Una situazione complessa che si trascina nella Capitale da alcuni anni e che sembra non importare a nessuno. Fino a oggi.Da quattro giorni a Roma si vedono scene di sgomberi e di folle di uomini, donne, bambini per lo più di origine eritrea ed etiope che resistono, più o meno pacificamente, ai tentativi di sgombero da parte della Polizia. La maggior parte di queste persone, nella Capitale da pochi anni, hanno regolare permesso di soggiorno o addirittura lo status di rifugiato. Le foto e i video che abbiamo visto in tv o sui giornali li ritraggono mentre vengono allontanati con getti d’acqua o mentre a mani alzate resistono alle cariche. Il tutto si svolge al centro di Roma, a Piazza Indipendenza, a pochi passi dalla Stazione Termini, nel cuore della Capitale, nella completa assenza delle autorità cittadine.
Come riportato dal Post, la Questura di Roma si è giustificata spiegando che l’intervento è stato necessario perché i rifugiati hanno rifiutato una soluzione offerta loro dal comune di Roma «ma soprattutto per le informazioni di alto rischio pervenute, inerenti il possesso da parte degli occupanti di bombole di gas e bottiglie incendiarie». La notte fra mercoledì e giovedì tuttavia era stata tranquilla, e non si avevano informazioni di rivolte imminenti da parte dei rifugiati che occupavano la piazza. Alcune ore dopo essere state sgomberate, parte dei rifugiati si è trasferita in una zona verde vicino alla stazione Termini, ma la polizia li ha cacciati anche da lì con l’uso degli idranti.
A raccontare il lato umano, di guerra tra poveri si potrebbe dire, ci pensa Francesca Fornario dalle colonne del suo blog sul Fatto Quotidiano quando spiega come si è svolto l’intervento:
Lo sgombero è arrivato all’alba di un sabato di metà agosto, pianificato nel giorno e nell’ora in cui la città era deserta e solo un paio di turisti avrebbero assistito all’operazione di polizia. Cinquecento uomini in divisa per sgombrare altrettanti adulti e bambini: i primi a far rispettare la legge che tutela la proprietà del Fondo Omega Immobiliare gestito dall’Idea Fimit Sgr; i secondi a chiedere che venisse rispettata la legge che tutela gli esseri umani in fuga dalla guerra.
«Dicono che prendiamo 35 euro al giorno, ma non è vero!», protesta Alem seduta sulla sua valigia, una delle decine accatastate in strada: sacchi neri, scarpe, stampelle, scolapiatti, peluche. Si riferisce alla bufala che circola in rete, periodicamente rilanciata dai giornali di destra. Trentacinque euro a persona – quasi interamente provenienti da fondi europei erogati allo scopo – sono in realtà i soldi percepiti dalle cooperative e che gestiscono i centri di accoglienza per richiedenti asilo (23 agosto).
Gli interessi del privato hanno prevalso sulle necessità dell’accoglienza, tra l’altro la Capitale è molto indietro e la Giunta pentastellata di Virginia Raggi si rifiuta di accogliere nuovi migranti, ma non è questo il caso. Chi è presente nello stabile è a Roma anche da anni, ma soprattutto ha già tutti i permessi e le tutele legali della legge.
L’amministrazione capitolina ha fatto sapere in un comunicato di aver terminato il censimento, iniziato ieri, delle 107 persone in condizioni di fragilità (donne con bambini, anziani non autosufficienti e disabili, ndr) alle quali è stato consentito temporaneamente dalle forze dell’ordine di restare nell’immobile. E ha sottolineato che «nei mesi scorsi, nonostante ripetuti tentativi, non era stato possibile effettuare il censimento a causa dell’opposizione degli occupanti». Al momento, «sono 20 le persone – spiega la nota del Campidoglio – che hanno accettato l’offerta proposta dall’amministrazione, a fronte di numerosi rifiuti». In particolare, «sono state assistite donne sole con figli minorenni; disabili; soggetti diabetici, dializzati e affetti da problemi renali». Persone alle quali Roma Capitale ha dichiarato che avrebbe dato la priorità. Gli aventi diritto «sono stati indirizzati presso il circuito di accoglienza (i cosiddetti extra Sprar) predisposto dai Servizi Sociali capitolini». (Sole 24 ore, 22 agosto).
