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Ma i saldi sono già cominciati?

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Paola Belletti - Aleteia Italia - pubblicato il 14/07/17
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Ci buttiamo a capofitto o stiliamo la lista?

“Stai bene con quel vestito!” “Ma se devo ancora uscire dal camerino”.“T’ho vista su Instagram
(Zziagenio78, Twitter)

Eccoci qua. Rappresentate – non tutte! – in un tweet.

Sì, i saldi sono già iniziati, da almeno 13 giorni (dureranno per tutto agosto e in alcune regioni fino a settembre. Qui trovate un calendario con le date per tutte le regioni italiane.); e io li affronto con la mia solita cifra distintiva. Ritardo cronico, affanno, senso di colpa, percezione netta di essere fuori luogo, pochissimo budget a disposizione, poca disposizione ad attenermi al budget e molte idee, tutte confuse.

Eppure possiamo trovare un suo perché anche al non rispondere all’antifona della mondana liturgia dei saldi. No dai scherzavo. Il sermoncino estivo sulla temperanza con la quale affrontare i saldi no!

Lo sappiamo già. Sappiamo che ogni appetito va calmierato, controllato, tenuto in qualche modo al guinzaglio. (Meglio se glitterato).

Scherzo, di nuovo.

Tanto siamo già in grado tutte o quasi di autoregolarci, soprattutto se siamo sposate. Sappiamo che i saldi andrebbero vissuti con una bella lista alla mano, che riporti i capi che davvero ci servono e che anche se compriamo nella collezione estiva ci serviranno per l’autunno e la primavera. Sappiamo che un tubino nero ci tornerà utile per i prossimi 8 anni. Che una qualche camicia nuova al marito, magari più bella di quelle che si stirano da sole, perché altrimenti si volatilizzerebbero al contatto con la piastra, gli farà davvero comodo.

Che i pigiami per le bimbe possono addirittura essere abbinati maglia – pantalone. Che possiamo rinnovare il parco mutande. Che di calze non ne abbiamo mai abbastanza.

No, no niente paura, non farò battute sui calzini spaiati e smarriti chissà dove e sui mondi paralleli nei quali vanno a rifugiarsi e a ridere, loro, di noi.

Ma sappiamo davvero quali sono i must have della stagione? Abbiamo capito cosa ci valorizza davvero?

Ho letto qualcosa circa i longdress, i trench, il costume intero che ruba la scena ai bikini, le gonne plissée, la t-shirt con la scritta annodata sotto il seno, e addirittura  le espadrillas. Sì, poi ci sarebbe anche la graffetta porta soldi di Prada, ma se la comprate poi forse non ne avrete più molti da pinzare.



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Sappiamo anche che i soldi sono un mezzo e non il fine. Che non vanno adorati. Mentre un pensierino per le carte di credito lo si può anche fare. Scherzo, di nuovo.

Scusatemi non resisto. Non riesco a non parlare di Gesù.

Può essere ad esempio che la donna che ritrova la famosa dramma perduta faccia festa con le amiche perché sa che con quella può trovare tessuti o tuniche già confezionate ad un prezzo conveniente perché nei mesi primaverili passa quella carovana di mercanti che viene da Damasco?

E che le toppe sui vestiti vecchi non valgano poi sempre la pena perché di vestiti, ogni tanto, ne servono di nuovi.

Che il Re Salomone era vestito da Dio, ma mai come Dio veste i gigli del campo. E allora sotto con le fantasie floreali!

E sappiamo anche che valiamo, noi, proprio io e te, tu che leggi, molto più di molti passeri- salto di qualità, balzo quantico! Non bastano milioni di passeri per fare un uomo, per fare te, ragazza insicura e scontenta; o te, gentile signora alle soglie della menopausa! – e il Padre nostro che è nei Cieli con la Sua prospettiva eccellente provvederà al nostro guardaroba e baderà anche a colori e abbinamenti.

