di Alessandro Di Bussolo
Una Cattedrale di giovani, colorata dei costumi tradizionali birmani e di migliaia di volti gioiosi dentro e fuori le navate, e riempita dalle note squillanti dei canti, voce di una fede provata dalle difficoltà. La Santa Messa, ultimo appuntamento di Papa Francesco in Myanmar prima di partire per il Bangladesh, è stata davvero una festa di fede giovane, una pronta risposta all’invito del Successore di Pietro nell’omelia ad essere “coraggiosi, generosi e, soprattutto, gioiosi!
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Nel tempio neogotico di Yangon dedicato all’Immacolata Concezione, rinfrescato da un’insolita brezza dopo l’umidità dei primi giorni della sua visita, il Papa ha ricordato ai giovani del Paese quanto dice San Paolo: “Voi siete un lieto annuncio”, perché segni concreti della fede della Chiesa in Cristo, “che reca a noi una gioia e una speranza senza fine”. Ma dove sono i lieti annunci, si è chiesto Francesco, davanti a tanta ingiustizia, povertà e miseria nel mondo? Per questo serve un messaggio molto chiaro:
“Vorrei che la gente sapesse che voi, giovani uomini e donne del Myanmar, non avete paura di credere nel buon annuncio della misericordia di Dio, perché esso ha un nome e un volto: Gesù Cristo. In quanto messaggeri di questo lieto annuncio, siete pronti a recare una parola di speranza alla Chiesa, al vostro Paese, al mondo”.
Serve la vostra passione per i diritti umani, per la giustizia e per la crescita dell’amore e della pace donati da Gesù, ha detto il Pontefice ai giovani del Myanmar, proponendo poi loro la sfida di rispondere alle domande dell’apostolo Paolo nella prima lettura. Per sentir parlare Gesù, prima di tutto, dovete incontrarlo nella preghiera, parlargli, “condividere con lui tutto quello che avete nel cuore”, paure, preoccupazioni, sogni e speranze.
Come sentir parlare di Gesù senza un messaggero? E’ la seconda domanda di Paolo e il compito che il Papa ha affidato ai giovani è quello di essere “discepoli missionari” messaggeri del lieto annuncio di Gesù, soprattutto per i coetanei e amici. Non abbiate paura di fare scompiglio, è stato l’invito di Francesco, di porre domande che facciano pensare la gente:
“Per questo, fatevi sentire! Vorrei chiedervi di gridare, ma non con la voce, no, vorrei che gridaste con la vita, con il cuore, così da essere segni di speranza per chi è scoraggiato, una mano tesa per chi è malato, un sorriso accogliente per chi è straniero, un sostegno premuroso per chi è solo”.
Per questo – ha proseguito Francesco – e così risponderemo alla terza domanda di Paolo, al termine della Messa saremo tutti mandati a condividere i doni ricevuti con gli altri. Ma non da soli, perché Gesù commina con noi, ci invita a seguirlo come Sant’Andrea che festeggiamo oggi. Non dobbiamo precipitarci in avanti con le nostre forze:
“Il Signore inviterà alcuni di voi a seguirlo come preti e a diventare in questo modo ‘pescatori di uomini’. Altri li chiamerà a diventare persone consacrate. E altri ancora li chiamerà alla vita matrimoniale, a essere padri e madri amorevoli. Qualunque sia la vostra vocazione, vi esorto: siate coraggiosi, siate generosi e, soprattutto, siate gioiosi!”.
L’esempio per tutti è Maria, che giovane come voi, ha concluso il Papa, ebbe il coraggio di confidare nel lieto annuncio che aveva ascoltato e di tradurlo in una vita di completo affidamento a Dio. Come Maria, “possiate tutti voi essere miti ma coraggiosi nel portare Gesù e il suo amore agli altri”.