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Il Salmo 1 è più di un salmo; è una poesia che evoca immagini potentissime

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Anna O'Neil - pubblicato il 15/06/17
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Il verso “sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua” dice, sulla vita spirituale, molto più di quanto ci rendiamo conto

Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,

non indugia nella via dei peccatori

e non siede in compagnia degli stolti;

ma si compiace della legge del Signore,

la sua legge medita giorno e notte.

 

Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,

che darà frutto a suo tempo

e le sue foglie non cadranno mai;

riusciranno tutte le sue opere.

 

Non così, non così gli empi:

ma come pula che il vento disperde;

perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,

né i peccatori nell’assemblea dei giusti.

 

Il Signore veglia sul cammino dei giusti,

ma la via degli empi andrà in rovina.

Di solito, quando leggo i salmi, cerco conforto. Oppure una lezione, o un esempio di come pregare. E va benissimo così, ma i salmi sono anche poesia. Il che significa che le immagini evocate dal salmo possono mostrare una nuova dimensione della verità, che il salmista – e lo Spirito Santo – hanno voluto trasmettere.

Il primo verso ci mostra cosa non fare: non dobbiamo seguire il consiglio degli empi, né sederci in compagnia degli stolti. Ma le cose sono ben più profonde. Il salmista avrebbe potuto benissimo metterla in senso positivo, dicendo: “Seguite il consiglio dei santi e sedetevi in compagnia dei giusti”.

Ma così facendo sottolinea la sostanziale differenza tra i giusti e gli empi. Nella prima strofa ha usato verbi di spazio. Quando si riferisce agli empi, usa un linguaggio di prossimità: parla di seguire, indugiare e sedersi con i peccatori. Ma il giusto non è soltanto l’opposto dell’empio. Non si limita a frequentare persone buone. È radicalmente diverso.

Il giusto, invece di limitarsi a stare accanto a ciò che è buono, se ne nutre. La legge del Signore non è semplicemente davanti ai suoi occhi, ma riempie la sua mente; scorre nelle sue vene. Un albero piantato lungo un fiume ha costantemente accesso all’acqua di cui ha bisogno, e la attira a sé.

Vi siete mai chiesti come faccia un albero enorme a prendere l’acqua dalle sue radici per mandarla, attraverso il suo massiccio tronco, fino ad ogni singola foglia? Grazie alle cellule xilematiche dell’organismo, che agiscono come una cannuccia. Sono spugnose, quindi assorbono l’acqua; e, per osmosi, la pompano, cellula dopo cellula, verso ogni foglia. Quando l’acqua evapora dalle foglie, l’albero assorbe dal suolo altra acqua per sostituire quella evaporata. È come una cannuccia: l’albero beve acqua, letteralmente.

Ma sai qual è la parte migliore? Le cellule xylematiche sono morte. Devono esserlo. Se non fossero morte, non avrebbero lo spazio interno né la consistenza per far assorbire acqua dalla pianta.

Qui, il salmista ci dà l’immagine di un albero robusto e vivente: porterà frutto e le sue foglie non cadranno mai. Ma ha vita soltanto grazie a queste cellule morte. Migliaia di anni dopo, quando Cristo venne da noi come uomo, dice: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. (Giovanni 12:24)



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L’empio non è in grado di assorbire il male in se stesso. Il male non è l’opposto del bene: ne è solo l’assenza. Stare con gli empi, dunque, ci fa del male; ma il male non potrà mai diventare parte del nostro essere. La bontà, però, viene pompata nelle nostre vene, a condizione che – come l’albero e come il chicco di grano – sappiamo morire a noi stessi, per fare spazio all’unica fonte di vita che possa portarci a dare frutto.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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