“Altro che Kenshiro. Altro che pugno delle sette stelle di Hokuto. Sette Pater, Ave, Gloria e i nemici vanno al tappeto”.Lettere a una moglie #2 (ovvero l’esodo del duo con l’anello noto in tutto il mondo come Mienmiuaif)
di Giuseppe Signorin
Grazie a Dio abbiamo amici in battaglia che ci spiegano le mosse dell’avversario, amore mio. Intanto è importante sapere di essere in battaglia e di avere un avversario, altrimenti si rischia di mirare male e colpire i bersagli sbagliati. Per esempio può capitare che quel santo punk di tuo marito colpisca te, oppure quella santa neomelodica di mia moglie colpisca me. Robe da matti. Soprattutto la seconda. Invece “qualcun altro” ci cova. Ti ricordi che cosa ci aveva detto la nostra monaca di fiducia? L’avversario odia che ci amiamo e le escogita tutte per disturbare la pace coniugale (che è sempre una pace un po’ ballerina… una pace “dance”… molto anni 80 mi pare). E quando non riesce a fare i danni che vorrebbe, perché i due sposi combattono insieme “rivestendosi dell’armatura di Dio”, per dirla col guerriero San Paolo (altro che Kenshiro), allora prova a lavorare nelle zone circostanti, dove trova spazio: parenti, amici, colleghi di lavoro. Le persone con cui i due sposi sono in contatto. Noi ci caschiamo sempre (io ovviamente capisco subito ma tu non ti fidi… ok, scherzo…). Prima ce la prendiamo tra di noi, e ognuno ha le sue sacrosantissime ragioni (le mie ovviamente più sacrosantissime delle tue… ok, scherzo…), poi, quando la tempesta interna è passata a furia di sgranare rosari, ecco che arrivano gli attacchi esterni e ce la prendiamo con gli altri.
Leggi anche:
Ridi e falla ridere, scaccerai il demonio dal tuo matrimonio
Magari anche in questi casi abbiamo le nostre sacrosantissime ragioni, ma agendo così non concludiamo nulla. “Senza di me non potete fare nulla”, dice il Capo. Toh. In effetti il Capo consiglia di amare e perdonare… Però ogni tanto riusciamo a prevenire, che è meglio di curare, ed evitiamo catastrofi. Almeno un paio di volte l’anno. Capiamo per tempo chi è l’avversario e ci armiamo nel modo giusto. Magari perché ci telefona la nostra monaca di fiducia. La stratega. (Consiglio a tutti di munirsi di una monaca di fiducia). È infatti più facile che sia un alleato a stanare l’avversario prima che sferri l’assalto letale. Stare dalla parte del Capo comunque è bellissimo. Arrivano bordate da tutte le parti. Però è bellissimo. La noia? Non esiste. Altro che Kenshiro. Altro che pugno delle sette stelle di Hokuto. Sette Pater, Ave, Gloria e i nemici vanno al tappeto. Poi ne arrivano altri. Poi altri ancora. Sempre peggio e sempre meglio. Altro che Super Mario Bros (sì, forse ci sono esempi più calzanti…). I veri guerrieri combattono così, fino alla fine. La “piccola” ma terribile Teresina, la nostra santa di fiducia (consiglio a tutti di munirsi di una santa di fiducia), terminava la sua poesia “Le mie armi” con queste parole:
Io sfido sorridente la mitraglia
e fra le braccia tue, divino Sposo,
cantando morire vorrò sul campo,
con l’Armi in pugno.
Leggi anche:
“Le mie armi”. Una poesia di Santa Teresa di Lisieux
Wow. Che Dio ci doni questo spirito guerriero e un sorrisone a trentadue denti. Il punk di tuo marito conosce solo tre accordi, ma se tu ci canti sopra e li copri ed entrambi sfoggiamo un sorrisone a trentadue denti, la gente potrebbe anche non accorgersene, prenderci in simpatia e sparare qualche colpo insieme a noi in battaglia. Ti amo.