?

In I miracoli di guarigione. Teologia e scienza a confronto” (edizioni Cantagalli) Luca Lazzarini spiega le sei tappe che segue ogni commissione prima di pronunciarsi.

1) La diagnosi

La constatazione di una guarigione straordinaria richiede che sia formulata una diagnosi certa e documentata di una patologia grave. La medicina moderna ha aumentato i mezzi diagnostici e quindi le possibilità di giungere ad una diagnosi certa di moltissime delle malattie conosciute.

2) Assenza di terapia

La guarigione, per potersi definire straordinaria, deve essere avvenuta in assenza di terapia efficace, oppure nonostante la manifesta inefficacia delle terapie praticate. Questo criterio diventa con il tempo sempre più importante e restrittivo. Se consideriamo le guarigioni avvenute e certificate a Lourdes nel ‘900, ci imbattiamo in patologie per le quali non si disponeva di nessuna terapia efficace. Il paziente arrivava a Lourdes senza essere stato trattato. Al giorno d’oggi non si contano i tentativi di terapia più o meno inefficace nei confronti di patologie gravi ed invalidanti.

Di conseguenza l’operato delle commissioni mediche si fa sempre più difficile e la dichiarazione di inefficacia delle terapie praticate richiede notevole dispendio di energie e la produzione, da parte del paziente, di una completa documentazione clinica.



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3) Restitutio ad integrum

La guarigione, per potersi definire straordinaria, deve essere completa. Non sono tali i miglioramenti, anche duraturi, del quadro clinico. Vi sono delle malattie (ad esempio, la tubercolosi), che possono avere prolungati miglioramenti spontanei, talora clinicamente definiti come guarigione. In tali casi, per definirsi straordinaria, la guarigione deve comprendere la totale assenza di esiti anatomo patologici: cioè deve scomparire ogni traccia, anche biologica, della malattia. Si deve pertanto realizzare una completa restitutio ad integrum.

Criterio discutibile

Questo criterio, messo a punto quando la medicina aveva limitate possibilità d’indagine strumentali, microscopiche e molecolari, appare attualmente assai esigente e, secondo alcuni, potenzialmente immotivato.

Prendiamo ad esempio una patologia grave, come ad esempio l’infezione da HIV. Non sarebbe sufficiente per essere considerata straordinaria, la totale ed immediata scomparsa del virus dall’organismo, in assenza di terapia, ma sarebbe “obbligatoria” anche l’immediata e totale scomparsa degli esiti di tale infezione, compresa la scomparsa degli anticorpi che indicano l’avvenuto contatto dell’organismo con il virus?

Si arriverebbe a pretendere degli elementi che travalicano sia la funzione “pratica” della guarigione, ovvero il bene della persona guarita, sia la funzione di segno del miracolo, in funzione di uno schiacciante valore apologetico della guarigione. A parere di molti, questo criterio, come quello dell’immediatezza della guarigione, va considerato con la necessaria elasticità.

4) Durata nel tempo della guarigione

Perché si possa affermare di trovarsi di fronte ad una guarigione straordinaria, è necessario un prolungato periodo di osservazione del paziente, al fine di confermare la definitività della guarigione. Il criterio appare in sé abbastanza ovvio, in quanto un semplice miglioramento, di carattere transitorio, non esula dalla storia naturale di molte gravi patologie e non ha dunque caratteri di straordinarietà.

5) Assenza di implicazioni psichiche e psicosomatiche

La patologia psichiatrica è di norma esclusa dal novero delle constatazioni per le sue peculiarità: pur trattandosi di patologie talora gravi, il concetto di guarigione poggia su un’esclusiva base clinica.

Inoltre, in molte di queste patologie esiste un “intervallo libero di malattia” nel quale il paziente torna alla normalità. In conclusione, la guarigione di un caso di schizofrenia o di un disturbo di personalità non si presta alla constatazione per la relativa inaffidabilità del concetto di guarigione.



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Per quanto riguarda invece l’influsso della psiche sulla patologia d’organo, attualmente la comunità scientifica per lo più ritiene che le patologie organiche gravi, non curabili con i trattamenti previsti dalla medicina cosiddetta “ufficiale”, non siano passibili di un influsso della psiche tale da determinarne la guarigione. Per esempio, una neoplasia, una grave infezione o una malformazione sembrano insensibili o poco sensibili al ruolo della psiche.

A ciò si aggiunge che la guarigione straordinaria è di norma improvvisa e porta ad una completa restitutio ad integrum.

6) Contrarietà assoluta rispetto alla prognosi.

La guarigione della malattia deve essere del tutto inattesa rispetto alla prognosi formulata e pertanto esulare completamente dalla storia naturale della malattia conosciuta dalla scienza medica. Quest’ultimo criterio appare assai esigente nella medicina moderna, che è una scienza moderatamente “probabilistica”, sia in quanto fa largo uso delle scienze statistiche, sia perché non è legata ad un rigido paradigma deterministico.

Un evento straordinario (ad esempio il miracolo) risulta agli occhi del medico improbabile ma non a rigore impossibile. Un “errore di natura” è semplicemente un evento a bassa probabilità.

È però evidente che tutta la pratica clinica è fondata sugli eventi a maggiore probabilità: il medico agisce come se ciò che accade più frequentemente fosse una sorta di regola, ma si mantiene disponibile ad eventi a più bassa probabilità. 

In questo senso risulta quanto meno inusuale per un clinico far parte di una commissione che giudichi su un evento clinico straordinario, in quanto il medico è, nella sua pratica, strettamente ancorato all’ordinarietà. Sembrerebbe, dunque, che la medicina sia poco preparata nei confronti dell’evento raro.


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La regressione spontanea dei tumori

Tuttavia, la grande diffusione della letteratura scientifica ha fatto sì che i medici di ogni specializzazione possano riferire con semplicità e relativa immediatezza ai colleghi di tutto il mondo circa eventi clinici rari ed inusuali.

Ad esempio, la regressione spontanea di alcuni tumori maligni è un fenomeno raro ma che conta ormai numerose citazioni in letteratura. Questi casi sporadici non cambiano la quotidiana pratica clinica. Tuttavia ci si chiede se questa maggior informazione possa modificare il giudizio di una commissione medica in merito ad eventi, sempre straordinari, ma non più unici.

Non necessaria l’unicità del caso

Leggere sulla letteratura scientifica che esistono a tutt’oggi un certo numero di casi di regressione spontanea del sarcoma di Ewig, patologia che fu guarita in uno dei più recenti miracoli di Lourdes, potrebbe portare a concludere che si tratta di un evento raro ma non unico nel suo genere. Questo, naturalmente, esulando dalle modalità, dalla velocità e dal contesto della guarigione e riferendosi isolatamente alla storia naturale della malattia.

A nostro avviso il criterio di assoluta unicità non è richiesto. Inoltre, per fare un esempio, anche prendendo la casistica di guarigioni riconosciute miracolose a Lourdes vi è una certa ripetizione di diagnosi simili. Non sembra pertanto che l’assoluta unicità sia criterio indispensabile ad un riconoscimento, anche se sicuramente contribuisce, come fattore isolato, al valore “apologetico” della guarigione.

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