La scala cromatica e il godimento che si prova nella successione armonica delle tinte è roba Sua. Noi ci limitiamo a goderne e a giocarci, a riproporla, a farne collezioni, a studiarne applicazioni nel visual merchandising.

Non lo so amiche, non lo so che cosa mi spinge, quale sia lo spron che mi punge più dei ribassi all’80 % degli ultimissimi giorni di sconti, per i quali, lo confesso, posso registrare significative variazioni nei miei parametri vitali: cuore che accelera, salivazione ridotta, smania di prendere guardare toccare. Come quando ad esempio mi assale quell’indecisione dilaniante : “Che dici, li prendo quei leggins per Marghe? E Isa? Lei apprezza le cose eleganti e vezzose. Oppure i jeans! È l’unica delle tre femmine che ama i jeans. Dai, i jeans sono un evergreen. Blu. E le camicie? Che dite? Ne prendo una o due?”. Potrei morire, in questi  dilemmi, sotto la serranda che si chiude (se non avessi una vita seria, delle responsabilità, figli, lavoro, cose così).

Eppure provo una gioia incontenibile per il fatto che noi, sì proprio noi, con i nostri corpi, noi con le nostre cosce alle volte guardate con severo disappunto per quella ritenzione idrica talmente antiestetica, noi coi nostri seni che hanno già allattato oppure no, noi con il sedere che vorrebbe essere tondo e muscoloso e invece tende ad assumere la forma del sedile del multivan che guidiamo per migliaia di km durante l’anno, avanti e indietro sempre per gli stessi tragitti, noi che ci guardiamo allo specchio e ci dispiaciamo per un colorito poco salubre; noi, sempre noi, che ci facciamo la tinta da sole per risparmiare e ogni volta immoliamo un asciugamano, sacrifichiamo un’anta di un mobiletto, sfregiamo involontariamente il bordo di un sanitario, noi donne contemporanee, noi mamme, mogli, fidanzate, figlie;  ecco proprio noi… siamo belle. Siamo amate, non siamo benedette come Maria, ma siamo la corte di quelle fra le quali Lei è la benedetta. È la benedetta tra tutte noi.

Sappiamo anche che si può giocare! Che ci sono tante ricreazioni possibili da godersi e una di quelle forse più nelle corde del (poco-per l’occasione)gentil sesso è proprio quella di gustarci i saldi. Mi dissocio dalla proposta delle liste, da tutti i decaloghi seriosi che ci invitano ad affrontare più razionalmente possibile questo periodo, dagli elenchi di errori da evitare.

Unica cosa da non perdere di vista è la soglia massima di spesa, ma dentro a quel recinto possiamo anche giocare un po’.

Non credo correremo il rischio di scatenare risse con altre clienti o che ci ritroveremo a scongelare la carta di credito nascosta a noi stesse nel congelatore. Quelle sono esagerazioni cinematografiche. Vero? Il vostro silenzio mi preoccupa…

La sola raccomandazione seria che mi sento di farvi è questa: non abusate della pazienza degli addetti alle vendite. (Altrimenti ottobre diventerà il mese della salute mentale, compromessa, delle commesse!)

Ad esempio può essere considerata sevizia chiedere per più di venti volte al giorno alla stessa persona “Quanto viene questo?”, soprattutto se sul capo viene riportato chiaramente il prezzo di partenza e quello scontato con tanto di percentuale di ribasso applicata.

E se c’è scritto che tutto l’assortimento è esposto non insistete a chiedere di andare a controllare in magazzino se è rimasta una S. No, di S non ne hanno più. Nemmeno in vetrina. No neanche nell’altro negozio. Nemmeno in altri colori. Finite. Basta. La S è finita. Sì, sono sicure. Sicure, sicure, sicure.

Lasciatevi andare, per una volta. E se poi nella shopper vi ritrovaste uno strano abito lungo con una fantasia respingente o una decoltée con un tacco da denuncia, oppure un pantalone di una taglia più piccolo insieme alla pia illusione che a breve dimagrirete di quei 4, 5 kg, non importa, fatevi lo sconto, ogni tanto!

 

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