La strage di Barcellona trascina nella paura anche i più piccoliNuovo attacco al cuore dell’Europa. Dopo i tristi eventi di Parigi, Nizza, Bruxelles, anche la Rambla di Barcellona è stata colpita da un raid terroristico. Per ora tra le vittime si contano 14 morti e 130 feriti di 34 nazionalità.
Ma, ci sono anche i feriti nell’anima, le persone, specie i bambini, che si sono trovati catapultati all’improvviso a vivere momenti di puro terrore, senza capirne il perché.
Un caso emblematico: quello del piccolo Alessandro, 5 anni, che ieri ha visto rimanere ucciso il suo papà Bruno Gulotta, italiano di Legnano, proprio mentre facevano insieme una passeggiata per la Rambla. Il papà, prima di essere travolto dal furgone guidato a folle velocità dal terrorista, lo teneva per mano. Poi, in un attimo, l’inferno, e il bambino viene salvato dalla mamma in extremis, mentre il padre rimane a terra, sanguinante, con il corpo devastato. Gulotta è morto così in pochi istanti di fronte agli occhi terrorizzati del figlioletto.
Tante storie, accomunate dalla paura, una paura che segnerà per sempre le loro vite. Ne parliamo con il prof. Aureliano Pacciolla, psicologo, psicoterapeuta e docente in diverse scuole di psicoterapia, ha tenuto anche la docenza di Psicologia Generale e di Psicologia della Personalità alla LUMSA.
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Aleteia: Come aiutare un bambino come Alessandro, che ha vissuto un’esperienza così traumatica?
Prof. Pacciolla: Il bambino avrà bisogno del supporto di uno psicologo, ma anche di tutte le figure vicarie (nonni, zii, maestri…) a lui vicine.
Gli psicologi dovranno per prima cosa permettere l’elaborazione del lutto – non dovranno mentire, ma aiutare il bambino ad affrontare la realtà, ad accettarla, quindi in questo caso, la perdita del genitore. Logicamente usando il linguaggio e gli strumenti più adeguati, secondo l’età del minore.
Su cosa si basa il superamento del trauma?
E’ importante sapere, che il superamento dei traumi avviene grazie alla resilienza, che è la capacità di ritrovare l’equilibrio antecedente al trauma.
Questa resilienza è stata riscontrata in maniera maggiore nei bambini rispetto agli adulti, per cui i bambini riescono a superare meglio i traumi. E questo è stato riscontrato in tante catastrofi.
Lo psicologo dovrà osservare il grado di resilienza del bambino, per incentivare lo sviluppo di questa resilienza, questo ritorno alla serenità.
Un secondo elemento da considerare è che il concetto di antifragilità, che è la capacità umana di trarre un vantaggio dal trauma, da uno shock.
Per cui un bambino traumatizzato potrebbe presentare dei vantaggi rispetto agli altri bambini, perché ha imparato a come affrontare i traumi successivi.
Quindi, lo psicologo e le figure vicarie dovranno insieme aiutare il bambino a rinforzare questi due elementi che sono la resilienza e l’antifragilità.
Come cambia la vita di un bambino che ha vissuto da vicino un atto terroristico o comunque un momento di grande paura?
La sfida è proprio quella di riportare la vita del bambino alla “normalità”, che significa la ripresa della crescita del minore secondo i ritmi dei coetanei appartenenti alla stessa cultura e condizione sociale.
Un consiglio…
L’intervento psicologico andrebbe fatto non solo sulle figure vicarie, ma anche sui coetanei, come il gruppo classe o il gruppo di calcetto, perché il gruppo di coetanei sappia come aiutare il bambino.