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Se Dio è immutabile, non prova gioia, tristezza o fastidio?

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Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 13/07/17
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Dio non cambia, è l’essere umano a cambiareDio è immutabile? Sì. Consideriamo alcuni passi biblici:

“Io sono colui che sono” (Esodo 3, 14).

“Ecco, di benedire ho ricevuto il comando e la benedizione io non potrò revocare” (Numeri 23, 20).

“Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni” (Salmo 33, 11).

“Essi periranno, ma tu rimani… Ma tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non avranno mai fine” (Salmo 102, 27-28).

“Io sono il Signore, non cambio; voi, figli di Giacobbe, non siete ancora al termine” (Malachia 3, 6).

“Se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso” (2 Timoteo 2, 13).

“Tu rimani lo stesso e i tuoi anni non avranno fine” (Ebrei 1, 12).

“Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Giacomo 1, 17).

Dio è immutabile, ma bisogna saper capire in cosa consiste la sua immutabilità o inalterabilità. Quando diciamo che Dio è immutabile non stiamo parlando di sentimenti umani, e men che meno di indifferenza, ad esempio, rispetto a ciò che riguarda gli uomini, ma del fatto che Dio sarà eternamente lo stesso, ieri, oggi e sempre (Ebrei 13, 8).

“Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell’uomo da potersi pentire. Forse Egli dice e poi non fa? Promette una cosa che poi non mantiene?” (Numeri 23, 19).

In Dio non c’è alcun cambiamento o trasformazione, o variazione o cose del genere. Dio è immutabile nella sua essenza, nei suoi attributi e nei suoi propositi.

Essendo tre volte santo, non può cadere in ciò che è negativo, né Egli, che è fonte della luce, può essere la causa dell’oscurità, “può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male” (Giacomo 1, 13). La Bibbia afferma chiaramente che Dio non cambia nel suo modo di essere, di “pensare”, né nella sua volontà o nella sua natura.

E perché Dio è immutabile?

È impossibile che Dio cambi, perché se cambiasse smetterebbe di essere Dio. Dio è immutabile per vari motivi, soprattutto perché questo attributo è collegato agli altri.

Consideriamo solo quattro interrelazioni:

1.- L’immutabilità è correlata alla sua onniscienza. Quando una persona, in un senso o nell’altro, cambia il proprio modo di agire o di pensare, e perfino il suo modo di essere, in generale è dovuto a tre motivi: perché ha imparato qualcosa o perché gli sono giunte nuove informazioni, o perché qualche circostanza lo ha fatto cambiare. Queste variabili richiedono qualche atteggiamento o qualche azione differente. Visto che Dio è onnisciente, non può “imparare” cose nuove che lo facciano cambiare o modifichino la sua essenza.

2.- L’immutabilità di Dio è legata alla sua perfezione. Se qualcosa cambia, ha dovuto cambiare per forza per qualche motivo. Certe cose cambiano in meglio (se quello che arriva prima mancava), altre in peggio (se qualcosa che era necessario si perde). Visto che Dio è perfetto, però, non ha bisogno di niente di nuovo né gli avanza nulla, né può perdere qualcosa; in caso contrario non sarebbe Dio. Egli, quindi, non può cambiare in alcun senso.

3.- L’immutabilità di Dio è collegata anche alla sua eternità. Se qualcosa cambia, cambia nel tempo, e il cambiamento si realizza in ordine cronologico: ci sono un prima e un dopo. Dev’esserci stato un momento prima del cambiamento e c’è un momento dopo di esso. I cambiamenti si realizzano nel tempo, cosa che non è possibile in Dio, che è eterno ed esiste al di fuori dei limiti temporali.

4.- L’immutabilità di Dio è anche collegata alla sua impassibilità, ma bisogna sapere comprendere questo attributo. Umanamente parlando, l’impassibilità è la capacità che ha qualcuno di impedire che uno stimolo o un’impressione derivante dall’esterno alteri il suo stato d’animo.

