Dopo il “no” dei medici inglesi arriva quello del ministro degli Esteri. Un ultimo filo di speranza resta nelle parole del premier MayLa storia di Charlie Gard ci insegna ancora una volta che oltre al danno esiste anche la beffa. Perché è spuntato l’ennesimo ostacolo per spianare la strada ad un trasferimento del piccolo dall’Inghilterra.
Motivi legali impediscono, infatti, lo spostamento del piccolo Charlie dal Great Ormond Street Hospital di Londra al Bambino Gesù di Roma, che aveva ventilato l’ipotesi di accoglierlo. «L’ospedale ci ha detto che, per motivi legali, non può trasferire il bambino da noi. Questa è un’ulteriore nota triste», ha detto Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (L’Huffington Post, 4 luglio).
IL “NIET” DEL MINISTRO
Dopo il blocco al trasferimento dato dai medici inglesi, a chiudere definitivamente la questione è il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson che, in una telefonata con l’omologo italiano Angelino Alfano, si è detto «grato per la proposta dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, ma ragioni legali non consentono lo spostamento del piccolo» (La Repubblica, 5 luglio).
Leggi anche:
Papa Francesco: rispettate il desiderio dei genitori di Charlie di accompagnarlo fino alla fine
Un ultimo filo di speranza si è accesa durante il Question time alla Camera dei Comuni. Rispondendo a una domanda sul caso di Charlie, il premier Theresa May si è detta «fiduciosa» che il Great Ormond Street Hospital «abbia considerato e continuerà a considerare tutte le offerte o le nuove informazioni che sono state avanzate, in considerazione del benessere di un bambino disperatamente malato».
LA MEDIAZIONE DEL VATICANO
Intanto il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin ha detto che la Santa Sede farà il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo Charlie al Bambino Gesù: «Superare questi problemi? Se possiamo farlo lo faremo», ha detto il cardinale (La Repubblica, 4 luglio).
“VICINI NELLA PREGHIERA”
«Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso il Bambino Gesù, per il tempo che gli resterà da vivere», aveva detto Enoc. «Difendere la vita umana – aveva aggiunto – soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo. Le parole del Santo Padre, riferite al piccolo Charlie, ben riassumono la mission dell’ospedale Bambino Gesù».
Leggi anche:
Il caso di Charlie: le due domande da chiarire
In queste ore sono continuati i contatti fra la direzione dell’ospedale romano e le autorità inglesi, cosi’ come con la famiglia del bambino. «La Farnesina – ha precisato il presidente dell’ospedale pediatrico – ha ottenuto la stessa risposta che l’Ospedale di Londra ha dato a noi. Loro non possono trasportare il bambino a meno che non applichiamo il protocollo indicato dalla Suprema Corte, che prevede di non praticare nessuna cura al bambino e di staccare la spina. E’ ovvio che abbiamo risposto di no».
“UNA DECISIONE INCOMPRENSIBILE”
«Non comprendo quali siano le motivazioni legali addotte dal Great Ormond Street Hospital di Londra per non trasportare il piccolo Charlie in Italia presso il Bambin Gesù». Lo dichiara in una nota Alberto Gambino, giurista, ordinario di diritto privato all’Università Europea di Roma e presidente di Scienza & Vita. «Agli atti processuali, infatti – prosegue il giurista – il 21° statement della decisione dell’High Court of Justice statuisce espressamente che ‘Transporting Charlie to the Usa would be problematic, but possible».
«Ciò indica inequivocabilmente – aggiunge Gambino – che come è tecnicamente possibile il trasferimento di Charlie negli Usa, così lo può essere anche in Italia nella struttura ospedaliera Bambino Gesù».
Leggi anche:
Card. Sgreccia: i 10 punti critici sul caso del piccolo Charlie Gard