Questo impegno dell’amministrazione capitolina è tuttavia scarso, basta vedere come fu gestita durante l’inverno la questione del Baobab, noto centro di accoglienza in zona San Lorenzo, prontamente chiuso nonostante il buon lavoro da parte dei volontari che si impegnavano perché il soggiorno dei migranti fosse rapido e sicuro. Si entrava, si riceveva qualche pasto caldo, si ottenevano vestiti puliti e assistenza medica, per poi veder partire i migranti alla volta della Germania o della Svezia. Nel frattempo mentre veniva sgombrata Piazza Indipendenza non un solo membro del Consiglio comunale era presente, né della maggioranza né dell’opposizione. Roma resta senza un piano per l’accoglienza e senza un coordinamento tra i Municipi in cui è suddivisa e l’amministrazione capitolina.
“Le persone sono in strada da giorni senza nessuna assistenza, sembra la stessa situazione del 2015 a Ponte Mammolo”, afferma Federica Borlizzi (del centro di assistenza legale Alterego). I volontari e le associazioni denunciano gli sgomberi di palazzi occupati nella capitale da richiedenti asilo e rifugiati, senza nessun piano alternativo per l’assistenza e l’accoglienza di persone che sono in una situazione di grave marginalità. “Molti hanno il permesso di soggiorno o addirittura sono titolari di protezione internazionale. La questione è che Roma non solo non ha un centro di prima accoglienza, come Milano, ma continua a violare i diritti umani di persone fragili, che vivono ai margini della città”, afferma Borlizzi (Internazionale, 15 giugno).
"Non siamo terroristi. Vogliamo una casa per vivere" lo striscione esposto da palazzo #viacurtatone #refugees #Roma pic.twitter.com/SYhJyKihXc
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) August 23, 2017
Le forze di polizia all’opera
In questi giorni abbiamo visto come le forze dell’ordine siano state piuttosto energiche nelle operazioni di sgombero, e con il passare delle ore sono arrivati anche contributi di grande durezza come il dirigente di pubblica sicurezza che invita gli agenti a passare alle vie di fatto se incontrano la pur minima resistenza, come è possibile ascoltare nel video qui sotto:
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Tuttavia le forze dell’ordine italiane sono fatte anche di elementi di elevata professionalità e responsabilità. Una foto in particolare sta girando in queste ore, come una sorta di contraltare ad alcuni eccessi che abbiamo visto. La pubblica su Facebook la scrittrice italiana di origini somale Igiaba Scego. La foto è di Angelo Carconi per l’ANSA.
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Ma non è tutto tutto come ci viene raccontato…
…o per meglio dire, oltre alla questione umanitaria e politica (l’assenza della Giunta Raggi è emblematica), c’è una questione di abuso da parte di alcune delle persone che occupavano lo stabile di Piazza Indipendenza, irregolarità che forse sono anche altrove.
Accanto a tantissimi casi di persone disperate, senza lavoro, con problemi di salute, minori a carico, si assiste però al fenomeno di immigrati che pur avendo un lavoro retribuito e quindi la possibilità di prendere in affitto una stanza o un appartamento insieme ad altri amici connazionali, scelgono di stabilirsi nelle case occupate. Intorno ai palazzi occupati spesso si muove un vero e proprio business da parte degli immigrati “senior”che “vendono” le stanze occupate. Oltre alla disperazione – che sicuramente esiste – e alla stanchezza per una vita in difficoltà come può essere quella di chi è costretto a lasciare il proprio paese per persecuzione, pericolo o povertà, c’è anche l’intervento non sempre disinteressato dei movimenti per la casa romani, che durante l’amministrazione di Ignazio Marino trovavano sponda nel vicesindaco Luigi Nieri, lambito (ma mai indagato) dall’inchiesta “Mondo di Mezzo”, nel 2015.
In conclusione
Una situazione di grande opacità in cui l’incuria del Comune di Roma si somma con situazioni esacerbate per motivi politici e da una gestione della questione sotto il solo profilo dell’ordine pubblico e non come problema umanitario e sociale. In mezzo alcune centinaia di persone sradicate dal loro paese, in alcuni casi minori, e una città che si risveglia una mattina di Agosto un po’ più cattiva, un po’ meno se stessa.