Una persona impassibile non si altera o si turba o mostra qualche emozione di fronte a qualcosa che produrrebbe turbamento o susciterebbe qualche emozione. Purtroppo l’impassibilità ha, per un’interpretazione errata, una connotazione negativa, perché viene collegata all’indifferenza o all’insensibilità, o all’apatia, o alla mancanza d’azione.

In Dio l’impassibilità non significa mancanza di azione o disinteresse o cose simili. Il fatto che Dio sia immutabile o impassibile non vuol dire, ad esempio, che sia inerte, inattivo o estatico.

Dio non cambia, è l’essere umano a cambiare. L’essere umano sarà sempre mutevole. Le nostre decisioni, i nostri propositi e le nostre azioni dipendono dalle circostanze, il nostro carattere è debole e le nostre emozioni cambiano costantemente.

Dio è immutabile. Non muta né nei suoi attributi né nei suoi propositi e nelle sue promesse. Ciò vuol dire che non smetterà mai di essere chi è. Se Dio è immutabile sarà sempre lo stesso, e tutti i suoi attributi saranno sempre gli stessi. In relazione all’essere umano, Dio sarà sempre, tra le altre cose, imparziale, giusto e misericordioso.

Se l’uomo rimane nel suo peccato, e peggio ancora in un peccato crescente, Dio applicherà la sua giustizia, ma se l’uomo si converte, cominciando con il pentimento, Egli applicherà la sua misericordia. Non è quindi Dio a cambiare, ma è l’essere umano che cambia nel suo essere e nel suo modo di relazionarsi con Lui.

L’immutabilità di Dio è quindi come un’arma a doppio taglio: come la sua misericordia può suscitare fiducia, la sua giustizia può infondere inquietudine o timore. Perché? Perché se Dio è giusto e ha promesso di esercitare la sua fiducia “castigando” (sapendo intendere il castigo) il malvagio a causa del suo peccato, allora Egli compirà quanto promesso e non ci saranno seconde opportunità il giorno del Giudizio.

Al contrario, se Dio ha promesso di perdonare chiunque riponga la sua fiducia in Lui, con tutto ciò che implica, allora sappiamo che lo farà e che la vita eterna è una certezza.

Se Dio è puro spirito, come ha detto Gesù (cfr. Giovanni 4, 24), perché troviamo testi in cui a Dio vengono attribuiti sentimenti umani, come quando si dice che “il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo” (Genesi 6, 6)?

Come sempre, bisogna intendere il tipo di linguaggio che viene usato per non distorcere ciò che volevano trasmettere gli autori biblici.

Quando la Sacra Scrittura dice che Dio si è pentito e addolorato, non si riferisce al fatto che Dio abbia voluto, ad esempio, annullare la sua creazione per ira o che il suo pentimento sia uguale a quello che sperimenta l’essere umano quando sbaglia o pecca, come se Dio si fosse sbagliato nei suoi propositi.

Dio non è un essere umano che può pentirsi. Quando la Bibbia usa questo linguaggio per parlare di Dio, quello che comunica è che Dio non ama il peccato dell’uomo e non sarà mai d’accordo con il peccato. Considerando questo contesto,si pul capire meglio cosa voglia comunicare un determinato testo biblico.

La Sacra Scrittura attribuisce a Dio alcune emozioni umane, elemento noto come antropopatia, e anche alcune qualità umane usando un linguaggio antropomorfo.

La Bibbia ci presenta Dio con elementi che ci sono familiari, utilizzando un linguaggio molto umano per comprendere, tra le nostre limitazioni umane, chi è Dio, non tanto per descrivere letteralmente come Egli sia nella sua natura divina.

Tutto quello che possiamo dire di Dio è un mero tentativo di avvicinarci alla Sua realtà, che ci trascende e che non riusciremo mai a cogliere con la nostra intelligenza, perché il nostro linguaggo e i nostri schemi mentali sono limitati.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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