Suor André ha 113 anni e va a compierne 114 tra pochi mesi: ora i suoi occhi sono quasi ciechi, ma tra le prime cose che videro ci furono le prime dimostrazioni di “macchine volanti”
Se vi chiedessero quale sia il vostro ricordo di gioventù più bello, potrete dire molte cose ma difficilmente richiamerete la fine della Grande Guerra con sfumature adolescenziali. «E chi potrà mai dire una cosa del genere nel 2017?», replicherete voi: “Sœur André” è la risposta. Non solo coi suoi 113 anni è oggi la religiosa più anziana al mondo, ma andando per i 114 a febbraio prossimo è pure la “decana di Francia” – Honorine Rondello la precedeva di pochi mesi, ma è morta il 19 ottobre cedendo il testimone alla suora.
E sebbene sia ormai quasi completamente cieca e seduta in carrozzina, suor André ha conservato uno spirito lucidissimo e una gran voglia di parlare e raccontarsi.
La fine della Guerra del 14 – dice dunque l’ultracentenaria quando le si chiede il suo ricordo più bello del XX secolo –: avevo due fratelli al fronte, dei quali uno partito diciassettenne. Quando fu firmato l’armistizio, io avevo 14 anni. Ad Alès, le madri, le sorelle si abbracciavano per le strade cantando la Marsigliese. Avevo il cuore sollevato di gioia!
Proprio a un fratello maggiore suor André deve il suo virilissimo nome (molto insolito, in Francia, che una donna si chiami “Andrea”): «Fu per me madre e padre», spiega la sorellina, che all’epoca si chiamava Lucille, evidentemente sopravvissuta di gran lunga a tutta la sua famiglia.
Quella di Lucille è pure una storia di conversione, in un certo senso, ché la famiglia era protestante e finì per allontanarsi del tutto dalla pratica religiosa: la conversione sarebbe arrivata all’età di 27 anni, e solo 13 anni più tardi la giovane di Alès si sarebbe consacrata.
Aveva fatto la governante (in casa Peugeot a Versailles!) e per i trent’anni successivi all’ingresso in religione le Figlie della Carità (sì, quelle di Rue du Bac!) sarebbe stata mandata a Vichy in un ospedale che si occupava di orfani e di anziani. Anche di quell’intenso trentennio suor André parla volentieri, e con commozione:
Alcuni erano orfani, altri venivano messi là dai genitori perché non ce la facevano a dar loro da mangiare. All’epoca i tedeschi razziavano tutto…
Di quei ragazzi l’anziana religiosa ricorda “tanta gioia”, e sottolinea con un moto di fierezza: «Alcuni mi hanno cercata e ancora vengono a trovarmi».
L’altro ieri mi trovavo a dire a una persona, la quale mi aveva dato del “nativo digitale”, che quando sono venuto al mondo esistevano ancora le cabine telefoniche, e che feci pure in tempo a vedere l’avvento delle schede magnetiche che tolsero la gettoniera agli apparecchi per strada… Sembra passata una vita, eppure suor André racconta lo stupore delle prime dimostrazioni di volo che si davano con aeroplani perfezionati (l’ingegneria aerea ebbe un impulso folgorante nei primi quattro lustri del secolo). Pare che assistendo a una di quelle dimostrazioni suo fratello le chiedesse: «Secondo te quanto riesce a stare in aria?» – «Eravamo così naïf»… commenta oggi la suora, i cui occhi sono bianchi come per aver visto troppo di più dei comuni mortali.
Sono in molti, Oltralpe, ad attendere con lei la torta da 114 candeline: ben più dei suoi compagni nella casa di riposo di Toulon dove oggi si trova: certo – ha ricordato il nostro collega Kévin Boucaud-Victoire – l’attuale decana dei francesi ha ancora davanti la detentrice del record assoluto di Jeanne Calment (morta nel 1997 a 122 anni), ma sembra che questo tratto di strada riesca particolarmente gradevole alla suora che porta il nome del fratello:
Sono molto fortunata a essere qui, sono molto assistita – e questo alla mia età mi rassicura. Tutti si occupano bene di me e io mi godo il cielo azzurro. Il buon Dio mi ha guidata per bene…