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La Madonna che Papa Francesco va a pregare prima e dopo i suoi viaggi

PAPE FRANÇOIS ET LA VIERGE MARIE SALUS POPULI ROMANI

Le pape François devant la Vierge Salus populi Romani après une procession de la basilique Saint-Jean-de-Latran à Sainte-Marie-Majeure, pour la Fête-Dieu, le 26 mai 2016.

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Isabelle Cousturie - Aleteia Francia - pubblicato il 15/09/17
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Come fa tradizionalmente prima e dopo ognuno dei suoi spostamenti internazionali, Papa Francesco si è recato alla basilica di Santa Maria Maggiore per ringraziare la Salus populi romani del buon esito del viaggio in Colombia.

Rientrando dalla Colombia, Papa Francesco ha pregato per la 52esima volta, dall’inizio del suo pontificato, davanti all’icona della Salus populi romani. Questo gesto il Santo Padre lo ripete in ogni grande occasione. La sua devozione è tale che non esitò, il 7 settembre 2013, a farla spostare e a farla passare in mezzo alla folla durante una veglia di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero, alla vigilia della celebrazione della nascita di Maria, Regina della Pace.

https://www.youtube.com/watch?v=kFSHZTRezsE&t=13s

Ma chi è la Salus populi romani a cui Papa Francesco è così legato? Quella davanti alla quale Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione, nel 1950, e che lo stesso Papa Pacelli di nuovo, nel 1954, avrebbe incoronato durante il centenario del dogma sull’Immacolata Concezione? Senza contare tutte le volte in cui questa (ovvero una sua copia) è portata in pellegrinaggio alle GMG, insieme con la croce, da quando Benedetto XVI stabilì così. E non è ai suoi piedi che Papa Francesco ha voluto recarsi per pregare e cercare il suo sostegno prima di caricarsi sulle spalle il pesante fardello del pontificato, cioè deponendolo insieme con tutti i fedeli cattolici sotto la sua materna protezione?

Cliccate sull’immagine qui sotto per avviare la galleria:

L’icona della Vergine col Bambino conservata nella Cappella Paolina della basilica di Santa Maria Maggiore dai tempi di san Gregorio Magno (590-604), sarebbe stata dipinta da san Luca su una tavola costruita da Gesù nella bottega del padre, poi riportata da Gerusalemme a Costantinopoli da sant’Elena, la madre di Costantino, nel IV secolo. Maria tiene nelle sue braccia Gesù Bambino, che la guarda con amore mentre con la mano destra benedice, con lo sguardo rivolto all’osservatore, come per indicargli la strada buona da prendere, sostenuto dalla madre che, con uno sguardo intenso, incoraggia il fedele a lasciarsi guidare con fiducia. In questa immagine, Maria è venerata come la protettrice di Roma nei grandi pericoli, ma il suo titolo “Salus populi romani” si estende a tutta la Chiesa universale – «Maria porta il salvatore, e la salvezza, a tutti» – in particolare ai cattolici di lingua spagnola, e ai gesuiti, che le sono profondamente legati.

Una devozione antecedente il pontificato

Secondo il cardinale Santos Abril y Castello, arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore dal 2011 al 2016, l’importanza della Vergine Maria nei pensieri del Santo Padre «ha delle radici profonde e lontane, legate alla vita di fede in America latina», ha spiegato ai giornalisti stupiti dal vedere il Santo Padre recarsi così sovente a raccogliersi ai suoi piedi, dall’avvio del pontificato.

I santuari mariani sul continente sono importanti e attirano periodicamente moltitudini di fedeli,

dice. Sono dei veri centri di spiritualità che

hanno permesso di conservare la fede in America latina a fronte delle difficoltà di una società in evoluzione, ma anche a fronte di attacchi provenienti dall’esterno, da quanti nutrono propositi di proselitismo.

È in questo contesto che la basilica di Santa Maria Maggiore riveste un’importanza fondamentale non soltanto come luogo di culto principale consacrato a Maria, ma anche come punto di riferimento per tanti fedeli che vogliono trovare un posto disponibile per fermarsi a pregare. È così che la vede il Papa, e così spera che la veda ogni fedele. Del resto, ecco perché chiede che le chiese restino sempre aperte (L’Osservatore Romano). Egli stesso, quando era cardinale arcivescovo di Buonos Aires, ogni volta che veniva a Roma, ricordano i confratelli gesuiti, «non mancava di venire a raccogliersi in preghiera davanti all’icona. E quando i suoi preti di Buenos Aires partivano per Roma egli chiedeva loro di recarsi lì e di recitare un’Ave Maria per lui».

La decisione di Papa Francesco, di rendere visita alla Madre di Dio e di ringraziarla prima e dopo ogni viaggio, di avere presente la sua icona durante i suoi incontri di preghiera per la pace, o per aprire l’anno santo della Misericordia… è dovuta al fatto che egli vede in quell’oggetto la fede del popolo di Dio che, lungo il corso dei secoli, in ogni momento di crisi, si è raggrumato lì attorno per chiedere al cielo una grazia, perché «ciò che è impossibile agli uomini non è impossibile a Dio», sottolinea padre Innocenzo Gargano nell’intervista rilasciata a Sandro Magister per L’Espresso. Per il Santo Padre, non c’è alcun dubbio che quest’icona – riconosciuta dalla Chiesa come un’occasione di mirabilia Dei – rifletta, riproduca e riversi nel cuore di chi vi si rivolge con semplicità e in una totale disponibilità allo sguardo di Dio, le grazie di cui ella stessa è stata pienamente gratificata, e questo naturalmente «in proporzione alla fede di ciascuno».

Maria, madre della pace

La Salus Populi Romani, ha dichiarato il Papa durante la recita di un rosario nella basilica di Santa Maria Maggiore nel 2013, è

la mamma che ci dà la salute per crescere, per affrontare e superare i problemi, per renderci liberi in vista di scelte definitive; la mamma che ci insegna a essere fecondi, a essere aperti alla vita e a essere sempre fecondi di bene, fecondi di gioia, fecondi di speranza, a non perdere mai la speranza, a condividere la vita con gli altri, al vita fisica e spirituale… Come una buona madre ella ci è vicina, perché non perdiamo mai il coraggio di fronte alle avversità della vita, alla nostra debolezza, ai nostri peccati: ella ci dà la forza, ci indica il cammino di suo Figlio.

Dopo questo viaggio in Colombia, sulla via della riconciliazione dopo 60 anni di guerra fratricida, la domanda e l’invocazione del Santo Padre, durante quella veglia di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero, nel 2013, conserva tutto il proprio senso:

È possibile percorrere la via della pace? Possiamo uscire da questa spirale di dolore e di morte? Possiamo imparare di nuovo a camminare e a percorrere le vie della pace? Invocando l’aiuto di Dio, sotto lo sguardo materno della Salus populi romani, Regina della pace, voglio rispondere: sì, è possibile per tutti! Stasera, vorrei che da ogni luogo della terra noi gridiamo: sì, è possibile per tutti! O meglio, vorrei che ciascuno di voi, dal più piccolo al più grande, fino a quelli che sono chiamati a governare le Nazioni, risponda: sì, noi lo vogliamo!

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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