Il celebre scrittore si era completamente allontanato dalla religione a causa dell’integralismo della setta di cui faceva parte da giovane
Un credente che ossessionato da un culto religioso patetico e puritano si smarca dalla fede e diventa un “non credente”.
Ma nella seconda parte della sua vita decide di svoltare e, pur restando “non credente”, torna a frequentare la chiesa.
La parabola del romanziere Ken Follett pseudonimo di Kenneth Martin Follett – un autore che ha venduto qualcosa come 150 milioni di copie dei suoi libri in tutto il mondo – è il risultato di una riflessione interiore che lo ha portato a riscoprire una nuova forma di spiritualità, come si legge su “Cattiva fede. Bad Faith” (EDB).
Marco Roncalli racconta su La Stampa (31 luglio) che Follett “ruppe” con la fede dopo essersi distaccato dai Plymouth Brethren, i «Fratelli di Plymouth», un movimento evangelico così chiamato dall’omonima città inglese dove si trovavano alcuni dei loro predicatori più noti e la cui storia risale agli inizi del XIX secolo.
INTEGRALISTI EVANGELICI
Il movimento, fiorito nell’Inghilterra del 1800 che contestava la Chiesa Anglicana, predica un’interpretazione letterale della Bibbia, una rigidità dottrinale, la condanna estrema di ogni atto e condotta sessuale immorale. Un insieme di regole che hanno gradualmente allontanato Follett – nato in una famiglia gallese attivista del movimento – dalla religione.
L’UNIVERSITA’
La rottura con la religione avvenne all’University College di Londra, quando «la luce spietata della filosofia del linguaggio prese a splendere sulle idee di Platone, Cartesio, Marx e Wittgenstein».
«Non si discuteva molto di religione, ma in privato mi misi a esaminare le convinzioni religiose sulla base di criteri logici. Nessun dato di fede superò mai la prova. Al momento della laurea ero diventato ateo. Un ateo arrabbiato, anzi. Sentivo di essere stato ingannato. Rimpiangevo le ore sprecate negli “incontri”, l’infanzia senza cinema né televisione, il divieto di entrare nei Boy Scout. Più che altro, mi faceva infuriare il fatto di aver prestato fede alla robaccia in cui ero stato cresciuto. Nulla è più esasperante della rivelazione della propria passata stupidità. Ero persuaso, inoltre, che avessero cercato di defraudarmi».
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I MISTERI DELLE CATTEDRALI
Oggi però lo scrittore ha deciso di svoltare. Resta ateo ma dice di aver scoperto una nuova spiritualità
In uno dei romanzi, «I pilastri della Terra», per esempio, Follett, narra la costruzione di un’immaginaria cattedrale medievale, e di come questo progetto cambi la vita di tutti coloro che vi si accostano.
«Fin dal principio mi è stato chiaro che, se non altro per questione di realismo, nella trama ci sarebbe dovuto essere almeno un personaggio ammirevole di cristiano autentico. Ho stretto i denti ed è nato il priore Philip. Non mi è sfuggita l’ironia insita nel fatto che fosse un ateo a scrivere un best seller ispirato a una chiesa», scrive Follett che insieme alla denuncia dello strapotere ecclesiastico, si legge ancora su La Stampa, non fa mancare – grazie al personaggio di Philip – la speranza evangelica.
LA SECONDA MOGLIE
Ma qual è stato l’episodio della vita che ha scatenato il cambiamento di una persona che sette anni fa si dichiarò contrario alla visita di Stato di Benedetto XVI nel Regno Unito e tre anni fa criticò il primo ministro David Cameron per aver definito la Gran Bretagna «un paese cristiano»?
Ecco il retroscena:: «Da quando ho incontrato Barbara, la mia seconda moglie, mi sono attivamente impegnato nel Partito laburista e sono rimasto sorpreso dallo scoprire che parecchi dei nostri alleati erano cristiani devoti. È venuto fuori che nel mondo reale ci sono molti priori Philip, angosciati dalla povertà materiale e spirituale del loro prossimo […]. Il mio sprezzante rifiuto giovanile dei credenti ha iniziato a provocarmi un certo imbarazzo. […]. Le mie visite alle cattedrali sono proseguite anche dopo la conclusione dei “Pilastri della Terra” e alla fine ho dovuto ammettere che era qualcos’altro ad attirarmi in quei posti. Dopo che Barbara è stata eletta deputata, ho iniziato a frequentare le funzioni religiose, come previsto nei doveri del coniuge di un parlamentare britannico, ma mi sono accorto di apprezzarlo, e ho continuato a farlo anche quando non ero obbligato.
“ANDARE IN CHIESA MI PIACE”
E così Follett ora si considera «un ateo non praticante. Continuo a non credere in Dio e non faccio mai la comunione. Ma andare in chiesa mi piace. I vespri cantati sono la mia funzione preferita. A mezzo secolo di distanza dalla mia fuga dalla congregazione, oggi sono di nuovo uno che va in chiesa, non regolarmente, ma neppure in modo troppo discontinuo». E conclude: «Andare in chiesa consola la mia anima».