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Papa Francesco: sogno un’Europa universitaria strumento di pace e speranza

POPE FRANCIS,GENERAL AUDIENCE

VATICAN CITY, ITALY 27 SEPT 2017: Images from the General Audience with Pope Francis in St. Peters Square on Sept. 27, 2017

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Radio Vaticana - pubblicato il 02/10/17
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Il pontefice ha incontrato gli universitari di Bologna, sede del più antico Ateneo d’Europadi Gabriella Ceraso

Terminato l’incontro con la Chiesa di Bologna, all’interno della splendida Basilica di San Domenico, il Papa sulla Piazza antistante ha abbracciato il mondo universitario: la “dotta Bologna” aperta al mondo con i suoi quasi “mille anni di laboratorio di umanesimo” fondato sul diritto.

E’ stata la penultima tappa della visita di Francesco nel capoluogo emiliano. Non succedeva dal 1988, con Giovanni Paolo II, che la comunità accademica dell’Alma Mater Studiorum, prima università del mondo occidentale, abbracciasse il Papa e gli donasse il Sigillum Magnum, massima onorificenza accademica. E l’accoglienza della piazza è stata gioiosa:

Il Pontefice ha ascoltato il Rettore Francesco Ubertini e il giovane Davide Leardini rappresentante del mondo studentesco con le loro sottolineature sul valore della ricerca e dello studio oggi e sul ruolo dell’Università in rapporto alla ricerca della verità e alla lettura della società, quindi ha preso la parola e nel suo ampio discorso ha toccato le origini dell’Ateno in Europa e il suo impegno educativo passato e presente.

La prima sottolineatura di Francesco è sul significato del termine “Universitas”, che racchiude l’idea del tutto e della comunità, di un impegno a “elevare l’animo alla conoscenza” e ad allargarlo in una “ricerca fatta insieme” “stimolando e condividendo buoni interessi comuni”. Università è inclusione come testimoniano i seimila stemmi multicolori che a Bologna rappresentano la “famiglia di ogni studente arrivato dalle città di tutto il mondo” qui per studiare.

“La vostra Alma Mater, e ogni università, è chiamata a ricercare ciò che unisce” ha detto il Papa. “L’accoglienza che riservate a studenti provenienti da contesti lontani e difficili è un bel segno: che Bologna, crocevia secolare di incontri, di confronto e relazione, e in tempi recenti culla del progetto Erasmus, possa coltivare sempre questa vocazione!”.

Poi nelle parole di Francesco il cenno alle origini eccellenti dell’Università di Bologna, lo Studium dedicato al “diritto civile e canonico”, motore dell’Umanesimo su cui si fondano le università europee, ma nel contempo anche la sottolineatura che, come diceva San Domenico di Guzman,“è la carità ad insegnare ogni cosa”:

“La ricerca del bene, infatti, è la chiave per riuscire veramente negli studi; l’amore è l’ingrediente che dà sapore ai tesori della conoscenza e, in particolare, ai diritti dell’uomo e dei popoli. Con questo spirito vorrei proporvi tre diritti, che mi sembrano attuali.”

Ed è proprio su tre diritti  “attuali” che Francesco centra il suo discorso col mondo universitario bolognese.

Il diritto alla cultura, innanzitutto, che è “accesso allo studio”, ma anche tutela di un “sapere umano e umanizzante” e non un sapere che si mette al “servizio del migliore offerente”, che “alimenta divisioni e giustifica sopraffazioni”. Questo, afferma con forza il Papa, “non è cultura”. Dunque il compito degli univeristari oggi è: “rispondere ai ritornelli paralizzanti del consumismo culturale con scelte forti, con la conoscenza e la condivisione”.

Cultura – lo dice la parola – è ciò che coltiva, che fa crescere l’umano. E davanti a tanto lamento e clamore che ci circonda, oggi non abbiamo bisogno di chi si sfoga strillando, ma di chi promuove buona cultura.Ci servono parole che raggiungano le menti e dispongano i cuori, non urla dirette allo stomaco. Non accontentiamoci di assecondare l’audience; non seguiamo i teatrini dell’indignazione che spesso nascondono grandi egoismi; dedichiamoci con passione all’educazione, cioè a “trarre fuori” il meglio da ciascuno per il bene di tutti

“Contro una pseudocultura che riduce l’uomo a scarto, la ricerca a interesse e la scienza a tecnica”, il Papa incoraggia ancora la comunità universitaria a affermare “insieme una cultura a misura d’uomo, una ricerca che riconosce i meriti e premia i sacrifici, una tecnica che non si piega a scopi mercantili, uno sviluppo dove non tutto quello che è comodo è lecito”.

Poi c’è il diritto alla speranza, che,osserva il Papa “nell’aria pesante di abbandono irrequietezza e solitudine” che si respira oggi, è “il diritto a non essere invasi quotidianamente dalla retorica della paura e dell’odio”;”dalla frasi fatte”, dai “populismi” e dalle “false notizie . E’ il diritto a dare voce alla cronaca bianca spesso taciuta e a crescere nella consapevolezza che esistono nella vita realtà belle e duratureche esiste “l’amore vero” e non quello ” usa e getta” e che il “lavoro non è un miraggio da raggiungere ma una promessa da mantenere”. Da qui la provocazione e l’auspoicio che Francesco lancia agli universitari:

“Quanto sarebbe bello che le aule delle università fossero cantieri di speranza, officine dove si lavora a un futuro migliore, dove si impara a essere responsabili di sé e del mondo! Sentire la responsabilità per l’avvenire della nostra casa, che è casa comune. A volte prevale il timore. Ma oggi viviamo una crisi che è anche una grande opportunità, una sfida all’intelligenza e alla libertà di ciascuno, una sfida da accogliere per essere artigiani di speranza. E ognuno di voi lo può diventare, per gli altri.”

Inifne il terzo diritto che è anche dovere inscritto nel cuore dell’umanità, è quello alla pace, diritto per il quale, ricorda il Papa, nacque la stessa  Unione europea dopo due guerre mondiali e violenze atroci. Eppure oggi “molti interessi e non pochi conflitti sembrano far svanire le grandi visioni di pace”, e “logiche particolari e nazionali” sembrano vanificare “i sogni coraggiosi dei fondatori dell’Europa unita”.

Nonostante questo ai giovani il Papa chiede oggi di “non avere paura dell’unità” e di essere non neutrali ma “schierati per la pace”, perché la guerra è sempre e solo, come disse Benedetto XV nel 1917, una “inutile strage”. E allora Francesco rilanciua gli articoli della Costiztuione italiana per il ripudio della guerra e invoca lo ius pacis “come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza”. Ripetiamo insieme è dunque l’invito che Francesco rivolge alla Piazza “mai più la guerra, mai più contro gli altri, mai più senza gli altri!”.

“Vengano alla luce gli interessi e le trame, spesso oscuri, di chi fabbrica violenza, alimentando la corsa alle armi e calpestando la pace con gli affari. Non credete a chi vi dice che lottare per questo è inutile e che niente cambierà! Non accontentatevi di piccoli sogni, ma sognate in grande..voi giovani sognate in grande. Sogno anch’io, ma non solo mentre dormo, perché i sogni veri si fanno ad occhi aperti e si portano avanti alla luce del sole”.

Ma il sogno più bello che Francesco vuole rinnovare  con la comunità universitaria di Bologna è quello di “un nuovo umanesimo europeo, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”; di un’ Europa “universitaria e madre” che, “memore della sua cultura, infonda speranza ai figli e sia strumento di pace per il mondo”.

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