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Papa Francesco: cristiani abbiano coraggio di rischiare per portare il bene

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Radio Vaticana - pubblicato il 11/10/17
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Così il pontefice durante l’Udienza del mercoledìdi Roberta Gisotti

“La Speranza cristiana” ancora al centro della catechesi del Papa all’Udienza generale oggi in piazza San Pietro, affollata di fedeli e turisti di oltre 30 Paesi dei cinque continenti. Si è soffermato Francesco sul tema della “attesa vigilante”, che deve precedere l’incontro con Gesù risorto.

“Nulla è più certo, nella fede dei cristiani, di questo “appuntamento”, questo appuntamento con il Signore, quando Lui venga.”

Per questo “i cristiani non si adagiano mai”, ha sottolineato il Papa. “Il Vangelo infatti raccomanda di essere come dei servi che non vanno mai a dormire, finché il loro padrone non  è rientrato.” Allora, “bisogna essere pronti per la salvezza” e “vivere in attesa di questo incontro!”

“Avete pensato, voi, come sarà quell’incontro con Gesù, quando Lui venga? Ma, sarà un abbraccio, una gioia enorme, una grande gioia!”

“Il cristiano non è fatto per la noia; semmai per la pazienza, ha osservato il Papa.

“Sa che anche nella monotonia di certi giorni sempre uguali è nascosto un mistero di grazia.”

Infatti “nulla avviene invano, e nessuna situazione in cui un cristiano si trova immerso è completamente refrattaria all’amore”.

“Nessuna notte è così lunga da far dimenticare la gioia dell’aurora. E quanto più oscura, tanto più vicina l’aurora.”

Restando uniti a Gesù, non resteremo paralizzati dal “freddo dei momenti difficili”:

“…e se anche il mondo intero predicasse contro la speranza, se dicesse che il futuro porterà solo nubi oscure, il cristiano sa che in quello stesso futuro c’è il ritorno di Cristo”.

Questo pensiero deve bastare “per avere fiducia e non maledire la vita”, perché, ha ricordato Francesco, “tutto varrà salvato”:

“Tutto. Soffriremo, ci saranno momenti che suscitano rabbia e indignazione, ma la dolce e potente memoria di Cristo scaccerà la tentazione di pensare che questa vita è sbagliata”.

“Dopo aver conosciuto Gesù, – ha osservato il Papa – noi non possiamo far altro che scrutare la storia con fiducia e speranza”. “Non ci rinchiudiamo in noi stessi , non rimpiangiamo con malinconia un passato che si presume dorato….”

“ma guardiamo sempre avanti, a un futuro che non è solo opera delle nostre mani, ma che anzitutto è una preoccupazione costante della provvidenza di Dio. Tutto ciò che è opaco un giorno diventerà luce.”

“E pensiamo  ha aggiunto Francesco – che Dio non smentisce se stesso.”

“Mai. Dio non delude mai.”

Bando quindi al “pessimismo”, “come se la storia fosse un treno di cui si è perso il controllo.”

“La rassegnazione non è una virtù cristiana. Come non è da cristiani alzare le spalle o piegare la testa davanti a un destino che ci sembra ineluttabile.”

Ma non bisogna essere né remissivi né pigri e “stare con le mani in mano” nell’attesa.

“Non c’è costruttore di pace che alla fine dei conti non abbia compromesso la sua pace personale, assumendo i problemi degli altri.”

Il cristiano ha infatti “il coraggio di rischiare per portare il bene”, quel “tesoro” “che Gesù ci ha donato”. Da qui anche l’appello del Papa – ricordando il Centenario delle ultime apparizioni mariane di Fatima, che cadrà il 13 ottobre – a pregare tutti, specie in questo mese, il Santo Rosario per la pace.

“Possa la preghiera smuovere gli animi più riottosi affinché bandiscano dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e costruiscano comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune”.

Infine un richiamo alla prossima Giornata internazionale per riduzione dei disastri naturali, che ricorre nello stesso giorno del 13 ottobre.

 

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