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Quelle domande su Dio a cui non sappiamo rispondere

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Toscana Oggi - pubblicato il 04/09/17
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Papa Francesco ha detto che tante domande rimangono senza risposta. Questo è vero, ma perché non vogliamo dare risposte che debilitano la nostra credenza e che sono anche per noi fonte di dolore.

Pensare che Dio non interviene nella sofferenza o nella giustizia solo perché egli stesso non voglia farlo pur avendo la potenza di farlo è un pensiero inconfessabile.

Padre David Maria Turoldo parlava di Dio come «Condizionata Onnipotenza». Altro concetto irto di difficoltà e quasi di eresia.

Ci rimane solo di amare sempre questo nostro Dio, sempre molto misterioso, con il nostro fardello sempre più pesante di disagi fisici e spirituali, dal quale non debba mai cadere la speranza.

Lettera firmata

 

Risponde padre Athos Turchi, docente di filosofia alla Facoltà teologica dell’Italia centrale.

Sinceramente non so dare una risposta né esauriente né abbozzata, perché qui: «Parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria» (1Cor 2,7-8).

San Paolo rimanda al Crocifisso come luogo in cui si svela questo mistero della sapienza e dell’agire di Dio. Come se dicesse: se si discute sul senso, sul valore, sulla efficacia di un Crocifisso come il gesto o atto capace di salvarci, liberarci, purificarci è chiaro che sarebbe una discussione inconcludente se non addirittura «scandalosa» – per i giudei – e «insensata» – per i pagani (I Cor. 2,23). In effetti è come se a uno che sta affogando e chiede aiuto gli gettassimo un’incudine anziché un salvagente: come possiamo accettare mentre noi si sta morendo che Dio ci mandi un Crocifisso… per salvarci dalla morte? Un morto come può liberarci dalla morte? Se ci stiamo a discutere razionalmente è evidente che staremmo o dalla parte dei giudei o da quella dei pagani.

Tuttavia c’è un altro approccio a questo modo di fare di Dio, ed è quello dei santi. I santi in generale non hanno discusso o disquisito sul Crocifisso, se fosse o no il migliore salvagente, prima di aggrapparvisi, vi sono attaccati e basta, quello che succedeva, succedeva. Ebbene sono tutti concordi nel dire che alla fine questo mezzo di salvataggio, che poteva sembrare un’incudine ai ragionamenti, nella pratica li ha salvati. Insomma il Crocifisso chiede all’uomo in pericolo di vita di fidarsi, di salire sulla croce, di tenercisi stretto e questo suo atto di coraggio viene ricompensato con la salvezza e con quella conoscenza necessaria per capire il mistero di Dio.

Tutti coloro che ci stanno a discutere se vale o no la pena, perché non si fidano, sembrano destinati ad annaspare nelle acque del male.

Non so commentare queste posizioni, anche se sono abbastanza chiare nella storia della chiesa. In effetti il passaggio da uno stato di discussione critica a quello di abbandono fiducioso comporta una forma di conversione che è rara. Per contrario un Dio che salva solo coloro che riescono a fare questo passo, non lo vedo adeguato al grande amore che Gesù dice che Dio ha per ogni suo figlio. È necessario che l’amore di Dio raggiunga ogni uomo, in primis colui che ha fiducia, ma poi anche quello che non ci riesce.

A questo punto mi viene in mente quanto dice S. Agostino: una mamma per far venire in casa il figlio, che gioca fuori, ha due possibilità: o va lì lo prende per un orecchio e lo trascina in casa, oppure dalla porta gli mostra tre noci e il bambino attratto dalle noci va lui stesso verso la casa. Noi vorremmo che Dio intervenisse nella storia umana direttamente come nel primo caso. Ma in genere Dio usa la seconda maniera: ci attrae a sé come soggetto d’amore e di bene. Questo secondo modo di fare è complicato perché ogni uomo vorrebbe andare verso Dio, che capisce essere il bene che desidera, ma come dice Gesù a volte si perde per strada, altre volte si trovano rovi, altre volte si trovano distrazioni… così non arriviamo mai alla meta.

Certamente anche questo modo di fare rimane misterioso, ma ci illumina su di un punto: Dio ci lascia sempre liberi nel ricorrere a lui, Egli ci fa da faro ma non interviene nelle nostre scelte e nei nostri progetti, affinché l’incontro sia veramente libero e voluto.

Tuttavia non dobbiamo dubitare sul fatto che ci segua, come fa la mamma coll’infante ai primi passi, lo lascia muoversi come vuole ma ha la mano sempre pronta per soccorrerlo. E anche questo è misterioso come si attua e come si fa presente nella vita di ciascuno di noi, ma se uno onestamente ripercorre la propria esistenza con lucidità e attenzione vede la presenza di Dio anche nei momenti più complicati, negli errori più grossi, nei peccati più gravi, non ovviamente per aiutarci in ciò, ma perché il male che ci facciamo non sia totale e possiamo avere sempre modo di recuperare.

Non credo che Dio abbia una onnipotenza condizionata, se ama Egli è in campo con tutto se stesso, altrimenti che Dio è? Noi le risposte alle nostre domande non le abbiamo, perché sono domande a parole. I santi ci dicono che se entriamo in Dio abbiamo risposte anche alle non domande.

Eccoci di nuovo daccapo all’interno del misterioso rapporto tra il Dio che ama e l’uomo che chiede, e qui l’ultima cosa che mi viene da dire è che tra un uomo e una donna che si amano non mi pare ci siano molte chiacchiere di mezzo.

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