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È morto questa domenica Yalik Peña, il bambino che ha incontrato il Papa in Colombia

YALIK PEÑA
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Macky Arenas - pubblicato il 29/11/17
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Aveva la “pelle di farfalla” ma questo non gli ha impedito di vedere il Santo Padre e chiedergli di pregare per il VenezuelaSoffriva di una malattia strana e terribile, ma è riuscito ad avvicinarsi a Papa Francesco in Colombia e ha potuto chiedergli di pregare per il suo Paese in una delle soste della papamobile a Bogotà. È stato il “bambino” che ha violato il protocollo di sicurezza per accostarsi al Pontefice per consegnargli una bandiera del Venezuela. Quando è terminata la cerimonia di benvenuto a Sua Santità e questi è passato davanti alla tribuna in cui si trovava Yalik, questi si è alzato con una certa difficoltà, si è avvicinato al Papa e gli ha consegnato una lettera e la bandierina del suo Paese.

Yalik ha descritto così il Pontefice: “È molto dolce, molto bello: è un Papa onesto e non è orgoglioso con gli altri. Ho visto in televisione tutto quello che ha fatto nelle altre città, e la cosa che mi è piaciuta di più è che abbracciava i bambini”.

Anche se sembrava un bambino di otto anni, Yalik Peña ne aveva 19 e stava per finire le scuole superiori. Soffriva di una malattia terribile, l’epidermolisi bollosa, o “pelle di farfalla”. Yalik viveva nello Stato di Mérida con i genitori, José Guillermo Peña, venezuelano, portiere di un ambulatorio sanitario, e Soraya Quintana, colombiana. In un’intervista concessa alla catena Caracol a ottobre, il ragazzo aveva raccontato che andava spesso a Bogotà con la madre per ricevere assistenza medica da parte della Fondazione Debra e Capital Salud, grazie alla sua doppia nazionalità.

Quando è nato in Venezuela non si sapeva come curare le ferite e le vesciche che gli venivano sulla pelle. La sua salute si è deteriorata perché non ha potuto ricevere in tempo le cure necessarie.

Uno dei momenti che gli hanno restituito la voglia di combattere “è stato quando nel settembre scorso ho avuto la possibilità di conoscere Papa Francesco (…). Quel giorno è stato molto emozionante, quando sono andato ad abbracciarlo ho provato pace e molta gioia”. Qualche giorno dopo ha aggiunto: “Mi sento meglio, ho più forze, non sento tanto dolore e cammino meglio”.

Quando ha conosciuto il Papa, alla presenza del Presidente colombiano Juan Manuel Santos, Yalik ha approfittato dell’occasione per chiedergli di pregare per la libertà del Venezuela. “È stato un momento davvero molto emozionante”, ha detto Yalik. In un video si osserva come chiede che il suo Paese “cambi, che ci siano cibo e medicine” e che sia libero.

La notizia della sua morte, avvenuta sabato, è stata condivisa da Carlos García, sindaco di Mérida, attraverso le sue reti sociali. “Dio lo abbia in gloria. Le mie condoglianze alla famiglia”, ha scritto su Twitter. Secondo quanto hanno confermato i medici, Yalik è morto per un blocco intestinale dopo essere stato ricoverato all’ospedale universitario di Los Andes. “Stava molto bene, non so cosa sia successo”, ha detto la madre.

“Le parole che hai trasmesso al Papa in Colombia e che hanno fatto il giro del mondo servano a ricordargli che in Venezuela continuano a morire tutti i giorni dei fratelli per mancanza di cibo e medicine. Speriamo che il suo ruolo sia più attivo”, ha detto García, destituito ad agosto da sindaco di Mérida.

La famiglia di Yalik ha spiegato cosa ha ostacolato il suo sviluppo fisico: la malnutrizione. Per 12 anni non ha potuto ricevere le cure necessarie perché non avevano aiuti. Per le ferite e le vesciche della pelle ha perso i nutrienti, e per questo il suo sviluppo fisico è stato molto lento e sembrava un bambino piccolo.

Non riuscire a procurarsi le medicine necessarie per guarire le sue ferite e perdere sempre sangue, facendo calare l’emoglobina, ha pregiudicato il suo cuore e quello dei suoi due fratellini. Anch’essi soffrivano della stessa malattia e sono morti.

I genitori dipendevano dall’emoglobina di Yalik. Sanguinava poco, grazie a “Debra”. Hanno lottato molto, ma Yalik aveva bisogno di una dieta bilanciata, con proteine e latticini, e doveva prendere l’Ensure, ma in Venezuela non si riusciva a trovare.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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