Pedofilia, anziani, etica. Gli allarmi lanciati da una autorevole fondazione che si occupa di robotica
La marcia dei “sex robot” è già cominciata ed entro pochi anni potrebbe diventare un’invasione, ma il mondo non è preparato ad affrontarla. E’ questo l’allarme lanciato dalla Foundation for Responsible Robotics (Frr), una fondazione internazionale che analizza i problemi etici e morali legati alla presenza sempre più diffusa di macchine intelligenti tra gli esseri umani (La Repubblica, 5 luglio).
Almeno quattro aziende producono già dei robot (tra cui Android Love Doll, Sex Bot, True Companion), in tutto simili a uomini e donne, anatomia sessuale inclusa e pelle in silicone.
DA 5 MILA DOLLARI
Alcune di queste società stanno al momento valutando l’introduzione di modelli capaci di parlare e di muoversi, e un’eventuale adozione di massa dei nuovi prodotti potrebbe forse portare all’abbattimento di costi che al momento vanno dai 5.000 ai 15.000 dollari per esemplare (punto-informatico.it, 5 giugno).
VANTAGGI E SVANTAGGI
Questa nuova rivoluzione tecnologica potrà portare sia vantaggi che svataggi, afferma un rapporto della fondazione pubblicato dal Daily Telegraph di Londra (5 luglio).
Nello studio dal nome (più che) autoesplicativo “Il nostro futuro sessuale con i robot“, il professore di intelligenza artificiale e robotica alla Sheffield University Noel Sharkey e colleghi provano ad affrontare argomenti che al momento sono considerati a dir poco scabrosi.
SCOPI POSITIVI
La previsione della Foundation for Responsible Robotics è che nel giro di un decennio questi strumenti di piacere meccanico non saranno più considerati una forma di feticismo sessuale ma verranno accettati su larga scala. Con questi possibili scopi:
1) offrendo compagnia e terapia sessuale a persone anziane, sole e disabili; 2) consentendo a una coppia separata geograficamente di continuare ad avere rapporti sessuali con l’aiuto di un robot che replichi a distanza le prestazioni dell’uno e dell’altro. 3) sarebbe perfino possibile, affermano alcuni scienziati, far parlare il robot con la voce dell’uno o dell’altro partner per rendere l’esperienza più verosimile; 4) un sex robot potrebbe funzionare anche da prostituta nelle case d’appuntamento; 5) agire da aiuto fondamentale per la riabilitazione sessuale di vittime di abusi o traumi; 6) agire da terapia per chi è affetto da pulsioni socialmente inaccettabili come fantasie di violenza sessuale su adulti e bambini.
https://www.youtube.com/watch?v=4t9NMozl9B8
MALATI DI ALZHEIMER
Ma i limiti di queste macchine artificiali sono molteplici. Secondo Sharkey, sul fronte anziani, «se una persona soffre di Alzheimer, potrebbe non essere in grado di distinguere fra un robot e un essere umano. Come società abbiamo bisogno di valutare questioni di questo genere, considerando la possibilità di regolamentare un settore nuovo e in rapido sviluppo».
SCOLARETTE E PEDOFILI
Alcune compagnie del settore stanno creando robot sessuali con una personalità “timida” o “riluttante”, in modo che coloro che li acquistano possano pensare di costringere i robot a fare sesso. “Roxxxy Gold”, nome di una “sex robot” fabbricata dalla TrueCompanion, può essere trasformata nel personaggio di “Frigid Farah“.
E l’azienda giapponese Trottla ha iniziato a produrre bambole-robot a grandezza naturale in uniforme da scolarette rivolgendosi specificatamente a un pubblico di pedofili. Lo stesso fondatore della Trottla, Shin Tagaki, ha confessato di essere un pedofilo, dichiarando però di non avere mai abusato di ragazzine perché usa al loro posto delle bambole robot.
“NON E’ UN ANTIDOTO”
Qualche esperto ritiene che un sistema simile servirebbe a prevenire stupri ed abusi di donne o minori, ma il rapporto della Frr ammonisce che al contrario potrebbe aumentare la pedofilia e le violenze sessuali.
«Affrontare la pedofilia con i robot del sesso è un’idea dubbia e rivoltante», commenta il professor Patrick Lin, docente di etica robotica al California Polytechnic. «Proviamo a immaginare cosa succederebbe se il razzismo venisse affrontato permettendo a bianchi di maltrattare, discriminare o picchiare un robot nero. Funzionerebbe come antidoto al razzismo? Probabilmente no».
RISCHI ETICI
«I robot del sesso sono un interessante caso di studio se si vuole affrontare una delle questioni principali della robotica – sottolinea la dottoressa Aimee van Wynsberghe, docente di etica e tecnologia all’Università di Delft e condirettrice della FRR – Che genere di conseguenze ha sul fruitore umano l’interazione con questi compagni robotici? Questa idea di perdita di abilità morali significherà che non vorremmo più interagire con gli umani perché è più facile parlare o ricevere gratificazione sessuale da un robot?» (www.tpi.it, 5 luglio).
RELAZIONI PERSONALI SEMPRE PIU’ STRANE
Una risposta a questi dubbi etici già c’è stata con il caso della ragazza francese, Lilly, di “sposare” (le virgolette sono d’obbligo) il robot che lei stessa si è costruita e a cui ha attribuito il nome di InMoovator. E’ una forma di asessualità? «Non siamo medici e non ci azzardiamo a dire nulla, ma che qualche cosa di storto nella costruzione delle nostre personalità e delle nostre relazioni sia sempre più manifesto sembra quasi una banalità ormai» (Aleteia, 13 aprile 2017).
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