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Una storia eccezionale per spiegare la grande differenza tra il cristianesimo e le altre religioni

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Catholic Link - pubblicato il 30/10/17
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di Sebastian Campos

C’è molto materiale scritto che cerca di spiegare cosa sia il cristianesimo e tenta di dare orientamenti perché noi cristiani viviamo quello in cui diciamo di credere in modo corretto, coerente e fedele. Il mondo iperconnesso in cui viviamo influisce non solo su ciò che accade nelle reti sociali e in Internet, ma supera le barriere della fede. Molto delle “altre spiritualità” permea la nostra fede, il nostro modo di comprendere chi è Dio, modificando il modo in cui ci relazioniamo a Lui.

Questo video ci offre molti elementi simbolici, dei quali potete far tesoro per preparare un commento o una riflessione per il vostro gruppo o la vostra comunità. La storia non è solo una rappresentazione metafisica, ma (anche se può sembrare esagerato) quello che Gesù ha fatto e fa per noi tutti i giorni della nostra vita.

Una delle forme di meditazione, riflessione e preghiera proposte negli Esercizi Spirituali ignaziani suggerisce che ogni volta che si medita su un testo biblico si legga varie volte e a ogni lettura ci si metta al posto di uno dei personaggi, si partecipi alla storia, si reagisca, si risponda, si prenda parte ai dialoghi. Solo in questo modo si potrà interpretare e vivere al meglio il messaggio e descrivere ciò che Dio vuole dirci. Con il video faremo proprio questo.

Iniziamo dall’“uomo caduto nel pozzo”. Possiamo dire senz’altro che rappresenti tutta l’umanità, l’uomo come genere umano, che nel suo peccato si è incamminato su una via senza ritorno, dalla quale non può più uscire da solo, e che l’unico modo di fuggire è l’aiuto di un’altra persona, di un salvatore.

Approfondiamo un po’ di più. Voi siete quell’uomo che è caduto in un pozzo, non necessariamente un pozzo di peccato e sporcizia dal quale non c’è via di fuga (anche se è sicuramente quello in cui spesso cadono molti di noi). Molte volte è un pozzo di routine religiosa, un pozzo di tristezza e disincanto, di pessimismo e di disperazione, di solitudine e mancanza di consolazione; potrebbe essere anche una persona, un altro nel quale “siamo caduti” e ci ha intrappolati, che ci affoga, ci ruba la libertà. Da questi pozzi non si può certamente uscire da soli. Forse ci rimarrete per molto tempo, per un periodo sufficiente a meditare su tutte le possibili vie d’uscita e di fuga, ma senza riuscirvi. Un tempo per sentirvi delusi dagli altri e da voi stessi. Siamo tutti quell’uomo che è caduto nel pozzo.

“Il pozzo” stesso, la situazione che abbiamo appena descritto, è un personaggio che sembrerebbe agire e che di fatto non è del tutto negativo. Ci dà la possibilità di guardare in superficie, e anche se stretto e ripido offre costantemente luci di speranza, mantiene viva la fede, che continua stanca ad aspettare che accada qualcosa. La nostra situazione, il pozzo in cui siamo caduti, negativo per definizione, è un’opportunità, perché chi non è rimasto intrappolato non ha bisogno di essere salvato. Nella Veglia Pasquale cantiamo “O felice colpa, che ha meritato un tale e così grande Redentore”.

Quelli che si accostano per aiutare sono di fatto molto più simili a noi di quanto vorremmo. Lo diceva già San Giacomo nella sua lettera criticando i primi cristiani quando esprimevano la loro fede senza opere, dicendo “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi” senza dar loro cibo e calore (cfr. Gc 2, 16). Teoricamente è inconfutabile. Pregare, fare sacrifici, agire bene, tenersi lontani dal male… Consigli che tutti abbiamo dato e ricevuto, che sono in sostanza un modo per uscire dal pozzo che ci ha intrappolati… ma manca un elemento fondamentale, ovvero il fatto che i meriti da soli non salvano nessuno.

L’“uomo salvatore” ci fa pensare automaticamente a Gesù, e sono certo che non ci sia bisogno di essere cristiani per rendersi conto della metafora. Ma non è un semplice salvatore, un supereroe che dopo la sua impresa posa per il selfie e poi scompare. Ecco la differenza radicale tra il nostro Salvatore e le proposte di salvezza che ha ricevuto in precedenza l’uomo che era caduto, e ancor di più ecco la differenza tra il cristianesimo e le altre forme di fede.

Il nostro Salvatore si coinvolge, non si limita a lanciare la corda, ma si espone alle scomodità e ai rischi di cadere nel pozzo. Ancor di più: prende su di sé il peso dell’uomo e lo riscatta, non gli offre solo un’alterativa o una soluzione, ma è Egli stesso la soluzione e fa tutto il lavoro. Non c’è alcun merito da parte dell’uomo caduto, solo il fatto di aver detto che voleva essere libero e di voler uscire dal pozzo in cui si trovava. Questo fa sì che il salvatore si coinvolga con la persona salvata. Non si tratta solo di un bel messaggio o di parole che hanno senso, ma si stabilisce una relazione. È questa la chiave del cristianesimo: stando in un pozzo dal quale non possiamo uscire da soli, stabiliamo una relazione con chi ci salva. Essere cristiani non è solo credere in Cristo, ma stabilire un rapporto con Lui.

Prima di terminare e seguendo la dinamica di metterci al posto di ciascun personaggio, dobbiamo essere anche noi quell’uomo salvatore che avendo la possibilità di salvare un altro guarda in basso e, rispettando la sua libertà, si impegna, offre aiuto e si spende. Essere cristiani non è solo vivere l’esperienza della salvezza, ma essere imitatori di Cristo, portando la sua salvezza a tutti gli uomini caduti in un pozzo.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

 

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