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Elisa Mele: lascio il calcio per “essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri”

Elisa Mele
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Silvia Lucchetti - Aleteia Italia - pubblicato il 04/07/17
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La giovane campionessa del Brescia abbandona la carriera calcistica per dedicarsi al prossimo. Ad Agosto partirà per il MozambicoCara Elisa,
sono andata a sbirciare sul tuo profilo facebook, dopo aver letto alcuni articoli che parlavano di te, della tua scelta di lasciare il calcio per “essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri… voglio essere chi mi dice il cuore” (Bresciacalciofemminile.it) come scrivi nella lettera indirizzata alla tua squadra e a tutto il Brescia calcio femminile.

Sei stata con loro per undici stagioni, ottenendo risultati grandiosi, costruendo una carriera talentuosa, costellata di successi. Giovanissima campionessa d’Italia con il Brescia nella stagione 2015-2016 e convocata in Nazionale azzurra del ct Antonio Cabrini.

Tra le tante foto belle che ho visto scorrendo la tua gallery, le immagini delle partite di calcio, quelle con le amiche, alcuni scatti luminosi e pieni di allegria durante il pellegrinaggio a Santiago de Compostela, la foto in bianco e nero con la tua nipotina, mi ha colpito soprattutto una in particolare, del 2016: lo sfondo è un cielo azzurro pieno e in basso a destra irrompe nello spazio ceruleo il tuo braccio con la mano che indica in alto. Al polso porti un rosario con la croce che svolazza. E il tuo commento dice:

Anche quando non voglio, c’è sempre un motivo.
Mi fido e lo seguo, con fede lo vivo! <3

Che bellezza, Elisa!
Una doppia “f” preziosa: fiducia e fede. Ti auguro di custodirle sempre nel tuo cuore, anche quando sembrerà tutto come un campo infinito di calcio, da correre avanti e indietro, senza riuscire a segnare. Ma tu Elisa sei una sportiva, tosta, temprata alla fatica! Certo, questo non ti renderà immune ai momenti di sconforto e stanchezza ma ricorda che abbiamo il Coach migliore, che tifa spudoratamente per noi e che si commuove delle nostre fatiche ed è pronto a risollevarci ad ogni caduta.



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La stessa fiducia che hai espresso nella foto con il rosario si avverte nelle parole che hai scritto per salutare la tua squadra, in cui racconti con fierezza i tuoi inizi nel 2002 nell’oratorio di Santa Maria della Vittoria di cui ti dici “particolarmente orgogliosa”.

E poi parli del Brescia che più che una squadra è stata una famiglia per te, dove sei cresciuta, hai pianto, sorriso, gioito, combattuto “ma tutto sempre con entusiasmo e soprattutto con tanta umiltà”. Poi dedichi alcune parole alla tua scelta di lasciare il calcio:

«Poi, però, capita che i tanti progetti che avevi in testa iniziano ad essere sormontati da qualcosa di diverso. Si potrebbe dire “la vita prende il sopravvento” ma preferisco utilizzare altri termini. Più che questo preferisco dire che ad un tratto si prende in mano la vita, ci si guarda allo specchio e ci si dice: “Che cosa voglio fare, o meglio, chi voglio essere?” e la mia sempre sicura risposta “voglio fare ed essere una calciatrice” ha iniziato a lasciare il posto a “voglio essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri…voglio essere chi mi dice il cuore”. Si sa, al cuor non si comanda e quando un cuore inizia a suggerirti ed invitarti a qualcosa di bello allora si è pronti anche a fare ‘pazzie’. Sono consapevole di avere lasciato tanto, ma allo stesso tempo sono convinta che tanto troverò».

“Chi voglio essere?” Ti sei domandata, interrogandoti sul significato della tua vita, domandandoti quale fosse la tua vocazione, la strada maestra da seguire. (Quella del Maestro!)

E poi la lettera prosegue dimostrando maturità e soprattutto la lucidità necessaria per sapere che in ogni circostanza dell’esistenza dire sì a qualcosa significa contrapporre un no a qualcos’altro e che quando si pensa di dare in realtà si sta ricevendo il centuplo:

«Fare delle scelte comporta sempre dire no a qualcosa e sì ad altro… e io sono felice di aver fatto questa scelta nonostante tutte le paure e i mille dubbi che la accompagnano. Mi è costato tanto dire no al calcio, ci ho pensato e ripensato, ma sento che quello che intraprenderò è quello che voglio davvero fare. Ad agosto partirò un mese per il Mozambico, in Africa, e andrò in missione con altri ragazzi miei coetanei. Sarei egoista e poco credibile anche con me stessa a dire che partirò solo per aiutare e per fare del bene perché, sono convita, che prima di tutto andrò per essere aiutata e per ricevere tanto bene. Donando si riceve e sono sicura che riceverò tantissimo (…)».



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Quindi ad agosto festeggerai i tuoi 21 anni in Mozambico, cara Elisa, e poi a settembre intraprenderai un percorso di studi. Quante novità! Quanto slancio!

Umbria Domani racconta che la tua scelta di lasciare lo sport è maturata ad Assisi, in preghiera sulla tomba di San Francesco. Tra le tue foto c’è un selfie che ti ritrae col sole in faccia, al collo un tau di legno, un grande sorriso e alle spalle la Basilica. Accanto c’è scritto:

Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire
Assisi! <3

Allora noi chiediamo per te, giovane donna coraggiosa, l’intercessione del Poverello di Assisi, affinché il Signore illumini il tuo cammino e ti doni sempre il Suo Spirito.

Nel 2000 San Giovanni Paolo II pronunciò queste parole ai ragazzi riuniti a Tor Vergata per la XV Giornata mondiale della gioventù, io le dedico a te, Elisa, al tuo desiderio di fare della tua vita qualcosa di grande!

«In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».



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