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Pensi di essere fedele su WhatsApp? Leggi questa testimonianza

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Orfa Astorga - pubblicato il 08/11/17
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Testimonianza anonima:

Qualche tempo fa ho trovato sul mio WhatsApp personale una chat della mia ex segretaria, di cui non sapevo niente da anni, perché avevamo accettato entrambi l’invito a partecipare a un gruppo di ex colleghi di lavoro e aveva il mio numero, cosa di cui ha approfittato per inviarmi un saluto.

Le ho risposto ringraziandola per la sua attenzione, e poi ci siamo scambiati brevi commenti su come andava la nostra vita: famiglia, lavoro… Lei era divorziata e aveva un figlio piccolo.

La cosa sarebbe rimasta lì, ma poi mi ha inviato una foto in cui era molto bella, e quindi si è fatta strada nella mia mente una serie di pensieri sbagliati: era ancora giovane, attraente e… libera come quando l’avevo conosciuta, e quindi forse potevamo tornare a trattarci con il cameratismo di quando lavoravamo insieme, ovviamente solo attraverso un rapporto virtuale. Un cameratismo che nella vita reale aveva implicato un po’ di flirt.

È iniziato come un gioco di vanità e di aggrapparsi alla giovinezza di qualcuno come me, di poco meno di 40 anni. Un gioco per il quale svuotavo costantemente il contenuto della chat del mio cellulare per non avere problemi con mia moglie, che amavo davvero.

Poi in questo “gioco” sono aumentati gli scambi di commenti sui gusti, gli scherzi, i bei pensieri ritrasmessi dalla rete e… confidenze personali. Confidenze che appartenevano solo a mia moglie, e che essendo già una chiara manifestazione di infedeltà erano allo stesso tempo l’anticamera di un coinvolgimento maggiore.



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Pensavo che parlando di confidenze nel mondo virtuale non rischiavo niente mentendo, dando a intendere che c’erano delle crepe nel mio matrimonio e che mia moglie nelle crisi si girava dall’altra parte. Ciò che è certo è che con quell’atteggiamento ciò che stavo facendo nel mondo reale era invitare qualcuno a distruggere la felicità che fino a quel momento esisteva tra me e mia moglie.

È stato allora che quel “qualcuno” ha iniziato a inviarmi selfie con lo sguardo intenso e immagini con pose provocanti.

Si era acceso il fuoco e ho rifiutato di vederlo, e anzi, cercando di sentirmi bene in quella doppia morale le inviavo a mia volta dei selfie di cui sceglievo con cura lo sfondo per dare un’immagine di libertà, giovinezza e agiatezza economica.

Era ridicolo, assurdo, ma dal virtuale sono passato a considerare la possibilità reale di un appuntamento per un incontro personale.

Ero ormai “agganciato”, e non volevo riconoscere che stavo ammettendo l’esistenza di una terza persona nel mio matrimonio, e che per questo ero già infedele anche se non esisteva un contatto fisico con quella persona. Era a tal punto così che stavo smettendo di essere leale nei confronti del progetto comune esistente nel mio matrimonio, perché cominciavo ad essere assente a livello affettivo ed emotivo.

Da alcuni amici sapevo che questo tipo di esperienze sulle reti sociali può essere il sintomo di un legame deteriorato, per cui un membro della coppia inizia a sedurre o a lasciarsi sedurre da un’altra persona.

Nel mio matrimonio non c’erano problemi, ma avevo dimenticato che la fedeltà è una conquista quotidiana dell’integrità e mi stavo adagiando sugli allori.

Ora, affogato dal cumulo di emozioni malsane che mi trascinavano, mi costava guardare mia moglie negli occhi, soprattutto in vista dell’anniversario del nostro matrimonio, che lei mi ha ricordato con affetto senza sospettare nulla.

È stata la boa alla quale mi sono aggrappato come un naufrago di fronte alla forte attrazione di un’avventura le cui conseguenze sarebbero state come legarmi a un’enorme roccia che in qualsiasi momento poteva trascinarmi nell’abisso.

E ho deciso di finirla lì.

Mi sono sbarazzato del numero di cellulare e sono uscito dal gruppo senza dare alcuna spiegazione alla mia “conquista virtuale”. L’unica cosa che posso dire a mio favore è che ho avuto il coraggio di fuggire, ammettendo la mia debolezza.



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Anche i miei amici che sono caduti nella trappola dei “rapporti virtuali innocui” come fuga dai problemi del loro rapporto fanno parte di un nuovo fenomeno sociale la cui caratteristica è questa forma di infedeltà.

Per questo, avvalendomi della loro amicizia e della loro fiducia, ho confessato loro la mia esperienza e ho offerto la mia testimonianza, invitandoli al contempo ad assistere a un corso che li aiuti a individuale il loro problema.

A tutti noi è chiaro che nell’inganno dell’adulterio prima c’era sempre la contropartita dell’incontro fisico con l’altro, mentre oggi, al margine del pericolo latente, anche se questo incontro non si verificasse mai, i danni al matrimonio possono essere profondi, visto che per questo rapporto virtuale si finisce per rovinare il rapporto reale.

In entrambi i casi si può verificare lo svuotamento totale del vincolo.

Oggi si può essere del tutto infedeli “in solitaria” con tutto il carico morale che questo implica, ed è a tal punto così che l’impatto emotivo per la persona che ha scoperto l’infedeltà virtuale del coniuge non è meno grave di quella degli atti commessi a livello fisico.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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